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Porto di coltello: quando è reato? Cassazione spiega

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto di coltello. L’arma era in un’auto non di sua proprietà, ma di cui aveva le chiavi. Decisiva la disponibilità del veicolo e la mancata giustificazione del possesso, rendendo irrilevante la sua posizione esatta nell’abitacolo. La Corte ha escluso la lieve entità del fatto per l’offensività dell’arma (lama da 20 cm).

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Coltello: Disponibilità dell’Arma e Responsabilità Penale Secondo la Cassazione

Il tema del porto di coltello e, più in generale, del porto abusivo di armi, è spesso oggetto di dibattito e di pronunce giurisprudenziali che ne definiscono i contorni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sulla responsabilità penale che sorge anche quando l’arma non è in possesso diretto della persona, ma si trova in un luogo di cui ha la disponibilità, come un’automobile. Analizziamo la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110/1975, per aver portato con sé un coltello da cucina con una lama di 20 centimetri. La particolarità del caso risiedeva nelle circostanze del ritrovamento: l’arma si trovava all’interno di un’autovettura che non era di proprietà dell’imputato, bensì del fratello. L’imputato, al momento del controllo, si trovava nelle vicinanze del veicolo ma non a bordo, pur detenendone le chiavi.

I Motivi del Ricorso e il porto di coltello

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la condanna fosse ingiusta per assenza di prove. L’imputato non era a bordo dell’auto, il veicolo non era suo e non era stato accertato il punto esatto in cui si trovasse il coltello. Di conseguenza, egli avrebbe potuto legittimamente ignorarne la presenza.
2. Errata qualificazione del fatto: Si contestava il mancato riconoscimento dell’ipotesi di “lieve entità”. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano negato questa attenuante basandosi unicamente sui precedenti penali dell’imputato, senza considerare la natura dell’arma, un semplice coltello da cucina con punta arrotondata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità, confermando di fatto la condanna.

L’Irrilevanza della Posizione dell’Arma

I giudici hanno smontato il primo motivo di ricorso, affermando che l’esatta ubicazione del coltello all’interno del veicolo era irrilevante. L’elemento cruciale, secondo la Corte, era che l’imputato avesse la sicura disponibilità del veicolo, dimostrata dal possesso delle chiavi. Inoltre, un dato determinante è stato il suo comportamento: di fronte alle domande degli agenti, l’uomo non ha mai asserito né manifestato di ignorare la presenza dell’arma, né ha fornito alcuna giustificazione per il suo possesso.

L’Esclusione della “Lieve Entità”

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che la decisione di non qualificare il fatto come di lieve entità non dipendeva solo dai precedenti penali, ma era fondata principalmente su altri fattori. In particolare, è stata considerata l'”intrinseca potenzialità offensiva del coltello”, data la sua lama lunga ben 20 cm, nonché il contesto generale e le presumibili finalità del porto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare i fatti e le prove (attività riservata ai giudici di primo e secondo grado), ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la motivazione della Corte d’appello è stata giudicata logica e non contraddittoria.
La decisione sottolinea che la responsabilità per il porto abusivo di un’arma non richiede necessariamente un contatto fisico e diretto con l’oggetto. È sufficiente avere la “disponibilità” del luogo in cui l’arma è custodita. Avere le chiavi di un’auto equivale ad avere il controllo e l’accesso al suo contenuto. La mancata giustificazione o la mancata dichiarazione di ignoranza di fronte alle forze dell’ordine diventa, in tale contesto, un elemento che rafforza la tesi accusatoria. Per quanto riguarda la lieve entità, la Corte insegna che la valutazione non può limitarsi alla natura dell’oggetto, ma deve estendersi alla sua effettiva capacità di offendere e al contesto in cui avviene il porto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, chi ha la disponibilità di un luogo (come un’automobile) è potenzialmente responsabile di ciò che vi è contenuto, specialmente se si tratta di armi o oggetti atti ad offendere. La proprietà formale del bene passa in secondo piano rispetto al controllo di fatto. In secondo luogo, la valutazione della gravità del reato di porto d’armi non si basa solo sulla classificazione dell’oggetto (es. “coltello da cucina”), ma sulla sua concreta offensività, sulle sue dimensioni e sul contesto generale, elementi che il giudice deve attentamente ponderare.

Posso essere condannato per porto di coltello se l’arma si trova in un’auto non di mia proprietà?
Sì. Secondo la Corte, se si ha la disponibilità del veicolo (ad esempio, detenendone le chiavi), si può essere ritenuti responsabili, a meno che non si dimostri di ignorarne la presenza. La proprietà del veicolo non è l’unico fattore determinante.

Perché il porto di un coltello da cucina è stato considerato un reato non di ‘lieve entità’?
La Corte ha escluso la lieve entità non solo per i precedenti penali dell’imputato, ma principalmente per l’intrinseca potenzialità offensiva dell’arma (una lama lunga 20 cm), per il contesto e le finalità presumibili del porto. La natura dell’oggetto non è l’unico criterio.

È rilevante sapere dove si trovava esattamente il coltello all’interno dell’auto?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto irrilevante l’esatta ubicazione del coltello. Poiché l’imputato aveva la disponibilità del veicolo e non ha mai dichiarato di non sapere della presenza dell’arma quando interrogato, la sua responsabilità sussiste indipendentemente dal punto esatto in cui si trovava.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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