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Piccolo spaccio: non basta il solo peso della droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che chiedeva la riqualificazione di un reato di spaccio in ‘piccolo spaccio’. La Corte ha ribadito che per escludere la lieve entità del fatto non si può guardare solo al dato quantitativo (in questo caso circa 382 grammi di hashish), ma è necessaria una valutazione globale che comprende anche il principio attivo e altre circostanze, confermando un orientamento consolidato contro soglie predefinite.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Piccolo spaccio: la Cassazione ribadisce la necessità di una valutazione globale

Quando la detenzione di sostanze stupefacenti può essere considerata di lieve entità? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 6963/2024, offre un’importante chiarificazione sul tema del piccolo spaccio, sottolineando come il solo dato quantitativo non sia sufficiente per definire la natura del reato. Questo principio, ormai consolidato, impone ai giudici una valutazione complessiva di tutti gli elementi del caso.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Palermo, confermata successivamente dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole di detenzione e trasporto di circa 400 grammi di hashish, con una condanna a due anni di reclusione e 4.000 euro di multa. La difesa, non accettando la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Tesi Difensiva e la richiesta di riconoscimento del Piccolo Spaccio

Il fulcro del ricorso verteva sulla richiesta di riqualificare il reato nella fattispecie attenuata del piccolo spaccio, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.p.r. 309/1990). Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva erroneamente negato tale qualifica basandosi unicamente sul dato ponderale della sostanza, una quantità ritenuta dalla difesa non particolarmente significativa e compatibile con un’attività di spaccio su scala ridotta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomenti già esaminati e logicamente respinti nei precedenti gradi di giudizio. Nel merito, i giudici hanno definito la richiesta ‘manifestamente infondata’ perché in contrasto con la normativa e la giurisprudenza consolidata.

La Corte ha spiegato che i giudici d’appello non si erano limitati a considerare il peso lordo della sostanza (382,13 grammi), ma avevano correttamente valorizzato anche altri elementi, come la percentuale di principio attivo (THC all’8,5%) e la quantità totale di principio attivo puro (34,29 grammi). Questi dati, nel loro insieme, sono stati considerati elementi ‘preclusivi’ al riconoscimento della lieve entità del fatto.

Il punto centrale della decisione è il richiamo al principio della ‘globalità della valutazione’. La legge non fissa delle soglie quantitative predefinite per distinguere lo spaccio ‘comune’ dal piccolo spaccio. Al contrario, impone al giudice di considerare il peso della sostanza unitamente a tutti gli altri ‘indici sintomatici’ che possono rivelare la gravità del fatto, come le modalità dell’azione, i mezzi impiegati e le circostanze complessive. Valorizzare unicamente il peso, come richiesto dalla difesa, sarebbe contrario alla lettera della legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale stabile e rigoroso: la qualificazione di un fatto di spaccio come di ‘lieve entità’ non può dipendere da calcoli puramente matematici o da soglie fisse. La decisione deve scaturire da un’analisi completa e logica di tutte le sfaccettature del caso concreto. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo significa che anche quantitativi non eccezionali di sostanza stupefacente possono essere sufficienti a configurare un reato grave, se il contesto generale non depone a favore di una ridotta offensività della condotta. La valutazione globale resta, quindi, il cardine per una corretta applicazione della normativa in materia di stupefacenti.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’ o ‘piccolo spaccio’?
Non esistono soglie di quantità predefinite. La legge richiede una ‘valutazione globale’ che consideri non solo il peso della sostanza, ma anche il suo principio attivo e tutti gli altri indici sintomatici della lieve entità, come le modalità dell’azione e le circostanze del fatto.

Il solo peso della droga è sufficiente per escludere l’ipotesi del piccolo spaccio?
Sebbene sia un elemento molto importante, non è l’unico. La Corte ha ritenuto che il dato ponderale (382,13 grammi di hashish) e la quantità di principio attivo (34,29 grammi) fossero, in questo specifico caso, elementi sufficienti a escludere la lieve entità, ma sempre all’interno di una valutazione complessiva e non basata su una soglia astratta.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione ripropone le stesse argomentazioni già respinte in Appello?
Se il ricorso è meramente ‘riproduttivo’, cioè si limita a ripetere censure già esaminate e respinte in modo logico e congruo dal giudice precedente, senza sollevare nuove questioni di legittimità, viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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