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Permesso Premio: No senza revisione critica dei reati

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di un permesso premio a un detenuto in espiazione di una pena di 30 anni per reati di estrema gravità. La decisione si fonda sulla mancanza di una sufficiente e approfondita revisione critica del proprio passato criminale. La Corte ha ribadito che, per la concessione del beneficio, la sola condotta regolare in carcere non è sufficiente, essendo necessario un autentico percorso di introspezione e riconoscimento del disvalore dei fatti commessi, in applicazione del principio di gradualità nel reinserimento sociale.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: Perché la Revisione Critica del Passato è Cruciale

Il Permesso Premio rappresenta uno degli strumenti più importanti nel percorso di rieducazione del condannato, un ponte tra la detenzione e il graduale ritorno alla vita sociale. Tuttavia, la sua concessione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: senza una profonda e sincera revisione critica del proprio passato criminale, la porta del carcere non si apre, neanche temporaneamente. Questo caso chiarisce come la valutazione del giudice vada ben oltre la semplice buona condotta carceraria.

I Fatti del Caso: La Richiesta di un Detenuto

Un uomo, detenuto in espiazione di una pena di 30 anni di reclusione per reati di eccezionale gravità, tra cui omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aveva richiesto la concessione di un Permesso Premio. La sua richiesta era stata respinta prima dal Magistrato di Sorveglianza e poi, in sede di reclamo, dal Tribunale di Sorveglianza.

I giudici di merito avevano basato il diniego su diversi fattori:
1. L’estrema gravità dei reati commessi.
2. L’assenza di un’effettiva revisione critica del proprio passato, in particolare riguardo al delitto associativo legato al narcotraffico.
3. La constatazione che il percorso di trattamento, pur includendo ipotesi premiali, non era ancora stato formalmente approvato dall’autorità competente.

In sintesi, pur riconoscendo alcuni progressi, il Tribunale riteneva prematuro concedere un beneficio che comporta il reinserimento, seppur temporaneo, in un ambiente libero.

Il Ricorso in Cassazione e i Criteri per il Permesso Premio

La difesa del detenuto ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente considerato la lunga carcerazione già scontata (circa 20 anni) e il fatto che una recente relazione comportamentale attestava la sua consapevolezza del disvalore di tutti i reati commessi. Si contestava, quindi, la valutazione sulla mancata revisione critica.

La Mancanza di un Percorso di Revisione Critica

La Corte Suprema ha ritenuto il ricorso infondato. Ha spiegato che l’istituto del Permesso Premio non è solo una ricompensa per la buona condotta, ma ha anche una funzione special-preventiva e rieducativa. Per questo, il giudice deve valutare non solo l’assenza di pericolosità sociale, ma anche la coerenza del beneficio con il percorso di risocializzazione complessivo. Per i condannati per reati gravi e con pene lunghe, questa valutazione deve essere particolarmente rigorosa.

Il Principio di Gradualità nella Concessione dei Benefici

Un punto centrale della decisione è il richiamo al principio di gradualità. Il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente evidenziato che «la revisione critica della devianza sembra appena iniziata e necessita di un più profondo lavoro di introspezione e di riflessione psicologica». Secondo la Cassazione, la regolare condotta carceraria e i primi passi in un cammino autocritico non sono sufficienti. Questi progressi devono raggiungere un livello di ‘pregnanza’ tale da incidere concretamente sulla valutazione della pericolosità sociale e giustificare un graduale reinserimento.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo il loro ragionamento logico e conforme ai principi di legge. La motivazione principale risiede nel fatto che la valutazione della pericolosità sociale non può basarsi unicamente sull’assenza di infrazioni disciplinari durante la detenzione. È indispensabile un’analisi più profonda che tenga conto del percorso di revisione interiore del condannato. La Corte ha stabilito che, specialmente di fronte a crimini di tale gravità, la mancanza di elementi che indichino una rivisitazione critica del proprio passato deviante è un fattore negativo decisivo. Il processo di introspezione del detenuto era stato giudicato ancora in una fase iniziale e, pertanto, insufficiente a ridurre la sua pericolosità sociale al punto da giustificare un’uscita dal carcere, anche se temporanea.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce che il Permesso Premio non è un diritto automatico derivante dal tempo trascorso in carcere o dalla buona condotta. È il risultato di un percorso trattamentale effettivo, il cui culmine è una sincera e approfondita revisione critica del proprio passato. Per i reati più gravi, il principio di gradualità impone massima cautela, e solo quando il cammino di consapevolezza del condannato appare consolidato e non meramente superficiale, si possono aprire le porte a benefici che lo proiettano verso l’esterno. La decisione sottolinea l’importanza di un riesame profondo della propria condotta criminale come presupposto irrinunciabile per la risocializzazione.

La buona condotta in carcere è sufficiente per ottenere un permesso premio?
No, secondo la sentenza, la regolare condotta carceraria da sola non è sufficiente. È un requisito necessario ma deve essere accompagnato da un’assenza di pericolosità sociale, valutata anche attraverso un percorso di revisione critica del proprio passato criminale.

Cosa significa “revisione critica del comportamento deviante” ai fini della concessione di un permesso premio?
Significa che il condannato deve dimostrare di aver intrapreso un profondo lavoro di introspezione e riflessione psicologica sulla propria condotta criminale, comprendendo il disvalore sociale dei reati commessi e l’impatto che hanno avuto sulla sua vita e su quella degli altri. Non basta una semplice ammissione, ma serve una consapevolezza radicata.

Qual è l’importanza del principio di “gradualità” nell’esecuzione della pena?
Il principio di gradualità implica che il reinserimento del detenuto nella società deve avvenire per tappe successive e progressive. La concessione di un beneficio come il permesso premio, che comporta il ritorno in ambiente libero, deve essere preceduta da un percorso trattamentale che dimostri progressi consolidati, giustificando così il passaggio a una fase successiva del percorso di risocializzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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