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Permesso premio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di un permesso premio. La decisione si fonda sul principio che la Suprema Corte non può riesaminare nel merito le valutazioni sulla pericolosità del condannato o sull’autenticità del suo percorso rieducativo, compiti che spettano esclusivamente al Tribunale di Sorveglianza, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o contraddittoria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio Rifiutato: La Cassazione e i Limiti del Giudizio

L’istituto del permesso premio rappresenta un elemento cruciale nel percorso di rieducazione del condannato, ma la sua concessione è subordinata a una valutazione attenta da parte della magistratura. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del controllo di legittimità sulle decisioni del Tribunale di Sorveglianza, ribadendo la differenza fondamentale tra riesame dei fatti e valutazione della logicità della motivazione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Permesso Premio

Un detenuto si era visto respingere la richiesta di permesso premio sia dal Magistrato di Sorveglianza sia, in sede di reclamo, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Le ragioni del diniego si basavano su una valutazione di persistente pericolosità sociale e su dubbi circa la genuinità del percorso di pentimento e rieducazione intrapreso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’interessato ha presentato ricorso alla Suprema Corte, lamentando un vizio di motivazione sotto due profili principali:
1. Errata valutazione del percorso di revisione critica: Secondo il ricorrente, il Tribunale non avrebbe adeguatamente considerato i progressi fatti nel riesame del proprio passato criminale.
2. Valutazione della pericolosità: La difesa ha sostenuto che la valutazione di pericolosità si basava su informazioni di polizia ipotetiche, senza tenere conto della specifica richiesta di fruire del permesso presso un centro Caritas, lontano dal suo territorio di provenienza e quindi in un contesto protetto.

La Decisione della Cassazione e la Valutazione del Permesso Premio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (se il detenuto meritasse o meno il permesso), ma si concentra sulla natura stessa del ricorso presentato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha ritenuto le doglianze manifestamente infondate. Il punto centrale della motivazione risiede nel ruolo della Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che la Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale di Sorveglianza, ma deve limitarsi a verificare che la decisione impugnata sia sorretta da una motivazione logica, coerente e non contraddittoria.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che il Tribunale di Sorveglianza aveva fornito una spiegazione adeguata e coerente per il suo rigetto. Aveva infatti basato la sua decisione su elementi concreti acquisiti durante il procedimento, relativi sia alla pericolosità del condannato sia alla mancanza di genuinità del suo pentimento e del percorso trattamentale. Il ricorso, invece, cercava di sollecitare una “diversa e alternativa lettura” dei fatti, un’operazione che non è consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il tentativo di rimettere in discussione l’analisi del Tribunale è stato respinto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per avere successo, un ricorso deve evidenziare specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici nella motivazione del provvedimento impugnato. La semplice contestazione della valutazione del giudice di merito, se questa è motivata in modo congruo, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per il ricorrente, ciò comporta non solo la conferma della decisione negativa, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, a causa della proposizione di un ricorso privo dei requisiti di legge.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità di un detenuto per ottenere un permesso premio?
No, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del Tribunale di Sorveglianza. Il suo compito è solo verificare che la motivazione del provvedimento sia logica e coerente, non riesaminare il merito della pericolosità del soggetto.

Cosa accade quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro a favore della cassa delle ammende, quale sanzione per aver intrapreso un’azione legale non consentita.

Quali sono i presupposti per un ricorso valido in Cassazione contro il diniego di un permesso premio?
Il ricorso deve denunciare un vizio di legittimità, come una motivazione mancante, palesemente illogica o contraddittoria. Non può limitarsi a proporre una lettura dei fatti diversa da quella del giudice che ha emesso la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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