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Permesso Premio: perché la buona condotta non basta

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di un permesso premio a un detenuto condannato per un grave reato. Nonostante i progressi nel percorso rieducativo e l’ammissione al lavoro esterno, la Corte ha ritenuto persistente la sua pericolosità sociale a causa di una mancata, approfondita revisione critica del delitto commesso, in particolare riguardo alla sua premeditazione e gravità. La sentenza chiarisce che la valutazione per il permesso premio è più rigorosa di quella per altri benefici.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: Quando la Buona Condotta e il Lavoro Esterno Non Bastano

Il percorso di un detenuto verso il reinserimento sociale è complesso e scandito da tappe fondamentali, tra cui la possibilità di ottenere un permesso premio. Questo beneficio, tuttavia, non è una concessione automatica basata solo sulla buona condotta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: per i reati di particolare gravità, è necessaria una profonda e sincera revisione critica del proprio passato criminale, che vada oltre i semplici progressi trattamentali.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato a trent’anni per omicidio e tentato omicidio in concorso con l’ex moglie, si è visto negare un permesso premio dal Tribunale di Sorveglianza. La decisione si basava sulla valutazione di una persistente pericolosità sociale, nonostante l’imputato avesse intrapreso da tempo un percorso penitenziario positivo. Era stato infatti ammesso a svolgere attività lavorativa all’esterno dell’istituto penitenziario e partecipava ad attività di volontariato.

Il Tribunale, tuttavia, ha ritenuto che il processo di elaborazione critica del gravissimo reato commesso fosse solo all’inizio e superficiale. In particolare, il detenuto non avrebbe ancora preso piena coscienza della premeditazione del delitto e tendeva a sminuire la responsabilità dell’ex coniuge, non dimostrando un’adeguata consapevolezza del disvalore totale del suo comportamento.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione del Permesso Premio

L’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la decisione del Tribunale fosse illogica. A suo avviso, i giudici non avevano considerato adeguatamente i numerosi pareri positivi degli operatori penitenziari, le relazioni psicologiche che attestavano una crescente consapevolezza e, soprattutto, il fatto che l’ammissione al lavoro esterno presupponesse già una valutazione positiva sull’assenza di pericolosità sociale. Secondo la difesa, negare il permesso premio creava una contraddizione insanabile.

La Distinzione tra Lavoro Esterno e Permesso Premio

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sui criteri di valutazione per la concessione del permesso premio. I giudici supremi hanno sottolineato che, sebbene l’ammissione al lavoro esterno sia un elemento positivo, non implica automaticamente il diritto ad altri benefici. La valutazione per il permesso premio deve essere autonoma e più rigorosa, specialmente di fronte a reati gravissimi e a una pena ancora lunga da scontare.

L’obiettivo del permesso premio è quello di essere uno strumento di rieducazione che consente un graduale reinserimento nella società. Per questo, è indispensabile verificare non solo la buona condotta, ma anche l’avvio di un serio e significativo processo di revisione critica del proprio passato. Questo processo deve essere sintomo di una cessata pericolosità sociale.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto corretta e logica la motivazione del Tribunale di Sorveglianza. I giudici di merito hanno operato un corretto bilanciamento tra gli elementi positivi del percorso del detenuto (comportamento, lavoro, volontariato) e gli elementi negativi emersi dai colloqui psicologici. La mancata elaborazione della premeditazione dell’omicidio e del ruolo dell’ex coniuge è stata considerata un indice di un processo di revisione ancora inadeguato.

Secondo la Cassazione, per reati di tale gravità, non basta un generico pentimento o un inizio di presa di coscienza. È necessario un approfondimento che tocchi tutti gli aspetti del crimine commesso, dimostrando una reale comprensione del disvalore del fatto e del dolore arrecato alle vittime. La focalizzazione del detenuto sul recupero del rapporto con i propri figli, pur positiva, è stata vista come insufficiente a dimostrare una piena cognizione della gravità del suo gesto. Di conseguenza, la Corte ha concluso che la persistenza di una pericolosità sociale era stata dedotta in modo non illogico, giustificando così il diniego del beneficio.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma che il permesso premio è parte integrante del trattamento rieducativo, ma la sua concessione richiede una valutazione complessiva e approfondita. Non è sufficiente accumulare note positive sul comportamento; è essenziale che il detenuto dimostri di aver intrapreso un percorso interiore autentico e significativo di critica del proprio passato deviante. Per i crimini più gravi, questo processo deve essere consolidato e non solo agli inizi, poiché rappresenta la principale garanzia di una cessata pericolosità sociale e di un futuro reinserimento positivo nella comunità.

Perché il permesso premio è stato negato nonostante il detenuto avesse un lavoro all’esterno e una buona condotta?
Perché la Corte ha ritenuto che il suo processo di revisione critica del grave reato commesso fosse ancora superficiale e incompleto. La mancata presa di coscienza della premeditazione e della gravità del fatto è stata considerata un indice di persistente pericolosità sociale, che osta alla concessione del beneficio.

L’ammissione al lavoro esterno non dimostra già l’assenza di pericolosità sociale?
Non necessariamente ai fini del permesso premio. La Cassazione ha chiarito che la valutazione per il permesso premio è autonoma e più rigorosa. Mentre il lavoro esterno ha le sue finalità, il permesso premio richiede una verifica più approfondita sulla coerenza del beneficio con il percorso di risocializzazione complessivo, che include una sincera revisione critica del proprio passato.

È necessario che il processo di revisione critica del proprio passato sia completato per ottenere un permesso premio?
Non deve essere necessariamente completato, ma deve essere iniziato in modo significativo e profondo, tale da essere sintomatico di una cessata pericolosità sociale. Per reati di estrema gravità, un inizio ‘recentissimo’ o superficiale non è considerato sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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