Permesso Premio Negato: Quando la Buona Condotta Non Basta
L’ottenimento di un permesso premio rappresenta un passo fondamentale nel percorso di reinserimento sociale di un detenuto. Tuttavia, per i condannati per reati legati alla criminalità organizzata, la strada è più complessa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la semplice regolarità della condotta carceraria non è sufficiente a superare la presunzione di pericolosità sociale. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.
Il Caso in Esame: La Richiesta di Permesso Premio e il Diniego
Un detenuto, condannato per reati gravi, presentava istanza per la concessione di un permesso premio ai sensi dell’art. 30-ter dell’Ordinamento Penitenziario. La sua richiesta veniva però rigettata dal Tribunale di Sorveglianza. La ragione del diniego risiedeva nella mancata dimostrazione di elementi idonei a escludere l’attualità dei suoi collegamenti con la criminalità organizzata e con il contesto in cui il reato era stato commesso.
Il Tribunale, applicando rigorosamente la previsione dell’art. 4-bis, comma 1-bis, Ord. pen., ha ritenuto che il detenuto non avesse fornito prove sufficienti per superare la presunzione legale di pericolosità sociale che grava su chi è condannato per tali tipologie di crimini. Contro questa decisione, il detenuto proponeva ricorso in Cassazione.
L’Analisi della Cassazione sul Permesso Premio
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea del Tribunale di Sorveglianza. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: per i detenuti condannati per reati ostativi, l’onere di provare il proprio cambiamento e il distacco dall’ambiente criminale è particolarmente gravoso.
La Presunzione di Pericolosità Sociale
La normativa, in particolare l’art. 4-bis Ord. pen., stabilisce una presunzione relativa di pericolosità sociale. Ciò significa che la legge presume che il soggetto sia ancora pericoloso, a meno che non sia lui stesso a dimostrare il contrario. Questa presunzione non può essere superata con elementi generici.
L’Onere della Prova a Carico del Detenuto
La Cassazione ha sottolineato che non è sufficiente, per il detenuto, fare appello alla regolarità della condotta carceraria o alla mera partecipazione al percorso rieducativo. Questi elementi, seppur positivi, non bastano. È necessario fornire la prova di “comportamenti resipiscenti, congrui e specifici”, ovvero azioni concrete che dimostrino un pentimento genuino e un effettivo allontanamento dalle logiche criminali.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte si fondano sull’assenza di prove concrete fornite dal ricorrente. Il detenuto non è riuscito a offrire alcun elemento idoneo a dimostrare un reale processo di revisione critica della propria condotta passata. La difesa si era limitata a richiamare la buona condotta e la partecipazione al percorso trattamentale, argomenti ritenuti insufficienti a vincere la presunzione di legge. La decisione evidenzia la necessità di un’analisi approfondita che vada oltre la superficie del comportamento intramurario, per valutare la reale interruzione dei legami con la criminalità organizzata, tenendo conto di tutte le informazioni disponibili e delle circostanze personali e ambientali.
Le Conclusioni
L’ordinanza ribadisce la severità della legge nei confronti dei reati di criminalità organizzata e stabilisce un chiaro confine: per ottenere benefici come il permesso premio, il detenuto deve assumersi un ruolo attivo nel dimostrare il proprio cambiamento. La buona condotta è un prerequisito, ma la prova decisiva risiede nella capacità di fornire elementi specifici che attestino un definitivo e credibile distacco dal passato criminale. In assenza di tale prova, la presunzione di pericolosità sociale rimane, precludendo l’accesso ai benefici penitenziari.
Perché il Tribunale di Sorveglianza ha negato il permesso premio al detenuto?
Il Tribunale ha negato il permesso perché non sono emersi elementi che consentissero di “escludere l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata”. Il detenuto non ha fornito prove sufficienti a superare la presunzione di pericolosità sociale prevista dalla legge per la sua tipologia di reato.
La buona condotta in carcere è sufficiente per ottenere un permesso premio in casi di criminalità organizzata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la regolarità della condotta carceraria o la mera partecipazione a un percorso rieducativo non sono sufficienti. È necessario fornire una prova di comportamenti “resipiscenti, congrui e specifici” che dimostrino un reale cambiamento.
Cosa deve dimostrare un detenuto per superare la presunzione di pericolosità sociale prevista dall’art. 4-bis Ord. pen.?
Il detenuto deve fornire elementi idonei che dimostrino un effettivo superamento della sua pericolosità. Questo include la prova di una revisione critica della propria condotta criminale e l’assenza di collegamenti attuali con l’ambiente criminale di provenienza, supportata da comportamenti concreti e non da mere dichiarazioni o da una condotta carceraria regolare.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20306 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20306 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 13/07/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di PERUGIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN IDIRITTO
Esaminato il ricorso proposto avverso l’ordinanza del 13 luglio 2023, con quale il Tribunale di sorveglianza di Perugia rigettava l’istanza di per premio presentata da NOME COGNOME, ai sensi dell’art. 30-ter legge 26 luglio 1975, n. 354 (Ord. pen.).
Ritenuto che il Tribunale di sorveglianza di Perugia rigettava l’istan permesso premio presentata da NOME COGNOME ai sensi dell’art. 30-ter Ord. pen. nel rigoroso rispetto della previsione dell’art. 4-bis, comma 1-bis, Ord. pen., non essendo emersi elementi che consentissero di «escludere l’attualit collegamenti con la criminalità organizzata e con il contesto nel quale i è stato commesso tenuto conto delle circostanze personali e ambient delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazion della revisione critica della condotta criminosa e di ogni altra informa disponibile ».
Ritenuto, in proposito, come correttamente evidenziato dal Presidente de Tribunale di sorveglianza di Perugia, che non risultavano acquisiti elementi id a consentire di superare la presunzione relativa di pericolosità sociale di c previsione dell’art. 4-bis, comma 1-bis, Ord. pen., non avendo il ricorrente fornito alcuna prova di comportamenti resipiscenti, congrui e specifici, essendo sufficiente, ai fini della concessione del beneficio penitenziario inv da COGNOME, i richiami effettuati dalla difesa del ricorrente alla regolar condotta carceraria o alla mera partecipazione al percorso rieducativo intrap dal detenuto.
Per queste ragioni, il ricorso proposto da NOME COGNOME deve essere dichia inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento dell spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sens dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso il 9 maggio 2024.