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Permesso premio: ricorso inammissibile se generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di un permesso premio. Il ricorso è stato ritenuto generico, in quanto non contestava errori di diritto ma richiedeva un riesame dei fatti, compito non spettante alla Cassazione. La Corte ha confermato la corretta valutazione del Tribunale di Sorveglianza, che aveva negato il beneficio per la necessità di un più lungo periodo di osservazione sulla affidabilità del detenuto.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso premio: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’ottenimento di un permesso premio rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di reinserimento sociale di un detenuto. Tuttavia, la sua concessione è subordinata a una valutazione rigorosa da parte del Tribunale di Sorveglianza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione procedurale: un ricorso contro il diniego di tale beneficio, per essere valido, deve basarsi su specifiche critiche legali e non può limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un detenuto si era visto negare dal Tribunale di Sorveglianza di Lecce la concessione di un permesso premio, previsto dall’art. 30-ter dell’Ordinamento Penitenziario. Il Tribunale aveva motivato la sua decisione sostenendo che il percorso trattamentale del condannato non consentiva ancora di formulare un giudizio prognostico positivo sulla sua affidabilità. In particolare, era emerso che, nella fase iniziale della detenzione, l’individuo non aveva dimostrato piena consapevolezza del disvalore delle sue condotte, tendendo anzi a “sminuire le proprie responsabilità”. Di conseguenza, i giudici avevano ritenuto necessario un ulteriore periodo di valutazione e l’elaborazione di una nuova relazione di sintesi.

La Decisione della Cassazione: un ricorso per permesso premio troppo generico

Contro questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, lo ha dichiarato inammissibile. Il motivo fondamentale risiede nella natura stessa del ricorso presentato. Secondo gli Ermellini, l’atto non individuava singoli e specifici vizi di legittimità nel provvedimento del Tribunale di Sorveglianza, ma si limitava, in sostanza, a sollecitare una nuova e non consentita valutazione del merito. Il ricorso per cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma una sede in cui si valuta esclusivamente la corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza di Lecce aveva agito correttamente. La valutazione degli elementi a disposizione era stata congrua e la decisione di negare il permesso premio non era viziata da errori di diritto. I giudici di sorveglianza avevano legittimamente ritenuto che il percorso di risocializzazione del detenuto fosse ancora incompleto. La mancanza di una “piena consapevolezza” del male commesso e la tendenza a minimizzare le proprie colpe sono stati considerati indicatori validi di una non ancora raggiunta affidabilità, giustificando così la necessità di un’osservazione più prolungata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale della procedura penale: i motivi di ricorso in Cassazione devono essere specifici e puntuali. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso con la decisione impugnata. È necessario, invece, indicare con precisione quali norme di legge sarebbero state violate o quali vizi logici inficerebbero la motivazione del provvedimento. In assenza di tali specificazioni, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso per il permesso premio è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico. Non indicava specifici errori di diritto o vizi di motivazione nell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, ma chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti, cosa che non rientra nelle sue competenze.

Su quali basi il Tribunale di Sorveglianza aveva negato il permesso premio?
Il Tribunale aveva negato il permesso ritenendo che il percorso rieducativo del detenuto non fosse ancora completo. In particolare, il condannato non aveva dimostrato piena consapevolezza del disvalore delle sue azioni e tendeva a minimizzare le proprie responsabilità, rendendo necessario un ulteriore periodo di osservazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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