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Porto di coltelli: la Cassazione e la responsabilità

Una donna è stata condannata per il porto di coltelli trovati, uno nella sua borsetta e uno nel vano portaoggetti del furgone che guidava. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, stabilendo che la responsabilità non dipende dalla proprietà del veicolo, ma dalla visibilità e immediata disponibilità degli oggetti. La presenza di due armi e di un precedente penale ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto di Coltelli: La Disponibilità dell’Arma Rende Responsabili

Il porto di coltelli o di altri oggetti atti a offendere è una questione delicata, spesso al centro di dibattiti giurisprudenziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12195/2024) ha chiarito un punto fondamentale: la responsabilità penale non è legata alla proprietà del veicolo in cui l’oggetto viene trovato, ma alla sua immediata disponibilità da parte del conducente. Analizziamo il caso di una donna condannata per aver trasportato due coltelli in un furgone non suo.

I Fatti del Caso

Durante un controllo, le forze dell’ordine hanno perquisito un furgone guidato da una donna. All’interno del veicolo, sono stati rinvenuti due coltelli: uno si trovava nella borsetta della conducente, l’altro nel vano portaoggetti del cruscotto. La donna è stata accusata e successivamente condannata in primo grado dal Tribunale al pagamento di duemila euro di ammenda per il reato di porto di oggetti atti ad offendere senza giustificato motivo.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali:
1. Il furgone era di proprietà del convivente, quindi il coltello nel portaoggetti non poteva esserle attribuito.
2. La condotta, al massimo limitata al solo coltello in borsa, avrebbe dovuto essere considerata di ‘particolare tenuità’ e quindi non punibile ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
3. Era stata ingiustamente negata la sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Cassazione sul porto di coltelli

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato in ogni suo punto. I giudici hanno confermato la piena responsabilità della donna per il porto di coltelli, respingendo la tesi difensiva secondo cui la proprietà del veicolo escludesse la sua colpevolezza.

La Corte ha stabilito che il criterio determinante non è la proprietà, ma la concreta e immediata disponibilità dell’oggetto. Poiché anche il coltello nel vano portaoggetti era ‘ben visibile e nella immediata disponibilità’ della conducente, la sua condotta integrava pienamente il reato contestato per entrambi gli oggetti.

Le Motivazioni della Corte

Le argomentazioni della Cassazione sono state chiare e logicamente coerenti, affrontando ogni punto sollevato dalla difesa.

Attribuzione della Condotta: La Corte ha sottolineato che la valutazione del giudice di primo grado non era affatto illogica. La visibilità e la facile accessibilità del secondo coltello erano elementi di fatto sufficienti per attribuire alla donna la consapevolezza e la volontà di portarlo con sé. La Cassazione non può riesaminare nel merito tali accertamenti, ma solo verificare la logicità della motivazione, che in questo caso è stata ritenuta pienamente valida.

Diniego della Particolare Tenuità del Fatto: I giudici hanno spiegato che la condotta riguardava il porto di entrambi gli strumenti. Questa duplicità, unita alla presenza di un precedente penale specifico, è stata considerata ostativa al riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La minima offensività, richiesta dall’art. 131-bis c.p., non poteva sussistere di fronte a una pluralità di oggetti atti a offendere e a un profilo di pericolosità sociale già emerso in passato.

Rigetto della Sospensione Condizionale: Infine, la decisione di non concedere la sospensione condizionale della pena è stata ritenuta corretta e non sindacabile, in quanto ancorata al dato oggettivo della ‘ricaduta nel reato’. La presenza di un precedente penale è un elemento che il giudice può legittimamente valutare per negare questo beneficio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce alcuni principi fondamentali con importanti implicazioni pratiche:

1. Responsabilità del Conducente: Chi guida un veicolo ha un dovere di controllo su ciò che si trova al suo interno. La presenza di oggetti illegali, se in una posizione visibile e accessibile, può comportare una responsabilità penale diretta, a prescindere da chi sia l’intestatario del mezzo.
2. Pluralità di Armi: Il numero di oggetti atti ad offendere è un fattore rilevante per valutare la gravità del fatto e può precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità.
3. Peso dei Precedenti: Un passato criminale, specialmente per reati della stessa indole, incide pesantemente sulle decisioni dei giudici, potendo determinare sia il diniego di benefici come la sospensione della pena, sia una valutazione di maggiore gravità del reato commesso.

Se guido un veicolo non mio e al suo interno viene trovato un coltello, posso essere ritenuto responsabile?
Sì. Secondo la sentenza, la responsabilità del reato di porto di oggetti atti ad offendere non dipende dalla proprietà del veicolo, ma dalla immediata disponibilità dell’oggetto. Se il coltello è visibile e facilmente accessibile dal conducente, la condotta può essere a lui attribuita.

Perché alla conducente non è stata riconosciuta la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità è stata negata principalmente per due ragioni: la presenza di due coltelli (uno in borsetta e uno nel portaoggetti) e l’esistenza di un precedente specifico a carico della donna. La duplicità degli strumenti di offesa è stata considerata un fattore che esclude la minima offensività della condotta.

Il fatto di avere un precedente penale ha influito sulla decisione?
Sì, in modo significativo. Il precedente specifico è stato uno dei motivi per cui è stata negata la ‘particolare tenuità del fatto’. Inoltre, la ‘ricaduta nel reato’ è stata la base oggettiva su cui i giudici hanno fondato il diniego della sospensione condizionale della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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