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Permesso premio: la nuova legge si applica subito

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto in ergastolo, confermando che la richiesta di permesso premio è soggetta alla nuova normativa (d.l. 162/2022) anche se presentata prima della sua entrata in vigore. La decisione si basa sul principio ‘tempus regit actum’, richiedendo nuovi requisiti procedurali non soddisfatti dall’istante.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio e Nuova Legge: Si Applica Anche alle Vecchie Istanze?

Il permesso premio rappresenta un istituto fondamentale nel sistema penitenziario italiano, volto a favorire il graduale reinserimento sociale del condannato. Ma cosa accade quando la legge che ne regola la concessione cambia mentre un’istanza è ancora in fase di valutazione? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 436 del 2024, offre un chiarimento cruciale, stabilendo che le nuove e più stringenti normative si applicano anche alle domande presentate prima della loro entrata in vigore, in base al principio del tempus regit actum.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Detenuto

Il caso riguarda un detenuto che sta scontando la pena dell’ergastolo. Egli aveva presentato un’istanza per ottenere un permesso premio. Il magistrato di sorveglianza di prima istanza aveva respinto la richiesta, ritenendo che le dichiarazioni del condannato sul suo allontanamento dall’ambiente criminale fossero semplici asserzioni e che non emergesse una riflessione critica sufficientemente approfondita sui reati commessi.

Successivamente, il Tribunale di sorveglianza, in sede di reclamo, ha confermato il rigetto, ma con una motivazione diversa. I giudici hanno infatti applicato la nuova normativa introdotta dal D.L. n. 162 del 2022, entrata in vigore dopo la presentazione dell’istanza originaria. Secondo il Tribunale, la domanda del detenuto era carente dei nuovi requisiti imposti dalla legge, requisiti che non erano stati integrati neanche in sede di reclamo.

Il Principio del “Tempus Regit Actum” e il Permesso Premio

Il nucleo della controversia legale si concentra sull’applicabilità della nuova normativa a procedimenti già in corso. La difesa del condannato sosteneva che, essendo l’istanza stata presentata prima dell’entrata in vigore del D.L. n. 162/2022, dovesse essere valutata secondo il regime normativo precedente, meno restrittivo.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, aderendo a un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha ribadito che le norme che disciplinano i benefici penitenziari hanno natura processuale. In assenza di una specifica disciplina transitoria, a tali norme si applica il principio generale del tempus regit actum (letteralmente, “il tempo regola l’atto”). Questo significa che la legge applicabile è quella in vigore al momento della decisione, non al momento della presentazione della domanda.

La Posizione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la correttezza della decisione del Tribunale di sorveglianza.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno spiegato che il Tribunale ha correttamente applicato il nuovo regime normativo, che ha sostituito integralmente le disposizioni precedenti sull’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario per i condannati per reati ostativi. La nuova legge impone all’interessato di allegare specifici elementi, come l’adempimento delle obbligazioni civili derivanti dal reato, la partecipazione a percorsi di giustizia riparativa e l’esistenza di iniziative a favore delle vittime. Poiché l’istanza del detenuto e il successivo reclamo erano privi di tali allegazioni, la domanda è stata ritenuta carente. La Corte ha inoltre giudicato inammissibile l’argomentazione difensiva relativa all’assenza di pericolosità sociale attuale, in quanto non pertinente rispetto al motivo effettivo del rigetto, che era di natura puramente procedurale.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un punto fermo: le modifiche normative in materia di benefici penitenziari, come il permesso premio, hanno efficacia immediata e si applicano a tutti i procedimenti in corso al momento della loro entrata in vigore. I condannati che hanno presentato istanze prima della riforma devono, pertanto, adeguare le proprie richieste ai nuovi e più specifici requisiti previsti dalla legge, dimostrando concretamente il proprio percorso rieducativo e l’impegno verso la riparazione del danno causato alle vittime.

La nuova legge sui permessi premio (d.l. 162/2022) si applica anche a una richiesta presentata prima della sua entrata in vigore?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova legge si applica anche alle istanze pendenti, in virtù del principio giuridico ‘tempus regit actum’, secondo cui le norme processuali hanno efficacia immediata.

Quali nuovi elementi deve contenere un’istanza di permesso premio secondo la nuova normativa?
La sentenza chiarisce che la nuova legge richiede al condannato di fornire allegazioni specifiche riguardanti l’adempimento delle obbligazioni civili e pecuniarie, la partecipazione a percorsi di giustizia riparativa e l’esistenza di iniziative a favore delle vittime.

Perché il ricorso del detenuto è stato respinto dalla Cassazione?
Il ricorso è stato respinto perché il Tribunale di sorveglianza aveva correttamente applicato la nuova normativa, più restrittiva. L’istanza del detenuto era carente dei nuovi requisiti richiesti dalla legge, e questo vizio procedurale ha reso la domanda inammissibile, a prescindere da valutazioni sulla sua attuale pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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