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Porto di oggetti atti ad offendere: la Cassazione chiarisce

Un individuo è stato condannato per il porto di oggetti atti ad offendere, specificamente un martelletto frangivetro. La Corte di Cassazione ha annullato la misura di sicurezza applicata, ritenendola illegittima per questo tipo di reato. Ha inoltre disposto un nuovo giudizio per valutare correttamente la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), specificando i criteri per accertare l’abitualità della condotta.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Oggetti Atti ad Offendere: Chiarimenti dalla Cassazione sul Martelletto Frangivetro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7864 del 2024, è intervenuta su un caso di porto di oggetti atti ad offendere, offrendo importanti chiarimenti sulla qualificazione di strumenti di uso comune come un martelletto frangivetro, e sui limiti applicativi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e delle misure di sicurezza. Questa pronuncia rappresenta un punto di riferimento per comprendere la corretta interpretazione della normativa e i doveri di motivazione del giudice.

Il caso in esame: dal martelletto frangivetro al ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo trovato in possesso di un martelletto frangivetro nei pressi di una stazione ferroviaria. Il Giudice per l’udienza preliminare (GUP) lo riteneva responsabile del reato di porto di oggetti atti ad offendere (art. 4, L. 110/1975), pur riconoscendo l’ipotesi lieve. La condanna consisteva in una pena pecuniaria, ma veniva anche applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per un anno, giudicando l’imputato socialmente pericoloso.

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui le principali erano:
1. La non corretta qualificazione del martelletto come strumento intrinsecamente atto a offendere.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), negata sulla base di un generico riferimento ai precedenti penali.
3. L’illegittimità dell’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata.

La qualificazione del martelletto e il porto di oggetti atti ad offendere

La Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, confermando che il martelletto frangivetro rientra a pieno titolo tra gli “strumenti da punta […] atti ad offendere” menzionati dalla legge. La Corte ha ribadito che per questa categoria di oggetti, detti “nominati”, la legge sanziona il semplice porto in luogo pubblico senza un giustificato motivo. Non è necessario dimostrare un pericolo concreto o un’intenzione offensiva. La natura stessa dell’oggetto, dotato di una punta metallica e facilmente maneggiabile, lo rende idoneo a ferire, e ciò è sufficiente a integrare l’elemento materiale del reato in assenza di una valida ragione per portarlo con sé.

L’abitualità del comportamento e l’art. 131-bis c.p.

Sul secondo punto, la Corte ha invece accolto il ricorso. Il GUP aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto) sostenendo che il comportamento dell’imputato fosse “non abituale” a causa dei suoi precedenti penali. La Cassazione ha censurato questa motivazione come insufficiente. Per escludere la tenuità del fatto a causa dell’abitualità, la legge richiede che l’autore abbia commesso “più reati della stessa indole”. Il giudice, pertanto, non può limitarsi a un generico richiamo ai precedenti, ma deve compiere un accertamento specifico, verificando se i reati passati siano della medesima natura di quello attuale. Questa omissione ha reso la motivazione del GUP illegittima, portando all’annullamento della sentenza sul punto con rinvio.

L’illegittimità della misura di sicurezza per reati pecuniari

Anche il motivo relativo alla misura di sicurezza è stato giudicato fondato. La Cassazione ha chiarito che, sebbene la libertà vigilata possa in alcuni casi essere applicata per le contravvenzioni, ciò è possibile solo quando si tratta di reati puniti con pena detentiva. Nel caso di specie, all’imputato era stata riconosciuta l’ipotesi lieve del reato (art. 4, comma 3), che è sanzionata con la sola pena pecuniaria dell’ammenda. Di conseguenza, mancava il presupposto di legge per l’applicazione di qualsiasi misura di sicurezza personale detentiva. La Corte ha quindi annullato senza rinvio la parte della sentenza che disponeva la libertà vigilata, eliminandola.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali. Da un lato, la necessità di una rigorosa applicazione della legge sostanziale, che richiede un’analisi specifica e non generica dei presupposti normativi, come nel caso della valutazione dell'”abitualità” ai fini dell’art. 131-bis c.p. Un semplice elenco di precedenti non basta; serve una valutazione qualitativa della loro natura. Dall’altro lato, la Corte ha riaffermato il principio di legalità nell’applicazione delle sanzioni, specificando che le misure di sicurezza, incidendo sulla libertà personale, possono essere disposte solo nei casi e con le modalità espressamente previste dalla legge. In questo caso, la legge non prevede la libertà vigilata per reati puniti con la sola pena pecuniaria.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

In conclusione, la sentenza annulla la misura di sicurezza della libertà vigilata perché illegittimamente applicata. Inoltre, impone al giudice del rinvio di procedere a una nuova e più approfondita valutazione sulla possibile applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, esaminando nel dettaglio la natura dei precedenti penali dell’imputato. Qualora il nuovo giudice escludesse nuovamente l’art. 131-bis e confermasse la condanna, dovrà anche ricalcolare la pena applicando la corretta riduzione della metà per il rito abbreviato, trattandosi di una contravvenzione. Questa decisione sottolinea l’importanza di una motivazione analitica e puntuale da parte dei giudici di merito, specialmente quando si tratta di istituti che possono portare all’esclusione della punibilità o all’applicazione di misure restrittive della libertà personale.

Un martelletto frangivetro è considerato un oggetto atto ad offendere?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che un martelletto frangivetro rientra tra gli “strumenti da punta o taglio atti ad offendere” secondo l’art. 4 della legge n. 110/1975. Il suo porto fuori dall’abitazione senza un giustificato motivo costituisce reato.

Come si valuta l’abitualità del comportamento per escludere la “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.)?
Per considerare un comportamento abituale e quindi escludere la non punibilità, il giudice non può limitarsi a citare genericamente la presenza di precedenti penali. Deve verificare specificamente se l’imputato ha commesso più reati “della stessa indole”, operando un accertamento mirato sulla natura dei precedenti reati rispetto a quello per cui si procede.

È possibile applicare la misura di sicurezza della libertà vigilata per una contravvenzione punita con la sola pena dell’ammenda?
No. La sentenza chiarisce che la misura di sicurezza della libertà vigilata non può essere applicata se la condanna riguarda un reato per cui è prevista la sola pena pecuniaria (come l’ammenda), come nel caso dell’ipotesi lieve del porto di oggetti atti ad offendere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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