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Porto d’armi ingiustificato: Cassazione e prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto d’armi ingiustificato di un coltello a serramanico. La Corte ha chiarito che il reato non era prescritto, applicando le specifiche norme sulla sospensione dei termini valide per i reati commessi fino al 31 dicembre 2019. Inoltre, ha ribadito che la rivalutazione dei fatti non è ammissibile in sede di legittimità quando la motivazione della sentenza d’appello è logica e coerente.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto d’armi ingiustificato: la Cassazione chiarisce la prescrizione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sul reato di porto d’armi ingiustificato e sulle complesse regole che governano la prescrizione. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e facendo luce su aspetti procedurali di grande rilevanza pratica. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici supremi.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Termini Imerese, successivamente confermata dalla Corte d’appello di Palermo. L’uomo era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110/1975 per aver portato fuori dalla propria abitazione un coltello a serramanico senza un giustificato motivo. La condanna consisteva in otto mesi di arresto e 1500 euro di ammenda, oltre alla confisca e distruzione dell’arma.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due principali doglianze:

1. Intervenuta prescrizione: Secondo la difesa, il termine massimo per perseguire la contravvenzione contestata era già scaduto.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava che la sentenza della Corte d’appello non avesse adeguatamente motivato la decisione di confermare la condanna.

La Decisione sul calcolo della prescrizione nel porto d’armi ingiustificato

La Corte di Cassazione ha respinto entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Il punto cruciale della decisione riguarda il calcolo della prescrizione.

I giudici hanno spiegato che il reato contravvenzionale in esame ha un termine di prescrizione ordinario di quattro anni, che può estendersi fino a un massimo di cinque. Essendo il fatto avvenuto il 1° dicembre 2019, il termine massimo sarebbe scaduto il 1° dicembre 2024. Tuttavia, la Corte ha richiamato un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019, si applica una specifica disciplina sulla sospensione della prescrizione, introdotta dalla legge n. 103/2017. Questa normativa permette di aggiungere al termine massimo un ulteriore periodo di sospensione che può arrivare fino a un anno e sei mesi. Di conseguenza, il termine finale per la prescrizione si collocava in un’epoca ben successiva alla data della sentenza d’appello (23 settembre 2024), rendendo la relativa eccezione manifestamente infondata.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, come analizzato, l’eccezione di prescrizione è stata rigettata sulla base di un’applicazione rigorosa delle norme sulla sospensione dei termini, che hanno di fatto allungato il tempo a disposizione dello Stato per perseguire il reato.

In secondo luogo, la doglianza relativa al difetto di motivazione è stata giudicata aspecifica e inammissibile. La difesa, secondo la Corte, non ha evidenziato vizi logici o contraddizioni nel ragionamento dei giudici di merito, ma ha tentato di sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti. La Corte ha ricordato che il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito: non può riconsiderare le prove, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione. Nel caso di specie, la Corte d’appello aveva fornito una motivazione coerente e priva di vizi, giudicando non attendibile la versione difensiva dell’imputato, in quanto tardiva e pretestuosa. Il ricorso, pertanto, si traduceva in una richiesta di riesame dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. Da un lato, conferma la complessità del calcolo della prescrizione, specialmente alla luce delle recenti riforme che hanno introdotto specifici periodi di sospensione. È essenziale per gli operatori del diritto tenere conto di queste normative transitorie per determinare correttamente l’estinzione del reato. Dall’altro lato, la decisione rafforza il principio secondo cui il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti. Le censure devono colpire la logicità e la coerenza della motivazione, non mirare a una ricostruzione alternativa della vicenda, che resta di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

Come si calcola la prescrizione per il porto d’armi ingiustificato commesso nel 2019?
Per un reato commesso il 1° dicembre 2019, al termine massimo di prescrizione di cinque anni deve essere aggiunto un ulteriore periodo di sospensione, che può arrivare fino a un anno e sei mesi, in applicazione della legge n. 103/2017. Questo estende notevolmente il tempo entro cui il reato può essere perseguito.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano infondati. L’eccezione di prescrizione è stata respinta a causa dell’applicazione delle norme sulla sospensione, mentre la critica alla motivazione è stata considerata un tentativo non consentito di rivalutare i fatti del processo.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Il suo compito è verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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