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Permesso Premio: nuove regole per vecchi reati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto condannato per reati ostativi, al quale era stato negato un permesso premio. La Corte ha confermato che le nuove e più severe condizioni per l’accesso ai benefici penitenziari, introdotte nel 2022 per chi non collabora con la giustizia, si applicano anche ai reati commessi prima della riforma, in base al principio “tempus regit actum”, data la natura processuale di tali norme.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio e Reati Ostativi: La Cassazione Applica il Principio “Tempus Regit Actum”

L’accesso ai benefici penitenziari, e in particolare al permesso premio, rappresenta un punto cruciale nel percorso di rieducazione del condannato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo all’applicazione delle nuove e più stringenti normative per i condannati per reati ostativi, anche quando i reati sono stati commessi prima dell’entrata in vigore delle nuove leggi. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

Il Caso: La Richiesta di Permesso Premio Respinta

La vicenda trae origine dal ricorso di un detenuto, condannato per reati di cosiddetta “prima fascia” (i più gravi, come quelli di stampo mafioso), che si è visto negare la concessione di un permesso premio. La sua richiesta era stata inizialmente dichiarata inammissibile dal Magistrato di Sorveglianza e, successivamente, il reclamo contro tale decisione era stato respinto dal Tribunale di Sorveglianza.

Il detenuto ha quindi proposto ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che le nuove norme più restrittive, introdotte nel 2022, non dovessero applicarsi al suo caso, poiché il reato era stato commesso in epoca antecedente. A suo avviso, doveva valere la normativa più favorevole in vigore al momento del fatto.

La Questione Giuridica e il Principio del “Tempus Regit Actum”

Il nodo centrale della questione era stabilire quale legge disciplinasse la concessione del beneficio: quella in vigore al momento della commissione del reato o quella in vigore al momento della decisione sulla richiesta? Il ricorrente invocava il principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa impostazione, riaffermando la propria giurisprudenza consolidata. Ha chiarito che le norme che regolano la concessione dei benefici penitenziari, come il permesso premio, non hanno natura sostanziale (cioè non definiscono il reato o la pena), bensì processuale, poiché attengono alle modalità di esecuzione della pena stessa.

L’Applicabilità delle Nuove Norme sul permesso premio

In materia processuale, non vige il principio di irretroattività, ma quello del tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Questo significa che si applica sempre la legge in vigore nel momento in cui l’atto procedurale (in questo caso, la valutazione della richiesta di permesso) viene compiuto. La Corte ha ricordato come questo principio sia pacificamente applicato anche per istituti ben più incisivi, come il regime detentivo speciale dell’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, evidenziando come le argomentazioni del ricorrente fossero meramente reiterative di questioni già ampiamente e costantemente decise in senso contrario dalla giurisprudenza di legittimità. Le motivazioni si basano su due pilastri:

1. Natura Processuale delle Norme: Le modifiche all’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario (introdotte dal D.L. 162/2022) sono norme procedurali. In assenza di una disciplina transitoria specifica, esse sono immediatamente applicabili ai procedimenti in corso, secondo il principio tempus regit actum.
2. Manifesta Infondatezza della Questione di Costituzionalità: La Corte ha inoltre rilevato che la questione di legittimità costituzionale, sollevata dal ricorrente, era già stata adeguatamente valutata e ritenuta manifestamente infondata dal Tribunale di Sorveglianza.

Il ricorso è stato quindi giudicato come un tentativo di rimettere in discussione un orientamento giurisprudenziale consolidato, senza addurre argomenti nuovi o diversi che potessero giustificarne una revisione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio in materia di esecuzione penale: le condizioni per accedere ai benefici penitenziari sono quelle stabilite dalla legge in vigore al momento della valutazione della richiesta, non al momento del commesso reato. Per i condannati per reati ostativi che non collaborano con la giustizia, ciò significa che, per ottenere un permesso premio, dovranno soddisfare i più severi requisiti introdotti dalla riforma del 2022, indipendentemente da quando sia stato commesso il delitto. Questa decisione riafferma la prevalenza del principio tempus regit actum per le norme che disciplinano le modalità esecutive della pena, garantendo un’applicazione uniforme e attuale della legge penitenziaria.

Le nuove norme più severe sul permesso premio per reati ostativi si applicano anche a chi ha commesso il reato prima della loro entrata in vigore?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, data la natura processuale di tali norme, si applica il principio “tempus regit actum”. Di conseguenza, valgono le leggi in vigore al momento della decisione sulla concessione del beneficio, non quelle del tempo in cui fu commesso il reato.

Perché le norme sui benefici penitenziari sono considerate di natura processuale e non sostanziale?
Perché non incidono sulla definizione del reato o sull’entità della pena principale, ma regolano le modalità di esecuzione della pena stessa. Pertanto, non sono soggette al principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole, che riguarda solo le norme sostanziali.

Un detenuto per reati ostativi “di prima fascia” che non collabora con la giustizia può ancora ottenere un permesso premio?
Sì, ma deve soddisfare le condizioni più stringenti introdotte dalla normativa del 2022 (art. 4-bis ord. pen.). Questa ordinanza conferma che tali nuove e più severe condizioni sono immediatamente applicabili a tutte le richieste valutate dopo la loro entrata in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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