Permesso Premio: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
Il permesso premio rappresenta un istituto fondamentale dell’ordinamento penitenziario, uno strumento volto a favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessa della personalità e del percorso del detenuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11529/2024) chiarisce i limiti del ricorso avverso il diniego di tale beneficio, sottolineando quando questo risulta inammissibile.
I Fatti del Caso
Un detenuto, dopo aver ricevuto un diniego alla sua richiesta di permesso premio da parte del Magistrato di Sorveglianza, presentava reclamo al Tribunale di Sorveglianza. Anche quest’ultimo confermava la decisione negativa.
Avverso tale ordinanza, il difensore del detenuto proponeva ricorso per cassazione, lamentando violazione di legge, vizio di motivazione e travisamento dei fatti. La tesi difensiva sosteneva che il Tribunale non avesse valutato correttamente una relazione di sintesi che, a dire del ricorrente, attestava un ‘ineccepibile percorso intramurario’.
La Decisione sul permesso premio
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due ragioni principali: i motivi del ricorso erano manifestamente infondati e, inoltre, si limitavano a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte con argomenti corretti dal Tribunale di Sorveglianza.
La Corte Suprema ha evidenziato come il giudice di merito avesse, in realtà, effettuato una valutazione completa e non illogica. Non si era limitato a considerare gli aspetti positivi, ma aveva dato il giusto peso anche a circostanze negative emerse dalla medesima relazione, tra cui una ‘scarsa capacità’ del soggetto.
Le motivazioni della Cassazione
La motivazione della Corte di Cassazione è cruciale per comprendere i limiti del sindacato di legittimità. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo scopo non è rivalutare i fatti (ad esempio, se il detenuto meritasse o meno il permesso premio), ma controllare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e coerente.
Nel caso di specie, il Tribunale di Sorveglianza aveva adempiuto al suo dovere: aveva esaminato la relazione, ne aveva colto sia gli aspetti favorevoli sia quelli sfavorevoli e, sulla base di un bilanciamento complessivo, aveva concluso per il rigetto dell’istanza. Il fatto che la difesa non condividesse questo bilanciamento non costituisce un vizio di legittimità censurabile in Cassazione. Riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza individuare un preciso errore di diritto o un’evidente illogicità nel ragionamento del giudice precedente, rende il ricorso inevitabilmente inammissibile.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per ottenere un permesso premio, non è sufficiente evidenziare solo gli aspetti positivi della propria condotta detentiva. La valutazione del giudice è globale e tiene conto di tutti gli elementi disponibili per delineare la personalità del condannato. Un ricorso in Cassazione che si limita a contestare la valutazione di merito del Tribunale di Sorveglianza, senza sollevare specifiche questioni di diritto, è destinato all’insuccesso. La decisione insegna che il percorso verso il reinserimento sociale richiede una maturazione completa, che va oltre la semplice assenza di infrazioni disciplinari, e che il sindacato della Cassazione è rigorosamente limitato alla correttezza giuridica e logica della decisione impugnata.
Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché si basava su motivi manifestamente infondati e riproponeva censure già correttamente esaminate e respinte dal Tribunale di Sorveglianza, senza evidenziare vizi di legittimità.
La sola buona condotta in carcere garantisce il permesso premio?
No. Secondo questa ordinanza, la valutazione del giudice deve essere complessiva. Anche in presenza di elementi positivi emersi da una relazione, la presenza di circostanze negative (come una ‘scarsa capacità’) può legittimamente portare al diniego del beneficio.
Cosa valuta la Corte di Cassazione in un ricorso contro il diniego di un permesso premio?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti per decidere se il detenuto meriti il permesso. Il suo compito è verificare se il Tribunale di Sorveglianza abbia violato la legge o se la sua motivazione sia manifestamente illogica o contraddittoria.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11529 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11529 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 22/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ROMA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 17/10/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato in fatto e considerato in diritto
Con l’ordinanza in epigrafe il Tribunale di sorveglianza di Roma respingeva il reclamo proposto da NOME COGNOME, ai sensi dell’art. 30-ter Ord. Pen., avverso il provvedimento con cui il Magistrato di sorveglianza di Roma gli aveva rigettato l’istanza di permesso premio.
Avverso tale ordinanza COGNOME, a mezzo del suo difensore, ricorreva per cassazione, deducendo violazione di legge, vizio di motivazione e travisamento dei fatti, per avere Tribunale di sorveglianza di Roma, nell’impugnato provvedimento, con il quale è stato respi omesso di correttamente valutare quanto emergente dalla relazione di sintesi del 02/02/2023 da cui emergeva l’ineccepibile percorso intrannurario del COGNOME.
Il ricorso è inammissibile, essendo fondato su motivi manifestamente infondati, ed in quanto riproduttivi di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corr argomenti giuridici dal Tribunale di sorveglianza di Roma, il quale ha evidenziato come dalla relazione di sintesi emergessero, oltre a circostanze positive, anche una “scarsa capacità