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Permesso premio: Cassazione conferma il diniego

Un detenuto si è visto negare un permesso premio. Il suo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. La Corte ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente valutato la relazione di sintesi, considerando non solo gli aspetti positivi del percorso del detenuto, ma anche elementi negativi come una ‘scarsa capacità’, giustificando così il rigetto dell’istanza.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il permesso premio rappresenta un istituto fondamentale dell’ordinamento penitenziario, uno strumento volto a favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessa della personalità e del percorso del detenuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11529/2024) chiarisce i limiti del ricorso avverso il diniego di tale beneficio, sottolineando quando questo risulta inammissibile.

I Fatti del Caso

Un detenuto, dopo aver ricevuto un diniego alla sua richiesta di permesso premio da parte del Magistrato di Sorveglianza, presentava reclamo al Tribunale di Sorveglianza. Anche quest’ultimo confermava la decisione negativa.

Avverso tale ordinanza, il difensore del detenuto proponeva ricorso per cassazione, lamentando violazione di legge, vizio di motivazione e travisamento dei fatti. La tesi difensiva sosteneva che il Tribunale non avesse valutato correttamente una relazione di sintesi che, a dire del ricorrente, attestava un ‘ineccepibile percorso intramurario’.

La Decisione sul permesso premio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due ragioni principali: i motivi del ricorso erano manifestamente infondati e, inoltre, si limitavano a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte con argomenti corretti dal Tribunale di Sorveglianza.

La Corte Suprema ha evidenziato come il giudice di merito avesse, in realtà, effettuato una valutazione completa e non illogica. Non si era limitato a considerare gli aspetti positivi, ma aveva dato il giusto peso anche a circostanze negative emerse dalla medesima relazione, tra cui una ‘scarsa capacità’ del soggetto.

Le motivazioni della Cassazione

La motivazione della Corte di Cassazione è cruciale per comprendere i limiti del sindacato di legittimità. Il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo scopo non è rivalutare i fatti (ad esempio, se il detenuto meritasse o meno il permesso premio), ma controllare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e coerente.

Nel caso di specie, il Tribunale di Sorveglianza aveva adempiuto al suo dovere: aveva esaminato la relazione, ne aveva colto sia gli aspetti favorevoli sia quelli sfavorevoli e, sulla base di un bilanciamento complessivo, aveva concluso per il rigetto dell’istanza. Il fatto che la difesa non condividesse questo bilanciamento non costituisce un vizio di legittimità censurabile in Cassazione. Riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza individuare un preciso errore di diritto o un’evidente illogicità nel ragionamento del giudice precedente, rende il ricorso inevitabilmente inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per ottenere un permesso premio, non è sufficiente evidenziare solo gli aspetti positivi della propria condotta detentiva. La valutazione del giudice è globale e tiene conto di tutti gli elementi disponibili per delineare la personalità del condannato. Un ricorso in Cassazione che si limita a contestare la valutazione di merito del Tribunale di Sorveglianza, senza sollevare specifiche questioni di diritto, è destinato all’insuccesso. La decisione insegna che il percorso verso il reinserimento sociale richiede una maturazione completa, che va oltre la semplice assenza di infrazioni disciplinari, e che il sindacato della Cassazione è rigorosamente limitato alla correttezza giuridica e logica della decisione impugnata.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché si basava su motivi manifestamente infondati e riproponeva censure già correttamente esaminate e respinte dal Tribunale di Sorveglianza, senza evidenziare vizi di legittimità.

La sola buona condotta in carcere garantisce il permesso premio?
No. Secondo questa ordinanza, la valutazione del giudice deve essere complessiva. Anche in presenza di elementi positivi emersi da una relazione, la presenza di circostanze negative (come una ‘scarsa capacità’) può legittimamente portare al diniego del beneficio.

Cosa valuta la Corte di Cassazione in un ricorso contro il diniego di un permesso premio?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti per decidere se il detenuto meriti il permesso. Il suo compito è verificare se il Tribunale di Sorveglianza abbia violato la legge o se la sua motivazione sia manifestamente illogica o contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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