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Permesso premio non goduto: nessun credito automatico

Un detenuto ha impugnato il diniego di fruire di cinque giorni di un permesso premio, non goduti a causa di un ricovero. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il permesso premio non costituisce un ‘credito’ di giorni. La sua concessione è discrezionale e legata agli obiettivi di risocializzazione, che il tribunale di merito aveva ritenuto già soddisfatti da altri permessi concessi durante l’anno.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: Cosa Succede se non Viene Goduto per Malattia?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6765 del 2025, offre un importante chiarimento sulla natura e la funzione del permesso premio. Il caso analizzato riguarda la possibilità per un detenuto di ‘recuperare’ giorni di permesso non fruiti a causa di un ricovero ospedaliero. La decisione sottolinea che il beneficio non costituisce un credito automatico, ma è sempre subordinato a una valutazione discrezionale del giudice legata al percorso di risocializzazione del condannato.

I Fatti del Caso: La Rinuncia al Permesso per Ricovero

Un detenuto si era visto rigettare, prima dal Magistrato e poi dal Tribunale di Sorveglianza, la richiesta di poter fruire di cinque giorni di permesso premio precedentemente concessi ma non goduti a causa di un ricovero ospedaliero. L’amministrazione penitenziaria aveva basato il diniego sulla valutazione complessiva dell’anno, durante il quale il detenuto aveva già beneficiato di 39 giorni di permesso su un massimo di 45 concedibili. Secondo i giudici di merito, le finalità risocializzanti del beneficio erano state ampiamente raggiunte.

Il detenuto ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la mancata fruizione per motivi di salute non poteva comportare la perdita del diritto al beneficio, frustrando così le sue legittime aspettative.

Il Ruolo del Permesso Premio nel Sistema Penitenziario

Per comprendere la decisione della Corte, è essenziale capire la natura del permesso premio come delineato dall’art. 30-ter dell’ordinamento penitenziario. Questo istituto non è un semplice ‘sconto’ di pena, ma uno strumento cruciale del trattamento rieducativo. La Cassazione, richiamando anche la giurisprudenza della Corte Costituzionale, ne evidenzia il carattere plurifunzionale:

* Funzione Premiale: È una ricompensa per la regolare condotta tenuta dal detenuto e per l’assenza di pericolosità sociale.
* Funzione Risocializzante: Serve a consentire al condannato di coltivare interessi affettivi e sociali all’esterno, rappresentando un passo fondamentale nel percorso di reinserimento nella società.

Questa duplice natura implica che la concessione del beneficio non è mai automatica, ma frutto di una valutazione discrezionale e motivata del giudice, che deve considerare la sua effettiva utilità nel contesto del trattamento complessivo.

La Decisione della Cassazione e la gestione del permesso premio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza è il rigetto dell’idea che i giorni di permesso non goduti si trasformino in una sorta di ‘credito’ da esigere in qualsiasi momento.

Le Motivazioni

La Corte spiega che la valutazione del Tribunale di Sorveglianza è stata corretta. I giudici hanno esercitato la loro motivata discrezionalità, considerando l’idoneità dei periodi di permesso già goduti (prima e dopo la rinuncia) a soddisfare le necessità di risocializzazione. La ratio legis dell’istituto, infatti, non è garantire un monte-giorni astratto, ma collegare il beneficio alle concrete esigenze del percorso rieducativo. Nel caso di specie, secondo i giudici, queste esigenze erano state adeguatamente soddisfatte dai 39 giorni di permesso già fruiti durante l’anno.

La Cassazione afferma chiaramente che non si radica alcun ‘credito’ di giorni da fruire quando non sia stato possibile utilizzare per intero un permesso già concesso. Se la valutazione di merito, solidamente ancorata al percorso di risocializzazione, conclude che gli obiettivi prefissati sono stati comunque raggiunti, la mancata fruizione di una parte del permesso, anche per cause non imputabili al detenuto come la malattia, non genera un diritto automatico al ‘recupero’.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale dell’ordinamento penitenziario: i benefici come il permesso premio non sono diritti acquisiti in senso assoluto, ma strumenti flessibili del trattamento rieducativo. La loro concessione e gestione sono affidate alla prudente valutazione del Magistrato di Sorveglianza, che deve bilanciare la funzione premiale con l’effettiva utilità per il reinserimento sociale del condannato. Questa decisione implica che ogni richiesta va analizzata nel contesto specifico del percorso del singolo detenuto, senza che si possano invocare automatismi o ‘crediti’ derivanti da precedenti concessioni parzialmente non fruite.

Un permesso premio concesso ma non goduto per motivi di salute può essere recuperato in un altro momento?
Non automaticamente. La decisione spetta al Magistrato di Sorveglianza, che valuta se gli obiettivi di risocializzazione siano già stati soddisfatti da altri permessi goduti. Non si tratta di un ‘credito’ di giorni da usufruire in ogni caso.

Qual è la funzione principale del permesso premio secondo la Corte di Cassazione?
Il permesso premio ha una duplice funzione: è ‘premiale’, perché subordinato alla buona condotta, e ‘risocializzante’, perché mira a favorire il reinserimento sociale del detenuto e a valutare la sua progressione nel trattamento rieducativo.

La concessione di un permesso premio è un diritto automatico del detenuto?
No, la sua concessione rientra nella discrezionalità motivata dei giudici di sorveglianza. Essi devono valutare la congruità del beneficio rispetto al percorso di risocializzazione del singolo detenuto e alla sua assenza di pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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