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Porto di coltello: quando è reato per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due soggetti condannati per il porto di coltello. È stato ribadito che il ‘giustificato motivo’ deve essere dichiarato immediatamente alle forze dell’ordine al momento del controllo. Inoltre, la Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa delle circostanze oggettivamente rischiose del porto (in un centro urbano e in un esercizio pubblico) e dell’abitualità della condotta di uno degli imputati.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Coltello: La Cassazione e il “Giustificato Motivo”

Il tema del porto di coltello è spesso oggetto di dibattito e incertezza. Quando è lecito e quando si commette reato? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 11640/2024) fornisce chiarimenti cruciali, ribadendo due principi fondamentali: la necessità di un ‘giustificato motivo’ immediato e i limiti all’applicazione della non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’.

I Fatti del Caso: Il Controllo di Polizia

Due persone venivano condannate per il reato di porto in luogo pubblico di due coltelli, entrambi con una lama di 6 cm. Durante un controllo di polizia, i due soggetti non erano stati in grado di fornire alcuna ragione valida e immediata che giustificasse il possesso di tali strumenti. Contro la sentenza di condanna, proponevano ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: l’errata valutazione del reato e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul porto di coltello

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la decisione del tribunale di merito. Le motivazioni offerte dai giudici sono dense di spunti interpretativi e pratici, consolidando un orientamento giurisprudenziale molto rigoroso.

Il “Giustificato Motivo” deve essere Immediato

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda la nozione di “giustificato motivo” prevista dall’art. 4 della legge n. 110/1975. I giudici hanno richiamato un principio consolidato: la giustificazione rilevante non è quella che l’imputato o il suo difensore elaborano a posteriori, durante il processo. Al contrario, il giustificato motivo deve essere espresso immediatamente al momento del controllo da parte delle forze dell’ordine.

Questa immediatezza è funzionale a una verifica tempestiva da parte degli agenti verbalizzanti. La ragione addotta deve essere legata all’attualità e alla concretezza della situazione. Qualsiasi spiegazione tardiva viene considerata irrilevante ai fini della configurabilità del reato. Nel caso di specie, gli imputati avevano omesso di fornire qualsiasi spiegazione al momento del controllo, rendendo così la loro condotta penalmente rilevante.

L’Esclusione della “Particolare Tenuità del Fatto”

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla richiesta di applicare l’art. 131-bis del codice penale, che esclude la punibilità per fatti di particolare tenuità. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto le argomentazioni della difesa, distinguendo le posizioni dei due ricorrenti.

Per uno di essi, la Corte ha sottolineato come le modalità oggettivamente rischiose della condotta impedissero il riconoscimento del beneficio. Il porto del coltello era avvenuto nel centro abitato di una cittadina e all’interno di un pubblico esercizio, circostanze che, secondo i giudici, aumentano la pericolosità della condotta e la rendono non meritevole della causa di non punibilità.

Per il secondo ricorrente, invece, è stato rilevato un connotato di abitualità, che è una delle cause ostative esplicite previste dalla norma. La legge, infatti, impedisce di applicare la non punibilità per particolare tenuità a chi ha commesso reati della stessa indole.

La Corte ha concluso che il giudice di merito aveva correttamente motivato la sua decisione, effettuando una valutazione completa di tutti i parametri previsti dall’art. 133 del codice penale (modalità della condotta, grado di colpevolezza, entità del danno o del pericolo).

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

L’ordinanza in esame consolida due importanti insegnamenti. In primo luogo, chiunque porti con sé un coltello, anche di piccole dimensioni, deve essere in grado di fornire una ragione plausibile, concreta e immediata in caso di controllo. Spiegazioni fornite in un secondo momento non avranno alcun valore. In secondo luogo, la possibilità di beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto non è automatica, ma dipende da una valutazione complessiva della condotta, che include il contesto (luogo e tempo) e la personalità del soggetto. Il porto di coltello in contesti urbani o affollati viene considerato di per sé una condotta rischiosa, che difficilmente potrà essere classificata come di ‘particolare tenuità’.

La giustificazione per il porto di coltello può essere fornita in un secondo momento, ad esempio durante il processo?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il ‘giustificato motivo’ rilevante è solo quello espresso immediatamente agli agenti verbalizzanti al momento del controllo, in quanto deve essere attuale e suscettibile di verifica immediata.

Perché la Corte ha negato l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
La Corte l’ha negata per due ragioni distinte: per un imputato, a causa delle modalità oggettivamente rischiose della condotta (il porto avveniva in un centro abitato e all’interno di un pubblico esercizio); per l’altro, a causa del suo connotato di ‘abitualità’ nel commettere reati, che è una causa ostativa specifica prevista dall’art. 131-bis c.p.

Quali criteri usa il giudice per valutare se un reato è di ‘particolare tenuità’?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, utilizzando come parametri i criteri previsti dall’art. 133 del codice penale, quali le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo creato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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