LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Permesso sorvegliato speciale: no per feste familiari

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di un’autorizzazione a un soggetto in sorveglianza speciale che aveva chiesto di partecipare a una festa di compleanno. La sentenza ribadisce che il permesso sorvegliato speciale è concesso solo per gravi e comprovati motivi di salute o di famiglia, che rendano l’allontanamento assolutamente necessario e urgente, escludendo eventi di natura puramente sociale o ricreativa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso sorvegliato speciale: non basta una festa di compleanno per ottenerlo

Quando una persona è sottoposta alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, la sua libertà di movimento è fortemente limitata. Ma quali sono le circostanze che possono giustificare un’eccezione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini rigidi per la concessione di un permesso sorvegliato speciale, escludendo eventi di natura sociale come le feste familiari. L’analisi di questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere il bilanciamento tra le esigenze di sicurezza pubblica e i diritti individuali.

I Fatti del Caso

Un uomo, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel proprio comune di residenza, presentava un’istanza al Tribunale di Roma. La richiesta era finalizzata a ottenere l’autorizzazione ad allontanarsi dal comune e a rientrare oltre l’orario consentito (le 21:00) per poter partecipare alla festa di compleanno della figlia della sua attuale compagna.

Il Tribunale rigettava l’istanza, sostenendo che la motivazione addotta non rientrava nelle finalità previste dalla legge per la concessione di tali permessi. Contro questa decisione, l’uomo proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e una carenza assoluta di motivazione da parte del Tribunale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il permesso sorvegliato speciale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea dura della giurisprudenza in materia. La decisione si fonda su una interpretazione rigorosa della normativa che regola i permessi per i soggetti sorvegliati, sottolineando come la regola generale sia il divieto di allontanamento e l’autorizzazione rappresenti un’eccezione da concedere con estrema cautela.

Le Motivazioni: I Limiti Rigorosi per il Permesso Sorvegliato Speciale

La Corte ha ribadito che l’articolo 12 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia) è la norma di riferimento e circoscrive chiaramente le ipotesi in cui un permesso sorvegliato speciale può essere concesso. Tali ipotesi sono esclusivamente:

1. Gravi e comprovati motivi di salute: per sottoporsi ad accertamenti sanitari o cure mediche indispensabili.
2. Gravi e comprovati motivi di famiglia: che rendano l’allontanamento “assolutamente necessario ed urgente”.

Secondo gli Ermellini, partecipare a una festa di compleanno, sebbene sia un’esigenza legittima dal punto di vista umano e affettivo, non possiede i caratteri di “assoluta necessità” e “urgenza” richiesti dalla legge. La norma è concepita per far fronte a situazioni eccezionali e gravi, come un lutto o una grave malattia di un familiare stretto, che comporterebbero conseguenze severe in caso di mancata presenza.

La ratio della sorveglianza speciale è la tutela della sicurezza pubblica, un interesse collettivo che prevale sulle esigenze individuali che non raggiungano il livello di gravità e urgenza previsto dalla normativa. Consentire deroghe per motivi sociali o ricreativi frustrerebbe completamente lo scopo della misura di prevenzione. La Corte ha inoltre specificato che la motivazione del Tribunale non era né assente né apparente, ma chiaramente ancorata al dettato normativo, avendo correttamente escluso che la causale della richiesta rientrasse tra quelle legittime.

Infine, il ricorso è stato giudicato inammissibile anche per un’altra ragione: la “carenza di interesse”, poiché l’evento (la festa) era già avvenuto al momento della decisione, rendendo inutile qualsiasi pronuncia nel merito.

Le Conclusioni: Quali sono le Implicazioni Pratiche?

La sentenza consolida un principio fondamentale: la misura della sorveglianza speciale impone un sacrificio significativo della libertà personale, giustificato dalla necessità di prevenire la commissione di reati. Le deroghe a tale regime sono eccezionali e limitate a circostanze di comprovata e inderogabile necessità. Chi è sottoposto a tale misura deve essere consapevole che le richieste di permesso verranno valutate con estremo rigore e che motivazioni legate alla vita sociale, affettiva o ricreativa, per quanto comprensibili, non saranno ritenute sufficienti per ottenere un’autorizzazione ad allontanarsi dal comune di soggiorno obbligato.

A una persona in sorveglianza speciale può essere concesso un permesso per partecipare a una festa di famiglia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un evento come una festa di compleanno non rientra tra i “gravi e comprovati motivi di famiglia” che giustificano un’autorizzazione, in quanto privo del carattere di assoluta necessità e urgenza richiesto dalla legge.

Quali sono i motivi validi per ottenere un permesso di allontanamento durante la sorveglianza speciale?
Secondo la normativa (art. 12 D.Lgs. 159/2011), i permessi possono essere concessi solo per due categorie di motivi: gravi e comprovati motivi di salute (per accertamenti sanitari e cure indispensabili) o gravi e comprovati motivi di famiglia che rendano l’allontanamento assolutamente necessario ed urgente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per “carenza di interesse”?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile anche per carenza di interesse perché l’evento per cui era stato richiesto il permesso (la festa del 9 agosto 2024) era già avvenuto al momento della discussione in Cassazione (29 novembre 2024). Di conseguenza, un’eventuale decisione favorevole non avrebbe più potuto produrre alcun effetto pratico per il ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati