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Permesso premio: nuove regole e retroattività, la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto che si opponeva all’applicazione delle nuove e più severe normative per la concessione del permesso premio. La Corte ha stabilito che le modifiche legislative, avendo natura processuale, si applicano immediatamente a tutti i procedimenti in corso secondo il principio “tempus regit actum”. Questa decisione conferma che l’introduzione di requisiti più stringenti per l’accesso ai benefici penitenziari non costituisce una modifica della pena in senso sostanziale e non viola, quindi, il principio di irretroattività.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: Le Nuove Regole si Applicano Subito, anche ai Procedimenti in Corso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nell’ambito del diritto penitenziario: l’applicabilità delle nuove e più severe norme per la concessione del permesso premio ai procedimenti già pendenti. La Corte ha stabilito che le modifiche legislative, introdotte nel 2022, hanno efficacia immediata, respingendo la tesi della irretroattività sostenuta da un ricorrente. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un detenuto si era visto respingere dal Tribunale di Sorveglianza la sua istanza per ottenere un permesso premio. Il diniego era basato sull’applicazione di una nuova normativa (D.L. 162/2022) che ha introdotto condizioni più stringenti per i condannati per reati ostativi, tra cui il soddisfacimento delle obbligazioni civili derivanti dal reato o la dimostrazione dell’impossibilità di farlo.

Il ricorrente ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo principalmente due motivi. In primo luogo, l’erronea applicazione della nuova legge, a suo dire non applicabile retroattivamente a fatti commessi prima della sua entrata in vigore o a procedimenti già avviati. In secondo luogo, lamentava un’istruttoria incompleta da parte del Tribunale, che non avrebbe acquisito tutte le informazioni necessarie e non avrebbe valutato elementi positivi del suo percorso, come un precedente parere favorevole.

La Questione Giuridica: Retroattività e il Permesso Premio

Il cuore della controversia risiede nel conflitto tra due principi giuridici. Da un lato, il principio di irretroattività della legge penale più sfavorevole (art. 25 Cost.), secondo cui nessuno può essere punito per un fatto che non costituiva reato al momento in cui fu commesso, né con pene più severe di quelle allora previste. Dall’altro, il principio del tempus regit actum (il tempo regola l’atto), che governa le norme processuali, le quali si applicano nel momento in cui l’atto processuale viene compiuto, a prescindere da quando è stato commesso il reato.

La domanda era quindi: le nuove condizioni per l’accesso al permesso premio modificano la sostanza della pena, ricadendo sotto il divieto di retroattività, o sono semplici norme procedurali soggette al principio del tempus regit actum?

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Le motivazioni si basano su una chiara interpretazione della natura delle norme sui benefici penitenziari.

La Corte ha ribadito che le disposizioni relative alla concessione dei benefici penitenziari, come il permesso premio e il lavoro all’esterno, hanno natura processuale. Esse non incidono sulla qualità o quantità della pena inflitta con la sentenza di condanna, ma regolano le modalità di esecuzione della stessa. Di conseguenza, in assenza di una specifica disciplina transitoria, a tali norme si applica il principio generale del tempus regit actum.

Richiamando una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 32/2020), i giudici hanno chiarito che, sebbene questi benefici abbiano un impatto significativo sulla vita del condannato, rendere più gravose le condizioni di accesso non equivale a una trasformazione della natura della pena. La pena rimane nella sua essenza “intramuraria”. Pertanto, l’applicazione immediata delle nuove norme più restrittive non viola l’art. 25 della Costituzione.

La Corte ha inoltre specificato che, nel caso in esame, il ricorrente non aveva mai usufruito in passato di un permesso premio, ma solo di altre misure (detenzione domiciliare per salute, permesso di necessità), che non potevano essere considerate come l’inizio di un percorso trattamentale consolidato e illegittimamente interrotto.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: le modifiche alle condizioni di accesso ai benefici penitenziari si applicano immediatamente a tutte le istanze pendenti al momento dell’entrata in vigore della nuova legge. La natura processuale di queste norme prevale sul principio di irretroattività, poiché non alterano la sostanza della pena. Questa decisione ha implicazioni dirette per tutti i detenuti, specialmente quelli condannati per reati ostativi, che dovranno soddisfare i nuovi e più stringenti requisiti previsti dalla legge per poter accedere a benefici come il permesso premio.

Le nuove norme più severe sul permesso premio si applicano anche alle richieste presentate prima della loro entrata in vigore?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme sui benefici penitenziari hanno natura processuale e sono quindi soggette al principio “tempus regit actum”. Questo significa che si applica la legge in vigore al momento in cui il giudice decide sull’istanza, indipendentemente da quando la richiesta è stata presentata o il reato è stato commesso.

Perché l’applicazione di nuove condizioni più restrittive per i benefici penitenziari non viola il principio di irretroattività della legge penale?
Perché, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale e della Cassazione, queste modifiche non alterano la natura sostanziale della pena. Esse incidono sulle modalità di esecuzione della pena, che rimane fondamentalmente “intramuraria” (da scontare in carcere), e non sulla sua qualità o durata. Pertanto, non rientrano nell’ambito di applicazione del divieto di retroattività previsto dall’art. 25 della Costituzione.

Qual è la differenza tra un permesso premio e altre forme di uscita dal carcere menzionate nella sentenza?
La sentenza distingue il permesso premio da altre misure come la detenzione domiciliare per motivi di salute o il permesso di necessità. Il permesso premio è un beneficio legato alla buona condotta e al percorso di rieducazione del detenuto. Le altre misure menzionate, invece, rispondono a esigenze diverse e specifiche (salute, eventi familiari gravi) e non sono considerate parte dello stesso percorso trattamentale finalizzato al reinserimento sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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