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Permesso premio 41-bis: la Cassazione conferma il no

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto in regime speciale contro il diniego di un permesso premio. La Suprema Corte ha chiarito che la normativa vigente (art. 4-bis Ord. pen.) esclude esplicitamente la concessione di un permesso premio a un detenuto 41-bis. La persistenza stessa del regime speciale è considerata prova sufficiente del mantenimento dei legami con la criminalità organizzata, rendendo la richiesta inammissibile e le questioni di costituzionalità irrilevanti in assenza di prove concrete del contrario.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso Premio 41-bis: La Cassazione chiarisce i limiti invalicabili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine dell’ordinamento penitenziario: per i detenuti sottoposti al regime speciale del 41-bis, la porta del permesso premio 41-bis rimane saldamente chiusa. La pronuncia analizza il complesso intreccio tra la normativa di rigore e i benefici penitenziari, confermando l’impostazione restrittiva voluta dal legislatore con le recenti modifiche normative.

I Fatti del Caso: La Richiesta di un Detenuto in Regime Speciale

La vicenda trae origine dalla domanda di un detenuto, sottoposto al regime del cosiddetto ‘carcere duro’, volta a ottenere un permesso premio. La richiesta veniva dichiarata inammissibile in prima istanza dal Magistrato di Sorveglianza. Contro tale decisione, il detenuto proponeva reclamo al Tribunale di Sorveglianza, il quale, tuttavia, confermava il diniego. Le ragioni del rigetto si fondavano su due pilastri: la sottoposizione del soggetto al regime speciale e la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell’art. 4-bis, comma 2, dell’Ordinamento Penitenziario, come modificato dalla legge n. 199 del 2022. Ritenendosi leso, il condannato si rivolgeva infine alla Corte di Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge e riproponendo i dubbi di costituzionalità della norma ostativa.

Il Nocciolo della Questione: L’ostacolo normativo del permesso premio 41-bis

Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avrebbero dovuto valutare la concreta e attuale assenza di collegamenti con la criminalità organizzata, presupposto che, a suo dire, avrebbe dovuto superare l’automatismo del divieto. Secondo la difesa, la normativa, non prevedendo la possibilità di concedere benefici in presenza di prove sulla cessazione della pericolosità sociale, violerebbe i principi costituzionali ed europei. La Procura Generale presso la Corte, invece, concludeva per l’inammissibilità del ricorso, ritenendo la normativa chiara e insuperabile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Le argomentazioni dei giudici si sono sviluppate lungo tre direttrici principali.

1. Il Tenore Letterale della Norma

In primo luogo, la Corte ha sottolineato la chiarezza dell’art. 4-bis, comma 2, Ord. pen. La disposizione, nella sua attuale formulazione, esclude ‘espressamente’ la concessione del permesso premio a chiunque sia sottoposto al regime detentivo speciale dell’art. 41-bis. Non vi è, secondo la Corte, alcuno spazio per un’interpretazione differente. La volontà del legislatore è stata quella di creare una barriera netta tra questo regime e l’accesso a determinati benefici.

2. La Presunzione di Pericolosità Legata al Regime Speciale

Un punto cruciale della motivazione riguarda il nesso tra il regime 41-bis e la presunzione di pericolosità. La Corte afferma che ‘la sussistenza della attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata è stata coerentemente desunta dalla permanenza del regime sopra indicato’. In altre parole, finché un detenuto è sottoposto al 41-bis, si presume che i legami con l’organizzazione criminale non siano recisi. Il ricorrente, nel caso di specie, si era limitato a ‘sostenere genericamente’ la cessazione di tali legami, senza però ‘dedurre nulla sul punto’, ovvero senza fornire alcun elemento concreto a supporto della sua tesi. Di fronte a una presunzione legale così forte, una mera affermazione generica è del tutto insufficiente.

3. L’Irrilevanza della Questione Costituzionale

Infine, la Cassazione ha dichiarato irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata. La ragione è strettamente connessa al punto precedente: il ricorrente non aveva allegato alcun elemento specifico e verificabile che potesse confermare l’assenza di collegamenti con il suo passato criminale. Senza una base fattuale su cui discutere, la questione di costituzionalità diventa astratta e ipotetica. Per poter anche solo esaminare la conformità della norma alla Costituzione, sarebbe stato necessario che il detenuto fornisse prove concrete della rescissione dei legami, condizione indispensabile per ottenere la revoca del regime differenziato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con fermezza la linea di rigore dell’ordinamento penitenziario nei confronti dei vertici delle organizzazioni criminali. La Corte stabilisce che, allo stato attuale della legislazione, la sottoposizione al regime 41-bis rappresenta un ostacolo insormontabile alla concessione del permesso premio. La presunzione di pericolosità sociale che giustifica il ‘carcere duro’ si estende fino a precludere l’accesso ai benefici, a meno che il detenuto non fornisca prove concrete e specifiche di un’avvenuta e definitiva dissociazione, presupposto che non è stato minimamente dimostrato nel caso esaminato.

Un detenuto in regime 41-bis può ottenere un permesso premio?
No. La sentenza chiarisce che la normativa vigente (art. 4-bis, comma 2, Ord. pen.) esclude espressamente la concessione di permessi premio a chi è sottoposto al regime detentivo speciale dell’art. 41-bis.

Perché la Corte ha ritenuto irrilevante la questione di legittimità costituzionale?
La Corte l’ha ritenuta irrilevante perché il ricorrente non ha fornito alcun elemento concreto a dimostrazione dell’effettiva assenza di collegamenti con la criminalità organizzata. Senza questa base fattuale, la questione sulla costituzionalità della norma diventa astratta e non esaminabile nel caso specifico.

La sola permanenza nel regime 41-bis è sufficiente a negare il permesso?
Sì. Secondo la Corte, la sussistenza del regime detentivo speciale viene coerentemente interpretata come prova della persistenza dei collegamenti con la criminalità organizzata, giustificando così il diniego del permesso premio, soprattutto quando il ricorrente si limita a sostenere genericamente la cessazione di tali legami senza fornire alcuna prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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