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Porto abusivo di coltello: essere senzatetto lo giustifica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per porto abusivo di coltello. L’imputato, privo di fissa dimora, sosteneva che la sua condizione giustificasse il possesso dell’oggetto per necessità quotidiane. La Corte ha ribadito che lo stato di senzatetto non costituisce di per sé un valido ‘giustificato motivo’, poiché esistono alternative per depositare tali oggetti. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato, in quanto mera ripetizione di argomenti già respinti nei gradi precedenti.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto Abusivo di Coltello: Essere Senzatetto è un Giustificato Motivo?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato e socialmente rilevante: il porto abusivo di coltello da parte di persone senza fissa dimora. La questione centrale è se lo stato di vulnerabilità e le necessità della vita di strada possano costituire un “giustificato motivo” ai sensi della legge sulle armi. La risposta della Suprema Corte è netta e conferma un orientamento consolidato: essere senzatetto non autorizza, di per sé, a portare con sé oggetti atti a offendere.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo, confermata in appello, per diversi reati, tra cui quello previsto dall’art. 4 della legge n. 110/1975 per aver portato con sé un coltello senza un motivo legittimo. L’imputato, privo di una stabile abitazione, aveva cercato di giustificare il possesso del coltello adducendo generiche “esigenze di vita”, senza però fornire prove concrete di una necessità lavorativa o di altra natura specifica e verificabile. L’oggetto, inoltre, era stato occultato e la sua lama parzialmente coperta da nastro di carta, circostanza che, secondo i giudici di merito, non ne diminuiva la potenziale pericolosità e la facile utilizzabilità.

Il Ricorso in Cassazione e la Tesi Difensiva

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. La difesa ha sostenuto che i giudici non avessero adeguatamente valutato due elementi cruciali: lo stato di persona senza fissa dimora, che imporrebbe di portare con sé i propri effetti personali, e la ridotta pericolosità del coltello, in quanto incartato e incellofanato. Secondo il ricorrente, questi fattori avrebbero dovuto portare a riconoscere la sussistenza di un giustificato motivo o, in subordine, a escludere la sussistenza stessa del reato per l’assenza di un pericolo concreto.

Le Motivazioni della Corte: Nessuna Giustificazione per il Porto Abusivo di Coltello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e generico. Gli Ermellini hanno evidenziato come il ricorrente si sia limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Nel merito, la Corte ha ribadito due principi giuridici fondamentali:

1. Lo Stato di Senzatetto non è un Giustificato Motivo: La condizione di persona priva di fissa dimora non costituisce, da sola, una causa di giustificazione per il porto di oggetti atti a offendere. La giurisprudenza costante, citata nell’ordinanza (Cass. n. 578/2020), afferma che “l’indisponibilità di un’abitazione stabile non può da sola consentire il porto indiscriminato ed ingiustificato di oggetti di tale tipo, potendo il suddetto soggetto far ordinariamente riferimento ad un luogo riservato dove depositarli”. In altre parole, la legge non prevede deroghe basate sulla condizione personale, imponendo a chiunque di trovare soluzioni alternative per la custodia di tali oggetti.

2. Irrilevanza delle Modalità di Confezionamento: La Corte ha considerato irrilevante il fatto che la lama del coltello fosse coperta da un nastro di carta. Tale accorgimento non esclude la pericolosità dell’oggetto, data la sua “facile utilizzabilità per ledere persone”. La valutazione del pericolo non si basa sull’intenzione momentanea del possessore, ma sulla natura intrinseca dell’oggetto e sulla sua idoneità a offendere.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un’interpretazione rigorosa della normativa sul porto abusivo di coltello e di altri oggetti atti a offendere. La decisione sottolinea che il “giustificato motivo” deve essere provato in modo specifico, concreto e immediatamente verificabile al momento del controllo. Non sono ammesse giustificazioni generiche, assertive o basate su condizioni personali, per quanto disagiate. Questa pronuncia serve da monito: la legge non ammette eccezioni basate sullo status personale e richiede a tutti i cittadini di rispettare le norme poste a tutela della sicurezza pubblica, indipendentemente dalle proprie circostanze di vita.

Essere una persona senza fissa dimora giustifica il porto di un coltello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la condizione di persona priva di fissa dimora non costituisce, di per sé, un giustificato motivo per portare un coltello o un altro oggetto atto a offendere. L’individuo è tenuto a trovare un luogo riservato dove depositare tali oggetti.

Come deve essere la giustificazione per portare un oggetto atto a offendere?
La giustificazione deve essere specifica, concreta e immediatamente verificabile dalle forze dell’ordine al momento del controllo. Non sono sufficienti motivazioni generiche, come le ‘esigenze di vita’, se non sono supportate da prove concrete (es. una necessità lavorativa dimostrabile).

Il fatto che un coltello sia incartato o coperto ne esclude la pericolosità ai fini del reato?
No. La Corte ha ritenuto irrilevante che la lama fosse coperta da un nastro di carta. Ciò che conta è la natura dell’oggetto e la sua facile utilizzabilità per offendere, non le modalità temporanee con cui viene conservato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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