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Porto di coltello: appello inammissibile e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il porto di coltello illegale. L’imputato lamentava la mancata applicazione della pena minima, ma i giudici hanno rilevato che la sanzione era già stata fissata al minimo edittale, rendendo impossibile un’ulteriore riduzione e il ricorso manifestamente infondato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di coltello: quando il ricorso in Cassazione è manifestamente infondato

Il porto di coltello al di fuori della propria abitazione, senza un valido motivo, costituisce reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di un ricorso presentato con motivi palesemente infondati, come la richiesta di una riduzione di pena quando questa è già stata fissata al minimo previsto dalla legge. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne i principi e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo. Un uomo era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 4 della Legge n. 110/75 per aver portato con sé, fuori dalla propria abitazione e senza un giustificato motivo, un coltello pieghevole con manico rosso e lama in acciaio. La lunghezza totale era di 12,5 cm, di cui 5 cm di lama.

Per questo fatto, commesso a Palermo nell’aprile del 2021, l’imputato era stato condannato a una pena di sei mesi di arresto e 1.000,00 euro di ammenda.

Il Ricorso per Cassazione

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la lamentela per la mancata determinazione della pena nella misura del minimo edittale. In sostanza, il ricorrente sosteneva che i giudici di merito non avessero applicato la sanzione più bassa possibile consentita dalla legge per quel reato.

Le Motivazioni della Cassazione sul Porto di Coltello

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato manifestamente infondato, e quindi inammissibile. Il ragionamento dei giudici supremi è lineare e ineccepibile. Essi hanno rilevato che la pena inflitta dai giudici di primo e secondo grado era già stata fissata esattamente nella misura del minimo edittale.

Di conseguenza, la richiesta di una sua ulteriore riduzione era logicamente e giuridicamente impossibile. Non si può ridurre una pena che si trova già al suo livello più basso. La doglianza del ricorrente era, pertanto, priva di qualsiasi fondamento, rendendo il ricorso del tutto futile e non meritevole di un esame nel merito.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

L’esito del giudizio è stato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due importanti conseguenze per il ricorrente. In primo luogo, la condanna impugnata diventa definitiva. In secondo luogo, scatta una sanzione accessoria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.

Il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. I giudici hanno specificato che questa ulteriore condanna pecuniaria è dovuta all’assenza di elementi che potessero escludere una colpa da parte del ricorrente nel presentare un’impugnazione così palesemente priva di fondamento. La decisione sottolinea un principio importante: gli strumenti di impugnazione non devono essere utilizzati in modo pretestuoso, pena l’imposizione di sanzioni economiche.

È legale portare un coltello pieghevole fuori casa?
No, portare fuori dalla propria abitazione un coltello, anche se pieghevole, senza un ‘giustificato motivo’ è un reato punito dall’articolo 4 della Legge 110/1975.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione si basa su un motivo palesemente infondato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna definitiva e obbliga il ricorrente a pagare non solo le spese del processo, ma anche una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito in questo caso per 3.000 euro.

È possibile chiedere una riduzione della pena se questa è già al minimo previsto dalla legge?
No, non è possibile. Se la pena è già stata fissata dal giudice nella misura minima consentita dalla norma (il ‘minimo edittale’), non può essere ulteriormente ridotta. Un ricorso basato su questa richiesta è destinato a essere dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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