Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9199 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7   Num. 9199  Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 20/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato in MAROCCO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 22/10/2024 della Corte d’appello di Torino
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con la sentenza indicata in epigrafe, la Corte di appello di Torino ha confermato la sentenza del Tribunale della medesima città del 11/04/2023, nella parte in cui aveva dichiarato NOME COGNOME colpevole della contravvenzione di cui all’art. 4 legge 18 aprile 1975, n. 110, per aver portato fuori dalla propria abitazione, senza giustificato motivo, un coltellino rudimentale lo ha invece assolto dal reato di cui all’art. 337 cod. pen., per l’effetto rideterminando la inflitta all’imputato nella misura di mesi due e giorni quindici di arresto ed euro quattrocent ammenda.
 Ricorre per cassazione NOME COGNOME, per il tramite del difensore AVV_NOTAIO, denunciando vizi ex art. 606, comma 1, lett. b) ed e) cod. proc. pen., per inosservanza o erronea applicazione della legge penale, nonché mancanza, contraddittorietà e illogicità della motivazione, quanto alla mancata configurabilità dell’ipotesi di lieve entità.
Il ricorso è inammissibile, in quanto fondato su censure non consentite, invocandosi, invero, una rivalutazione inerente a elementi fattuali, precipuamente incentrati sull ricostruzione storica e oggettiva della vicenda. La Corte territoriale – per quanto di interesse questa sede – ha rilevato trattarsi del porto ingiustificato di un coltello, riconducibile al preve giungendo a tale conclusione in forza di argomentazioni dotate di ferrea coerenza logica, oltre che prive di qualsivoglia profilo di contraddittorietà. Il percorso argomentativo seguito dai Giud di merito, in conclusione, appare del tutto privo di qualsiasi forma di incoerenza, anche con riferimento al trattamento sanzionatorio.
A fronte di tali argomentazioni, scevre da vizi logici e giuridici, non vi è chi non r come i rilievi difensivi siano finalizzati unicamente a provocare una non consentita riconsiderazione di elementi fattuali, lamentando asseriti vizi della motivazione, in realtà n emergenti dalla lettura della avversata decisione.
 Alla luce delle considerazioni che precedono, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e – non ricorrendo ipotesi di esonero – al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, 20 febbraio 2025.