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Più persone riunite: la Cassazione e la prescrizione

La Corte di Cassazione esamina un caso di porto abusivo d’armi, chiarendo i requisiti dell’aggravante delle ‘più persone riunite’. Con la sentenza n. 47235/2024, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato principale, confermando che per l’aggravante è sufficiente la presenza simultanea di due o più individui sul luogo del reato. Al contempo, ha annullato per prescrizione le condanne per favoreggiamento a carico di due coimputati, applicando l’effetto estensivo dell’impugnazione.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Più Persone Riunite: la Cassazione e la Prescrizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47235 del 2024, torna a pronunciarsi su importanti principi del diritto e della procedura penale. Al centro della decisione vi sono la corretta interpretazione dell’aggravante delle più persone riunite e le dinamiche della prescrizione del reato, con un focus sull’effetto estensivo dell’impugnazione ai coimputati. Questa pronuncia offre chiarimenti fondamentali, distinguendo nettamente l’aggravante in questione dalla generica ipotesi del concorso di persone.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un grave episodio: l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco contro un’autovettura con a bordo tre persone. Le indagini, basate principalmente sulle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, portarono alla condanna di un soggetto per il reato di porto abusivo di pistola, aggravato dall’aver commesso il fatto da più persone riunite. Altri due individui, presenti sull’auto bersagliata dai colpi, vennero invece condannati per favoreggiamento personale, per aver tentato di aiutare gli autori del fatto a eludere le investigazioni.

La Corte d’Appello aveva confermato l’impianto accusatorio, portando i tre imputati a ricorrere per Cassazione. L’imputato principale contestava la sussistenza dell’aggravante e l’intervenuta prescrizione del reato; gli altri due lamentavano vizi procedurali e, a loro volta, l’estinzione del reato di favoreggiamento per decorso del tempo.

L’Aggravante delle “Più Persone Riunite” e la Prescrizione

Il ricorrente principale ha sostenuto che l’azione fosse ascrivibile esclusivamente a lui, chiedendo l’esclusione dell’aggravante. La sua difesa legava a tale esclusione l’eccezione di prescrizione, poiché, senza l’aumento di pena previsto dall’aggravante, il termine massimo sarebbe già spirato.

Per i coimputati condannati per favoreggiamento, la difesa ha evidenziato come il loro reato, caratterizzato da un termine di prescrizione più breve, fosse già estinto al momento della sentenza d’appello, un errore che il giudice di merito non avrebbe rilevato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente le posizioni dei tre ricorrenti, giungendo a conclusioni diverse.

La Posizione dell’Autore del Reato Principale

Il ricorso dell’imputato principale è stato dichiarato inammissibile per più ragioni. In primo luogo, la contestazione sull’aggravante non era stata sollevata nei motivi d’appello, rendendola non deducibile in sede di legittimità. Nel merito, comunque, la Corte ha ribadito un principio consolidato, richiamando anche le Sezioni Unite: l’aggravante delle più persone riunite si differenzia nettamente dal concorso di persone. Per la sua configurabilità, non è necessario un contributo causale di ciascun presente all’azione criminosa, ma è sufficiente la simultanea presenza di almeno due persone sul luogo e al momento del fatto. Tale compresenza, secondo il legislatore, aumenta la pericolosità della condotta e la forza intimidatrice, giustificando un trattamento sanzionatorio più severo. Nel caso di specie, l’azione era stata svolta alla presenza di almeno un’altra persona, integrando così l’aggravante.

Di conseguenza, anche l’eccezione di prescrizione è stata respinta. Calcolando il termine sulla base della pena massima prevista per il reato aggravato, la Corte ha concluso che il reato non si sarebbe estinto prima del 2026.

La Prescrizione per i Coimputati e l’Effetto Estensivo

Diversa è stata la sorte dei ricorsi degli altri due imputati. La Corte ha ritenuto fondata l’eccezione di prescrizione per il reato di favoreggiamento personale. Sulla base dei calcoli corretti, il reato si era estinto nell’agosto del 2021, ben prima della sentenza d’appello impugnata.

La Corte ha quindi annullato senza rinvio la sentenza nei confronti di uno dei coimputati. Per l’altro coimputato, pur essendo i suoi motivi di ricorso ritenuti infondati, ha operato il cosiddetto “effetto estensivo”. Questo principio stabilisce che la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, basata su un motivo non esclusivamente personale sollevato da un altro imputato, si estende anche a chi non ha impugnato o lo ha fatto in modo inammissibile. Pertanto, anche la sua condanna è stata annullata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi giuridici. In primo luogo, definisce con chiarezza i contorni dell’aggravante delle più persone riunite, ancorandola alla semplice compresenza fisica di almeno due soggetti durante la fase esecutiva del reato, a prescindere da un previo accordo o da un ruolo attivo di tutti. In secondo luogo, riafferma la portata dell’effetto estensivo dell’impugnazione in materia di prescrizione, garantendo che una causa di estinzione del reato, oggettivamente verificatasi, possa giovare a tutti i coimputati, nel rispetto del principio del favor rei.

Quando si applica l’aggravante delle “più persone riunite”?
L’aggravante si applica quando vi è la presenza simultanea di almeno due persone sul luogo e al momento della commissione del reato. Non è necessario che tutte le persone partecipino attivamente alla condotta criminosa, essendo sufficiente la loro mera compresenza, che secondo la legge aumenta la gravità del fatto.

Un motivo di ricorso non presentato in appello può essere discusso in Cassazione?
Di regola, no. La Corte di Cassazione ha ribadito che le questioni non prospettate nei motivi di appello non possono essere dedotte per la prima volta in sede di legittimità, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

Cosa succede se un reato si prescrive mentre è in corso il processo?
Se il reato si estingue per prescrizione, il giudice ha l’obbligo di dichiararlo e di annullare l’eventuale sentenza di condanna. Come dimostra il caso in esame, questo principio si applica anche se la prescrizione matura prima della sentenza impugnata e non viene dichiarata dal giudice di merito. L’effetto può estendersi anche ai coimputati che non hanno sollevato validamente la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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