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Permesso premio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario di un detenuto contro il diniego di un permesso premio. La Corte ha stabilito che tale rimedio legale non è applicabile alle decisioni del Tribunale di Sorveglianza, che riguardano l’esecuzione della pena, ma solo alle sentenze di condanna. Il ricorso era basato su un presunto errore di fatto nella valutazione della pericolosità sociale del detenuto e dei suoi legami con la criminalità organizzata. A causa dell’inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio Negato: L’Errore Procedurale che Costa Caro

Il permesso premio rappresenta un importante strumento nel percorso rieducativo del detenuto, un ponte verso il reinserimento sociale. Tuttavia, la sua concessione è subordinata a una valutazione rigorosa della pericolosità sociale del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10456/2024) illumina un aspetto cruciale: la scelta del corretto strumento processuale per contestare un diniego. Il caso in esame dimostra come un errore nella procedura possa rendere vano un ricorso, anche se basato su argomenti sostanziali.

I Fatti del Caso

Un detenuto, condannato per gravi reati legati alla criminalità organizzata, si vedeva negare dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta di un permesso premio. La decisione si fondava sulla valutazione di una sua persistente pericolosità sociale, in particolare sul rischio di una ripresa dei contatti con l’ambiente criminale di appartenenza. Secondo i giudici, nonostante una condotta carceraria regolare, non erano emersi elementi concreti sufficienti a superare la presunzione di pericolosità, né una rielaborazione critica dei reati commessi.

Contro una precedente decisione della Cassazione che confermava il diniego, il detenuto proponeva un ricorso straordinario per errore di fatto, ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la Corte fosse incorsa in un errore percettivo nel valutare due informative di polizia contrastanti: una del 2017 che escludeva collegamenti attuali con la criminalità organizzata, e una più recente, del 2022, che ipotizzava un coinvolgimento indiretto tramite il marito della figlia. Secondo il ricorrente, la Corte avrebbe erroneamente fondato la sua decisione su quest’ultima nota, senza considerare l’assenza di fatti nuovi e concreti che giustificassero un mutamento di valutazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul permesso premio

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, dichiara il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito dell’asserito errore di fatto. La motivazione è di natura strettamente procedurale e si basa su un principio fondamentale del diritto processuale penale.

Il punto centrale della decisione è la natura del provvedimento impugnato. La Corte chiarisce che il ricorso straordinario per errore di fatto, previsto dall’art. 625-bis c.p.p., può avere ad oggetto esclusivamente le pronunce di condanna. Con questo termine, la legge intende i provvedimenti che applicano una sanzione penale, accertando la responsabilità dell’imputato.

I provvedimenti emessi dal Magistrato o dal Tribunale di Sorveglianza, come il diniego di un permesso premio, non rientrano in questa categoria. Essi, infatti, non incidono sulla condanna in sé o sull’accertamento del fatto, che sono ormai coperti dal giudicato. Tali decisioni attengono, invece, alle modalità di esecuzione della pena. Di conseguenza, non sono suscettibili di essere impugnate tramite lo strumento eccezionale del ricorso straordinario per errore di fatto.

La Corte, richiamando una propria precedente giurisprudenza (Sent. n. 26033/2020), ribadisce che questo principio si applica a tutti i provvedimenti della magistratura di sorveglianza. Poiché il caso in esame riguardava una richiesta di permesso premio, il ricorso era inammissibile in radice, a prescindere dalla fondatezza delle doglianze sull’errore di fatto.

Le Conclusioni

La sentenza offre un insegnamento fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. La scelta del corretto strumento di impugnazione è un presupposto indispensabile per poter ottenere una valutazione nel merito delle proprie ragioni. In questo caso, l’utilizzo di un rimedio processuale non previsto dalla legge per la tipologia di provvedimento impugnato ha portato a una declaratoria di inammissibilità.

Per il detenuto, questo si traduce non solo nel mancato esame delle sue censure, ma anche nella condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea l’importanza per i professionisti legali di una profonda conoscenza delle norme procedurali, la cui errata applicazione può precludere la tutela dei diritti del proprio assistito.

È possibile utilizzare il ricorso straordinario per errore di fatto (ex art. 625-bis c.p.p.) contro una decisione del Tribunale di Sorveglianza che nega un permesso premio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale rimedio è applicabile esclusivamente alle ‘pronunce di condanna’ e non ai provvedimenti relativi alle modalità di esecuzione della pena, come quelli emessi dalla magistratura di sorveglianza.

Qual era il motivo principale per cui al detenuto era stato negato il permesso premio?
Il Tribunale di Sorveglianza aveva negato il beneficio ritenendo non escluso il pericolo di una ripresa dei contatti da parte del detenuto con il contesto criminale di appartenenza, valutando quindi una sua persistente pericolosità sociale.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile come quello in esame?
A seguito della declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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