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Persona palesemente armata: quando scatta l’aggravante?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3174/2024, ha stabilito che l’aggravante di ‘persona palesemente armata’ prevista per il reato di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.) richiede che l’arma sia portata in modo manifesto ed evidente. Nel caso esaminato, un soggetto indossava un coltello in un fodero, ma l’impugnatura era coperta da un giubbotto, rendendo l’arma non chiaramente visibile. La Corte ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, affermando che la mera supposizione o congettura della presenza dell’arma da parte della persona offesa non è sufficiente per configurare tale aggravante. La visibilità deve essere un dato oggettivo e non dipendere dalla percezione soggettiva.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Persona Palesemente Armata: Visibile non è Sinonimo di Intuito

Nel diritto penale, le parole hanno un peso specifico e la loro interpretazione può determinare l’esito di un processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3174/2024) offre un importante chiarimento sull’aggravante della persona palesemente armata, specificando i confini tra un’arma effettivamente visibile e una la cui presenza è solo intuita. Questa decisione sottolinea il principio di legalità e la necessità di un’interpretazione rigorosa delle norme che inaspriscono le pene.

I Fatti: Un Coltello nel Fodero è un’Arma “Palese”?

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Livorno, che non convalidava l’arresto di due individui per il reato di invasione di terreni ed edifici, aggravato ai sensi dell’art. 633, secondo comma, del codice penale. L’aggravante contestata era, appunto, il fatto commesso da una persona palesemente armata.

Uno degli indagati indossava una cintura a cui era attaccato il fodero di un grosso coltello. La forma del fodero lasciava intuire la natura del suo contenuto, ma l’impugnatura dell’arma era completamente coperta da un giubbotto, rendendola di fatto non visibile. Il Tribunale, proprio per questa assenza di chiara visibilità, aveva ritenuto non configurabile l’aggravante.

La Questione Giuridica e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il Pubblico Ministero ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato. Secondo l’accusa, il fatto che la persona offesa avesse percepito l’effetto intimidatorio derivante dalla presenza dell’arma, seppur solo intuita dalla forma del fodero, sarebbe stato sufficiente a integrare la circostanza aggravante. La questione giuridica, quindi, si è concentrata sul significato esatto dell’avverbio “palesemente”: è sufficiente che l’arma sia in qualche modo percepibile o deve essere oggettivamente e chiaramente visibile?

Le Motivazioni della Cassazione: L’Importanza dell’Avverbio “Palesemente”

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo una lezione di rigore interpretativo. I giudici hanno sottolineato che il legislatore, utilizzando l’avverbio “palesemente”, ha voluto richiedere un quid pluris rispetto al semplice essere armati. L’arma non deve solo esistere, ma deve essere manifesta, palese, ben visibile, ostentata.

La Corte ha spiegato che la presenza dell’arma non può essere semplicemente supposta o frutto di una congettura della persona offesa. Un fodero, dal quale non sia visibile nemmeno l’impugnatura, non “palesa” il suo contenuto. Di conseguenza, l’aggravante non può essere applicata.

La sentenza distingue nettamente questa fattispecie da altre, come la rapina aggravata dall’uso delle armi (art. 628 c.p.), dove il fondamento dell’aggravante risiede nell’effetto intimidatorio. Nel caso dell’art. 633 c.p., invece, la norma si concentra su un dato puramente oggettivo: l’essere “palesemente” armato, considerato di per sé un fattore che agevola l’invasione, a prescindere dalla percezione soggettiva della vittima.

Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte ha ribadito il seguente principio di diritto: «Il termine “palesemente armato”, di cui all’art. 633, comma secondo, cod. pen., presuppone che l’arma sia portata in maniera manifesta, evidente dall’autore dell’invasione di terreni o edifici, a prescindere dal fatto che la persona offesa la abbia percepita o meno».

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un criterio oggettivo e rigoroso per l’applicazione di un’aggravante, evitando che essa dipenda dalle sensazioni o dalle congetture della persona offesa. Per la configurabilità della circostanza di persona palesemente armata, non basta un sospetto, ma serve una chiara e inequivocabile visibilità dell’arma. Ciò garantisce una maggiore certezza del diritto e una più stretta aderenza al principio di tassatività della legge penale.

Per configurare l’aggravante di ‘persona palesemente armata’ è sufficiente che la vittima intuisca la presenza di un’arma?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. La presenza dell’arma non deve essere supposta o frutto di una congettura, ma deve essere palese e manifesta, ovvero chiaramente visibile.

Qual è la differenza tra ‘uso di armi’ e l’aggravante di ‘persona palesemente armata’ secondo la Cassazione?
L’aggravante dell’ ‘uso di armi’ (prevista per reati come la rapina) si fonda sull’effetto intimidatorio che l’ostentazione dell’arma provoca sulla vittima. L’aggravante di ‘persona palesemente armata’ (art. 633 c.p.) si basa invece su un dato oggettivo: la manifesta visibilità dell’arma, considerata un fattore che agevola il reato, indipendentemente dalla percezione della persona offesa.

Un coltello in un fodero, con l’impugnatura coperta, integra la circostanza di persona ‘palesemente armata’?
No. La Corte ha stabilito che se il fodero di un coltello non permette di vederne l’impugnatura o altre parti, l’arma non può considerarsi ‘palese’. Di conseguenza, la circostanza aggravante non è configurabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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