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Porto di oggetti atti ad offendere: Cassazione

Un individuo, condannato in primo grado per il porto di oggetti atti ad offendere, specificamente un tubo di ferro, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non è possibile richiedere una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità. La condanna è stata confermata, così come la decisione di non applicare l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, data la natura dello strumento e il contesto del suo possesso.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Oggetti Atti ad Offendere: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini del proprio giudizio, chiarendo le ragioni per cui un ricorso basato su una riconsiderazione dei fatti viene dichiarato inammissibile. Il caso analizzato riguarda la condanna per il porto di oggetti atti ad offendere, un reato che spesso genera dubbi interpretativi su cosa costituisca uno strumento ‘utilizzabile per l’offesa’.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una sentenza del Tribunale di Pavia, che aveva dichiarato un individuo colpevole della contravvenzione prevista dall’art. 4 della legge n. 110/1975. L’imputato era stato sorpreso a portare fuori dalla propria abitazione, senza un valido motivo, un tubo di ferro. Il giudice di primo grado, pur concedendo le attenuanti generiche, lo aveva condannato al pagamento di un’ammenda di mille euro, ritenendo l’oggetto uno strumento atto all’offesa.

I Motivi del Ricorso e il Porto di Oggetti Atti ad Offendere

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando due principali vizi della sentenza impugnata:

1. Manifesta illogicità della motivazione: la difesa sosteneva che il Tribunale avesse errato nel considerare provata la sussistenza del reato.
2. Erronea applicazione della legge: si contestava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte di rivedere la valutazione compiuta dal giudice di merito sia sulla qualificazione dell’oggetto sia sulla gravità complessiva della condotta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle argomentazioni difensive, ma si concentra sulla loro natura, evidenziando un punto fondamentale del processo penale: i limiti del giudizio di legittimità.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure sollevate dal ricorrente non erano ammissibili. Esse, infatti, non denunciavano un vizio di legge o un’illogicità manifesta e macroscopica della motivazione, ma si risolvevano in una richiesta di ‘rivalutazione fattuale’. Il ricorrente, in pratica, chiedeva alla Cassazione di riesaminare la ricostruzione storica e oggettiva dei fatti, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito).

La sentenza del Tribunale, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione coerente e logica per giungere alla condanna. Aveva correttamente identificato il tubo di ferro come uno strumento atto all’offesa portato senza giustificazione, basando la sua conclusione su un percorso argomentativo privo di contraddizioni.

Anche riguardo alla mancata applicazione della ‘tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.), la Corte ha ritenuto la decisione del Tribunale adeguatamente motivata. I giudici di merito avevano giudicato l’istituto ‘impraticabile’ tenendo conto delle caratteristiche specifiche dello strumento e del contesto in cui era stato trovato, oltre all’assenza di una qualsiasi ‘rivisitazione critica’ dei fatti da parte dell’imputato.

Le conclusioni

La decisione della Suprema Corte è un importante monito sulle corrette modalità di impugnazione. Un ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. L’obiettivo del ricorso deve essere quello di evidenziare errori di diritto o vizi logici gravi ed evidenti nella sentenza, non di proporre una lettura alternativa delle prove.

Quando un ricorso si limita a contestare la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito, senza individuare un vizio procedurale o normativo, è destinato all’inammissibilità. La conseguenza, come in questo caso, è la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Quando il porto di un oggetto comune come un tubo di ferro diventa reato?
Secondo la decisione, diventa reato quando viene portato fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo, in quanto viene qualificato come uno strumento utilizzabile per l’offesa alla persona, rientrando nella fattispecie del porto di oggetti atti ad offendere.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate non riguardavano errori di diritto o vizi logici della sentenza, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e della ricostruzione della vicenda, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

È sempre possibile ottenere l’esclusione della punibilità per ‘tenuità del fatto’ in questi casi?
No, non è sempre possibile. La sentenza ha confermato che il giudice può negare l’applicazione di tale istituto (art. 131-bis c.p.) valutando le specifiche circostanze, come le caratteristiche dello strumento portato con sé e il contesto della detenzione, che possono indicare una gravità non trascurabile del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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