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Permesso per gravi motivi: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto che chiedeva un permesso per gravi motivi per visitare la madre. L’ordinanza conferma che tale beneficio è eccezionale e non può essere concesso in assenza di un ‘imminente pericolo di vita’ o di altri eventi familiari di ‘particolare gravità’, ribadendo la sua natura umanitaria e non trattamentale.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso per gravi motivi: la Cassazione ne definisce i rigidi confini

Il permesso per gravi motivi, previsto dall’ordinamento penitenziario, rappresenta un istituto di fondamentale importanza nel bilanciamento tra l’esigenza di certezza della pena e il principio di umanizzazione del trattamento carcerario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 12081 del 2024, torna a fare chiarezza sui presupposti necessari per la sua concessione, confermando un orientamento giurisprudenziale rigoroso e restrittivo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un detenuto avverso la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Ancona. Quest’ultimo aveva negato la concessione di un permesso per visitare la madre gravemente ammalata. Il ricorrente, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione, sosteneva il proprio diritto a ottenere tale beneficio. Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, aveva fondato il diniego sulla base di una valutazione di fatto: l’assenza di una condizione di ‘imminente pericolo di vita’ della congiunta, ritenuto requisito indispensabile.

La Decisione della Corte e il permesso per gravi motivi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso ‘inammissibile’ in quanto manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno ritenuto che la motivazione del Tribunale di Sorveglianza fosse adeguata, logica e in linea con l’interpretazione consolidata della norma. La Corte ha colto l’occasione per ribadire la natura eccezionale del permesso per gravi motivi e i precisi limiti entro cui può essere accordato.

La Natura Eccezionale del Permesso

Il punto centrale dell’argomentazione della Cassazione risiede nella distinzione tra istituti trattamentali e benefici eccezionali. Il permesso di necessità non è uno strumento volto al reinserimento sociale del detenuto (finalità trattamentale), ma un beneficio con finalità puramente umanitarie. Esso può essere concesso solo al verificarsi di situazioni di ‘particolare gravità’ che incidono sulla sfera personale e familiare del detenuto. Non è, quindi, uno strumento per attenuare l’isolamento carcerario o per favorire il mantenimento generico delle relazioni familiari e sociali.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che per la concessione del permesso per gravi motivi devono sussistere i presupposti tassativamente indicati dall’art. 30 della legge n. 354 del 1975. Questi si dividono in due categorie:

1. Imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente (comma 1): Si tratta di una situazione di emergenza assoluta, che richiede una prova rigorosa della prossimità dell’evento letale.
2. Eccezionali eventi familiari di particolare gravità (comma 2): Questa categoria, seppur più ampia, richiede la compresenza di tre requisiti: l’eccezionalità dell’evento, la sua particolare gravità e una stretta correlazione con la vita familiare del detenuto. L’accertamento di tali requisiti deve tenere conto dell’impatto concreto dell’evento sulla vicenda umana del richiedente.

Nel caso di specie, il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente escluso la sussistenza di tali presupposti, in particolare l’imminenza del pericolo di vita della madre. Le argomentazioni del ricorrente non sono state ritenute idonee a superare questa valutazione, che si fondava su un’analisi logica e giuridicamente corretta, allineata alla costante giurisprudenza della Corte stessa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che l’accesso al permesso per gravi motivi è soggetto a un’interpretazione molto restrittiva. La decisione sottolinea che la semplice condizione di grave malattia di un familiare, per quanto umanamente rilevante, non è di per sé sufficiente a giustificare la concessione del beneficio. È necessario dimostrare un quid pluris, rappresentato dall’imminenza del pericolo di vita o dalla combinazione di eccezionalità e particolare gravità dell’evento. Questa pronuncia serve da monito: il permesso non è un diritto automatico, ma un’eccezione alla regola della detenzione, la cui applicazione è riservata a circostanze fattuali di comprovata e straordinaria serietà.

Quando un detenuto può ottenere un permesso per gravi motivi familiari?
Secondo la sentenza, un permesso può essere concesso solo in situazioni eccezionali di particolare gravità, specificamente quando sussiste un ‘imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente’ oppure in caso di altri ‘eventi familiari di particolare gravità’.

Il desiderio di mantenere le relazioni familiari è sufficiente per ottenere un permesso?
No. La Corte chiarisce che il permesso è un beneficio eccezionale per l’umanizzazione della pena e non uno strumento trattamentale. Il suo scopo non è attenuare l’isolamento del detenuto mantenendo i rapporti familiari, ma far fronte a situazioni di comprovata e particolare gravità.

Cosa succede se un ricorso contro il diniego di un permesso viene ritenuto manifestamente infondato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Il ricorrente viene di conseguenza condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, presumendosi una sua colpa nel proporre un ricorso privo dei requisiti per essere accolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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