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Porto abusivo di coltello: quando è reato?

Un uomo è stato condannato per aver portato fuori casa un coltello con lama di 4 cm. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando che il porto abusivo di coltello costituisce reato indipendentemente dalla dimensione della lama. L’ordinanza ha inoltre stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stata legittimamente esclusa dal giudice di merito in base al contesto specifico dell’azione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto abusivo di coltello: è reato anche con lama corta?

Il tema del porto abusivo di coltello è spesso oggetto di dibattito e incertezze. Molti cittadini credono erroneamente che esistano dimensioni ‘legali’ per la lama di un coltello da poter portare con sé. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, ribadendo un principio fondamentale: portare un coltello fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo è reato, a prescindere dalla sua lunghezza. Analizziamo insieme la decisione per capire le ragioni giuridiche e le implicazioni pratiche.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 4 della legge 110/1975, per aver portato fuori dalla propria abitazione, senza un motivo valido, un coltello con una lama di 4 cm. L’imputato decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e vizi di motivazione. In particolare, sosteneva che il fatto non costituisse reato e che, in ogni caso, avrebbe dovuto essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

La decisione della Corte di Cassazione sul porto abusivo di coltello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno sottolineato che le doglianze dell’imputato miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità, che è limitato al controllo della corretta applicazione della legge. La Corte ha ritenuto la sentenza d’appello coerente e correttamente motivata sia sulla sussistenza del reato sia sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le motivazioni: perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri giuridici chiari e consolidati.

Irrilevanza della lunghezza della lama

Il punto centrale della decisione riguarda l’irrilevanza della lunghezza della lama ai fini della configurabilità del reato. La Corte ha ricordato che, con l’abrogazione dell’art. 80 del regolamento del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.), è venuto meno qualsiasi riferimento a misure minime per le lame. Di conseguenza, qualsiasi strumento da punta o da taglio, come un coltello, portato fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo (ad esempio per motivi di lavoro o per un’attività sportiva) integra il reato di porto abusivo di coltello.

L’esclusione della ‘Particolare Tenuità del Fatto’

Un altro aspetto cruciale è il rigetto della richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. La Corte ha affermato che i giudici di merito avevano correttamente escluso tale causa di non punibilità con una motivazione adeguata e non illogica. La decisione di non applicare il 131-bis era basata sul ‘particolare contesto nel quale l’azione era stata posta in essere’, che ostava al riconoscimento della non punibilità. La Cassazione ha inoltre ribadito il principio secondo cui la motivazione su questo punto può essere anche implicita, purché si possa desumere una valutazione complessiva degli indici di gravità del reato previsti dall’art. 133 del codice penale, come le modalità della condotta e il grado di colpevolezza.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della pronuncia

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale molto chiaro: non esistono ‘coltelli legali’ da portare liberamente con sé per dimensioni. Qualsiasi coltello, anche un piccolo temperino, se portato fuori casa senza una ragione valida e dimostrabile, può portare a una condanna penale. La decisione sottolinea inoltre la discrezionalità del giudice di merito nel valutare la ‘particolare tenuità del fatto’, che non può essere concessa automaticamente solo sulla base della minima offensività dell’oggetto, ma deve tenere conto del contesto generale e della condotta dell’agente. Un monito importante per tutti i cittadini a non sottovalutare le conseguenze legali del porto di oggetti apparentemente innocui.

Portare con sé un coltello con una lama corta è reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che, per il reato di porto abusivo di strumenti da punta o da taglio, la lunghezza della lama è del tutto irrilevante. L’elemento che configura il reato è portare lo strumento fuori dalla propria abitazione senza un giustificato motivo.

Quando si può escludere la causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.)?
La non punibilità può essere esclusa quando il giudice di merito, valutando il contesto complessivo dell’azione, la modalità della condotta e il grado di colpevolezza, ritiene che il fatto non sia occasionale e presenti elementi di gravità. La motivazione può anche essere implicita, purché basata sugli indici di cui all’art. 133 c.p.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non può esaminare il merito del ricorso. Ciò avviene, ad esempio, quando l’impugnazione solleva questioni di fatto (che la Corte non può rivalutare), è manifestamente infondata, o non contesta in modo specifico e pertinente le ragioni della decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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