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Porto abusivo d’armi: quando un coltello è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per porto abusivo d’armi. L’imputato, senza fissa dimora, era stato trovato in possesso di un coltello a lama fissa e doppio taglio, simile a un pugnale. La Corte ha stabilito che le caratteristiche oggettive dell’oggetto lo qualificano come ‘arma propria’, il cui porto è sempre reato ai sensi dell’art. 699 c.p., indipendentemente da eventuali giustificazioni personali o stati di necessità.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Porto Abusivo d’Armi: Le Caratteristiche del Coltello Determinano il Reato

Il tema del porto abusivo d’armi è da sempre al centro di dibattiti giuridici, specialmente quando l’oggetto in questione è un coltello. Non tutti i coltelli sono uguali davanti alla legge e una recente sentenza della Corte di Cassazione lo ribadisce con chiarezza. La Corte ha esaminato il caso di un uomo condannato per aver portato con sé un coltello con caratteristiche specifiche, stabilendo un principio fondamentale: la natura dell’oggetto prevale su qualsiasi giustificazione personale, inclusa la condizione di senza fissa dimora.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dal controllo di un uomo in una piazza di Bologna. A seguito di una perquisizione personale, le forze dell’ordine rinvengono un coltello. I giudici di primo grado e, successivamente, la Corte d’Appello, condannano l’individuo per il reato di porto abusivo di armi previsto dall’articolo 699 del Codice Penale, infliggendo una pena di 9 mesi di arresto. La difesa dell’imputato presenta ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici avessero errato nel qualificare l’oggetto come ‘arma’. Secondo la tesi difensiva, il coltello era uno strumento di uso necessario per l’imputato, persona senza fissa dimora, e non era destinato all’offesa. Pertanto, il fatto avrebbe dovuto essere inquadrato nella fattispecie meno grave della contravvenzione prevista dalla legge n. 110 del 1975.

La Decisione della Cassazione sul Porto Abusivo d’Armi

La Suprema Corte ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno sottolineato che il punto cruciale non è l’intenzione di chi porta l’oggetto, né la sua condizione personale, ma le caratteristiche oggettive dell’oggetto stesso. Il coltello sequestrato non era un semplice utensile multiuso, ma un’arma a tutti gli effetti.

Le Caratteristiche del Coltello come Arma Propria

La sentenza impugnata aveva già evidenziato in modo inequivocabile le peculiarità del coltello: si trattava di un oggetto a lama fissa, con doppio taglio, sottile e appuntito. Queste caratteristiche, secondo la Corte, lo rendono assimilabile a uno stiletto o a un pugnale. Tali oggetti rientrano nella categoria delle ‘armi proprie’, ovvero strumenti la cui naturale destinazione è l’offesa alla persona. A differenza degli ‘strumenti atti a offendere’ (come cacciaviti o forbici), il cui porto è vietato solo senza un giustificato motivo, il porto di un’arma propria è assolutamente vietato dalla legge, salvo specifiche autorizzazioni.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione ribadendo la netta distinzione tra armi proprie e strumenti atti ad offendere. Il reato di porto abusivo d’armi di cui all’art. 699 c.p. punisce specificamente chi porta con sé un’arma la cui destinazione naturale è l’offesa. Il coltello in possesso dell’imputato, per la sua morfologia (lama fissa, doppio filo, punta acuminata), non poteva essere considerato uno strumento di uso quotidiano o lavorativo. La sua struttura lo rendeva un’arma in senso tecnico-giuridico. Di conseguenza, la sua detenzione al di fuori dell’abitazione integrava pienamente il reato contestato, rendendo irrilevante la giustificazione addotta dall’imputato circa la sua condizione di senzatetto. La riqualificazione del fatto da contravvenzione a delitto operata dai giudici di merito è stata quindi ritenuta corretta.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale in materia di armi: sono le caratteristiche oggettive di un coltello a determinarne la natura legale. Un coltello che, per forma e struttura, è assimilabile a un pugnale o a uno stiletto è sempre considerato un’arma propria. Il suo porto al di fuori delle mura domestiche costituisce il reato di porto abusivo d’armi, e nessuna giustificazione personale, per quanto plausibile, può escludere l’illiceità della condotta. La decisione serve da monito: la legge non ammette eccezioni quando si tratta di oggetti la cui finalità intrinseca è quella di ledere.

Quando un coltello è considerato un’arma propria il cui porto è sempre vietato?
Un coltello è considerato un’arma propria quando le sue caratteristiche oggettive, come la lama fissa, il doppio taglio e la punta acuminata, lo rendono simile a uno stiletto o a un pugnale. La sua destinazione naturale è l’offesa alla persona, e il suo porto fuori dall’abitazione è sempre reato, a prescindere dall’intenzione di chi lo porta.

La condizione di essere senza fissa dimora può giustificare il porto di un coltello considerato arma propria?
No. Secondo la sentenza, la condizione personale, come l’essere senza fissa dimora, non costituisce una giustificazione valida per il porto di un’arma propria. La valutazione si basa esclusivamente sulle caratteristiche oggettive dell’arma e non sulle esigenze del portatore.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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