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Posizione di garanzia: chi risponde per la sicurezza

La Corte di Cassazione interviene su un tragico caso di omicidio colposo plurimo, causato dal crollo di una strada provinciale durante un’alluvione. La sentenza analizza la posizione di garanzia del funzionario provinciale e del responsabile tecnico della ditta appaltatrice della manutenzione stradale. Mentre conferma la responsabilità del funzionario per non aver assicurato un’efficace chiusura della strada, annulla con rinvio l’assoluzione del tecnico, sottolineando che chi crea una situazione di pericolo con una segnaletica inadeguata ha il dovere di attivarsi per impedire l’evento, anche sollecitando l’intervento della forza pubblica.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Posizione di garanzia: la Cassazione e la sicurezza stradale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di posizione di garanzia e responsabilità per omicidio colposo in contesti di emergenza. Il caso, scaturito da un tragico evento alluvionale che ha causato la morte di tre persone a seguito del crollo di una strada, delinea nettamente i doveri del funzionario pubblico e della ditta appaltatrice incaricata della manutenzione stradale.

I Fatti del Processo

La notte del 12 novembre 2012, a causa di piogge di eccezionale intensità, un tratto di strada provinciale in prossimità di un ponte crollò. Un’automobile con a bordo tre dipendenti di una società, di ritorno da un convegno sulla sicurezza sul lavoro, precipitò nelle acque del fiume sottostante, causando la morte per annegamento di tutti gli occupanti.

Le indagini portarono a processo due figure chiave: il responsabile del servizio viabilità della Provincia e il referente tecnico di zona della società incaricata del pronto intervento e della manutenzione stradale. Al primo fu contestato di non aver vigilato sull’effettiva chiusura della strada, da lui stesso ordinata, e di non aver richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine per presidiare l’area. Al secondo, di aver apposto una segnaletica (una singola transenna su una corsia) palesemente inidonea a impedire il transito, creando così una situazione di grave pericolo.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado condannò entrambi gli imputati, riconoscendo per entrambi una posizione di garanzia che imponeva loro di agire per prevenire l’evento. La Corte d’Appello, tuttavia, riformò parzialmente la sentenza: confermò la condanna del funzionario provinciale ma assolse il tecnico della ditta appaltatrice. Secondo i giudici d’appello, da quest’ultimo non era “esigibile” una condotta diversa, poiché non aveva le competenze per valutare il rischio di crollo né l’autorità per richiedere l’intervento diretto delle Forze dell’Ordine. Le sue reiterate comunicazioni al funzionario provinciale circa la criticità della situazione furono ritenute sufficienti ad assolverlo dai suoi obblighi.

Contro questa decisione hanno proposto ricorso per cassazione le parti civili, il funzionario provinciale e la Procura.

La Posizione di Garanzia e le Responsabilità

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nella corretta interpretazione della posizione di garanzia. La Corte ha chiarito che tale obbligo non deriva solo da una qualifica formale, ma anche da un’assunzione di fatto della gestione di un rischio. In questo caso, entrambi i soggetti avevano obblighi specifici.

La Responsabilità del Funzionario Provinciale

La Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso del funzionario, confermando la sua responsabilità. In qualità di titolare del potere di chiudere la strada e responsabile della viabilità, il suo dovere non si esauriva nel dare l’ordine di transennamento. Di fronte alle notizie che il blocco era inefficace e che i veicoli continuavano a transitare, egli aveva l’obbligo di attivare ogni strumento a sua disposizione per rendere effettiva la chiusura, compresa la richiesta esplicita di presidio alle Forze dell’Ordine presenti nella sala operativa dell’emergenza. L’omissione di questa richiesta è stata considerata una violazione determinante della sua posizione di garanzia.

La Responsabilità del Tecnico Appaltatore

La Corte ha invece accolto il ricorso delle parti civili, annullando l’assoluzione del tecnico e rinviando il caso al giudice civile. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di ritenere la sua condotta non esigibile. La Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: chi, attraverso una condotta attiva (in questo caso, l’apposizione di una segnaletica inadeguata e pericolosa), crea o contribuisce a una fonte di pericolo, assume su di sé l’obbligo di neutralizzarla. Il tecnico, pur non avendo l’autorità per comandare le forze di polizia, aveva il dovere “sollecitatorio” di richiederne l’intervento, essendo l’unico modo per rimediare alla situazione di pericolo da lui stesso concretamente realizzata. Non è sufficiente informare il proprio superiore; è necessario attivarsi direttamente per impedire che il rischio si traduca in un evento dannoso.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha sottolineato che la Corte d’Appello ha errato nel separare nettamente le due posizioni, trascurando la loro interazione all’interno dell’organizzazione della Protezione Civile. La responsabilità del tecnico non derivava dalla mancata previsione del crollo, ma dalla consapevolezza dell’inadeguatezza della segnaletica apprestata. L’aver dato inizio a una condotta pericolosa (il transennamento parziale) determina l’ambito dei poteri impeditivi esigibili, che includono il dovere di sollecitare l’intervento di terzi qualificati (le Forze dell’Ordine) quando non si dispone di altri mezzi per impedire l’evento. La Corte ha quindi ritenuto illogica e contraddittoria la motivazione della sentenza d’appello, che aveva assolto il tecnico basandosi su una nozione errata di inesigibilità e una valutazione incompleta della sua posizione di garanzia.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la posizione di garanzia comporta doveri concreti e non meramente formali. Chiunque, per ruolo o per condotta, si trovi a gestire un rischio per la sicurezza pubblica, ha l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie e adeguate per neutralizzarlo. L’appaltatore non è un mero esecutore di ordini, ma un soggetto attivo che, se con la sua opera crea un pericolo, è tenuto a fare tutto ciò che è in suo potere per impedire l’evento lesivo, compreso il dovere di sollecitare l’intervento delle autorità competenti. Una lezione fondamentale sulla concatenazione delle responsabilità nella protezione della vita umana.

Chi detiene una posizione di garanzia per la sicurezza di una strada provinciale?
La posizione di garanzia è condivisa: spetta sia all’ente proprietario della strada (in questo caso la Provincia, tramite il suo funzionario della viabilità), che ha l’obbligo primario di vigilanza, sia alla società appaltatrice incaricata della manutenzione, tramite il suo responsabile tecnico che assume concretamente la gestione del rischio sul campo.

L’aver eseguito un ordine in modo inadeguato crea una posizione di garanzia?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, chiunque pone in essere una condotta attiva che crea una situazione di pericolo (come installare una segnaletica insufficiente che non impedisce il transito) assume su di sé l’obbligo giuridico di impedire che quel pericolo causi un danno. Questa è una fonte autonoma della posizione di garanzia.

È sufficiente per l’appaltatore avvisare l’ente committente del pericolo per essere esente da responsabilità?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che, di fronte a un pericolo concreto e immediato, il garante (in questo caso il tecnico dell’impresa) ha un dovere sollecitatorio, ovvero l’obbligo di attivarsi per richiedere l’intervento di chi ha i poteri per impedire l’evento, come le Forze dell’Ordine. La semplice comunicazione al superiore gerarchico o al committente non esaurisce i suoi doveri impeditivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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