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Porto di oggetti atti ad offendere: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto di oggetti atti ad offendere, ovvero un coltello multiuso e un cacciavite. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di ricorso e sulla tardività della giustificazione per il possesso degli oggetti, presentata solo dalla difesa e non nell’immediatezza dei fatti. La condanna a sei mesi di arresto e mille euro di multa è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di oggetti atti ad offendere: quando la giustificazione tardiva non basta

Il porto di oggetti atti ad offendere è un reato che solleva spesso dubbi interpretativi, specialmente riguardo alla validità della giustificazione fornita. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali sulla necessità di una giustificazione immediata e sulla specificità dei motivi di ricorso, dichiarando inammissibile l’impugnazione di un condannato. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere come la giustizia valuta non solo i fatti, ma anche le modalità e i tempi delle argomentazioni difensive.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 4 della legge n. 110 del 1975. L’imputato era stato trovato in possesso, fuori dalla sua abitazione, di un coltello multiuso con un’impugnatura di 8,50 cm e un cacciavite di 17,6 cm. La legge punisce chiunque porti con sé, senza un giustificato motivo, oggetti che possono essere usati per offendere. La pena inflitta era stata di sei mesi di arresto e mille euro di multa.

I Motivi del Ricorso e la Difesa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello:
1. Mancanza di motivazione: Secondo il ricorrente, la sentenza era nulla perché non aveva adeguatamente spiegato le ragioni della condanna, violando norme procedurali, costituzionali e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: La difesa contestava il diniego delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo che il giudice d’appello non avesse valutato correttamente la posizione dell’imputato.

Porto di oggetti atti ad offendere: le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti chiave.
In primo luogo, riguardo alla mancanza di motivazione, i giudici hanno osservato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza attaccare specificamente la ratio decidendi (la ragione fondamentale) della Corte territoriale. La Cassazione ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse fornito una motivazione logica ed esauriente. In particolare, era stato evidenziato un punto cruciale: la giustificazione sulla destinazione e l’uso degli oggetti non era stata fornita dall’imputato al momento del controllo, ma era emersa solo successivamente, per bocca del difensore. Questa giustificazione tardiva e mediata è stata ritenuta inefficace.
In secondo luogo, il motivo relativo alle attenuanti generiche è stato giudicato generico e non consentito in sede di legittimità. La Corte d’appello aveva già ritenuto inammissibile tale motivo, e il ricorso in Cassazione non aveva contestato in modo specifico le ragioni di tale decisione.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce due principi fondamentali. Primo: chi viene trovato in possesso di oggetti atti ad offendere deve fornire un giustificato motivo nell’immediatezza dei fatti. Una spiegazione fornita a posteriori, specialmente se solo tramite il legale, perde gran parte della sua credibilità e forza probatoria. Secondo: un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Deve invece contenere una critica specifica e puntuale al ragionamento giuridico della sentenza impugnata. In assenza di questi elementi, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano generici, riproponevano doglianze già respinte in appello e non contestavano specificamente il ragionamento giuridico della Corte territoriale.

Quale importanza ha il momento in cui viene fornita la giustificazione per il porto di oggetti?
È di fondamentale importanza. La Corte ha sottolineato che la giustificazione per il possesso di oggetti atti ad offendere deve essere fornita dall’interessato nell’immediatezza del controllo. Una spiegazione prospettata solo in un secondo momento dalla difesa tecnica è considerata inefficace.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle Ammende, poiché si ritiene che il ricorso sia stato proposto con profili di colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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