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Porto di coltello: quando è reato? Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20276/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un giovane condannato per il porto di coltello. La Corte ha ribadito che il possesso di un’arma da taglio è giustificato solo da una necessità attuale e concreta, escludendo che la condizione di marginalità sociale possa costituire una valida scusante. La condanna a tre mesi di arresto e 500 euro di ammenda è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Coltello: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Il porto di coltello senza un giustificato motivo è un reato. Questo principio, consolidato nel nostro ordinamento, è stato recentemente ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 20276 del 2024. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un giovane, confermando la sua condanna e chiarendo che circostanze personali, come la marginalità sociale, non possono giustificare una condotta potenzialmente pericolosa per la collettività.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un controllo di polizia avvenuto a Milano. Un giovane uomo veniva trovato in possesso di un coltello in acciaio lungo 15 centimetri, con lama affilata ma priva di punta. A seguito del sequestro, l’uomo veniva processato e condannato sia in primo grado che in appello alla pena di tre mesi di arresto e 500,00 euro di ammenda per la violazione dell’art. 4 della legge 18 aprile 1975, n. 110, che disciplina il controllo delle armi.

Il Ricorso alla Suprema Corte

Contro la decisione della Corte d’Appello di Milano, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione. La linea difensiva si basava su una presunta carenza motivazionale della sentenza impugnata e, di fatto, chiedeva un riesame del merito della vicenda. Inoltre, si tentava di giustificare il possesso del coltello facendo leva sulla condizione di marginalità sociale del soggetto, suggerendo che tale stato potesse in qualche modo legittimare il porto dell’oggetto.

Le Motivazioni della Cassazione sul Porto di Coltello

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato come il ricorso non presentasse vizi di legittimità, ma si limitasse a chiedere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Il punto centrale della motivazione riguarda la questione del “giustificato motivo”. La Corte ha richiamato un principio di diritto consolidato (Cass. n. 4696/1999), secondo cui il porto di uno strumento da punta o da taglio atto a offendere è legittimo solo se la circostanza giustificatrice ha carattere di attualità rispetto al momento dell’accertamento. In altre parole, deve esistere una ragione concreta, immediata e verificabile per cui una persona ha con sé un coltello in un luogo pubblico. Una generica condizione di difficoltà o marginalità sociale non rientra in questa categoria e non può, quindi, costituire una scusante.

Gli Ermellini hanno evidenziato come le prove raccolte, in particolare il sequestro del coltello durante il controllo, fossero univocamente orientate a dimostrare la colpevolezza dell’imputato, e come la Corte d’Appello avesse correttamente e logicamente valutato tutti gli elementi a disposizione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, la condanna dell’imputato diventa definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di rigetto di un ricorso.

Questa decisione rafforza un messaggio chiaro: la legge sul porto di coltello e di altri oggetti atti a offendere è molto restrittiva. Salvo specifiche e dimostrabili esigenze (ad esempio, per motivi professionali durante l’orario di lavoro), portare con sé un coltello in un luogo pubblico è una condotta illecita e penalmente sanzionata. Le condizioni personali o sociali del soggetto non sono considerate, di per sé, una giustificazione valida.

Quando è giustificato il porto di un coltello?
Secondo la Corte di Cassazione, il porto di uno strumento da taglio è giustificato soltanto se la circostanza che lo legittima è attuale e concreta al momento del controllo. Ad esempio, un cuoco che si reca al lavoro con i suoi strumenti.

La condizione di marginalità sociale può essere una scusa per portare un coltello?
No. La sentenza chiarisce che la condizione di marginalità sociale non costituisce una giustificazione valida per il porto di un coltello o di un altro oggetto atto a offendere.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza validi motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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