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Porto di oggetti atti ad offendere: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto di oggetti atti ad offendere. La condanna a una multa di 1.400 euro per aver portato un coltello da cucina di 11,5 cm è confermata, poiché il ricorso mirava a un riesame dei fatti e la condotta non è stata ritenuta di particolare tenuità.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Oggetti Atti ad Offendere: Inammissibile il Ricorso in Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di porto di oggetti atti ad offendere, confermando la condanna inflitta a un individuo e dichiarando inammissibile il suo ricorso. La decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità e chiarisce i criteri per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un Coltello da Cucina e la Condanna

Il caso ha origine da un accertamento effettuato dal Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Roma il 10 settembre 2020. Durante il controllo, un uomo veniva trovato in possesso di un coltello da cucina con una lama seghettata lunga 11,5 centimetri.

Per questo fatto, il Tribunale di Roma, a seguito di un giudizio abbreviato, lo condannava il 16 settembre 2024 alla pena di 1.400,00 euro di ammenda. La condanna si basava sulla violazione dell’articolo 4, comma 2, della legge n. 110 del 1975, che punisce chiunque porti fuori dalla propria abitazione un’arma o un oggetto atto a offendere senza un giustificato motivo.

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, articolando le sue difese in quattro doglianze e chiedendo un riesame nel merito della vicenda.

La Decisione della Cassazione sul Porto di Oggetti Atti ad Offendere

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non riesaminare i fatti già vagliati dal giudice del merito.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la valutazione del Tribunale di Roma fosse stata condotta nel pieno rispetto delle regole della logica e in conformità con le risultanze processuali. Le verifiche investigative eseguite nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri erano state considerate univocamente sfavorevoli all’imputato.

L’Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto

Un punto centrale del ricorso riguardava la richiesta di applicare l’articolo 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per la particolare tenuità del fatto. La difesa sosteneva che il reato commesso fosse di minima entità.

La Cassazione ha respinto questa tesi. Ha evidenziato che l’imputato aveva già beneficiato delle circostanze attenuanti generiche nel giudizio di merito. Tuttavia, il ‘disvalore’ complessivo della condotta illecita non era tale da consentire un’ulteriore mitigazione della pena, né tantomeno da integrare i presupposti della particolare tenuità dell’offesa. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, sottolineando che la gravità intrinseca del porto ingiustificato di un oggetto come un coltello da 11,5 cm impediva di considerare il fatto come particolarmente tenue.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su due pilastri. Il primo è di natura processuale: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato, volto a ottenere una nuova valutazione delle prove. I motivi del ricorso erano generici e miravano a una riconsiderazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Il secondo pilastro è di natura sostanziale. La Corte ha ritenuto che il porto di un coltello di quelle dimensioni integri una condotta di per sé pericolosa e illecita, il cui disvalore non può essere sminuito al punto da renderla non punibile ai sensi dell’art. 131-bis c.p. La decisione si allinea all’orientamento costante della giurisprudenza, che interpreta in modo restrittivo i presupposti per l’applicazione di tale causa di non punibilità in materia di armi e oggetti atti ad offendere.

Conclusioni: Limiti al Ricorso e Conferma della Condanna

In conclusione, l’ordinanza riafferma la linea rigorosa della Cassazione sul reato di porto di oggetti atti ad offendere. La decisione ha delle implicazioni pratiche significative: chi viene trovato in possesso di un coltello senza un valido motivo non può sperare facilmente nell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, viene confermato che, in conseguenza della declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è tenuto non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei necessari requisiti di legge.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché chiedeva un riesame dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione. Il suo ruolo è quello di giudicare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di rivalutare il merito della vicenda.

Portare un coltello da cucina è sempre reato?
Sì, portare un coltello da cucina con una lama di 11,5 cm fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo costituisce il reato di porto di oggetti atti ad offendere, come confermato da questa ordinanza e previsto dalla legge n. 110/1975.

Perché non è stata applicata la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
La Corte ha ritenuto che la gravità della condotta (il ‘disvalore della condotta illecita’) non fosse così minima da giustificare l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. Anche se l’imputato aveva già ottenuto le attenuanti generiche, il reato commesso non è stato considerato di particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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