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Permesso in sanatoria: quando il giudice può annullarlo

La Corte di Cassazione conferma che il giudice penale ha il potere di disapplicare un permesso in sanatoria se lo ritiene illegittimo, anche se rilasciato dalla Pubblica Amministrazione. Nel caso specifico, un ampliamento alberghiero di 2210 mc aveva ottenuto una sanatoria nonostante superasse il limite legale di 750 mc. La Corte ha stabilito che tale limite si applica a tutti gli immobili, residenziali e non, e che un permesso rilasciato in violazione di legge non estingue il reato edilizio né l’ordine di demolizione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso in Sanatoria Illegittimo: Il Giudice Penale Può Disapplicarlo?

Ottenere un permesso in sanatoria dalla Pubblica Amministrazione per un abuso edilizio non garantisce la salvezza da un ordine di demolizione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9331/2024, ribadisce un principio fondamentale: il giudice penale ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del titolo abilitativo. Se il permesso è stato rilasciato in violazione di legge, esso è tamquam non esset, ovvero come se non esistesse, e non può fermare le ruspe.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un abuso edilizio commesso negli anni ’80 in una nota località turistica. Il legale rappresentante di una società alberghiera aveva realizzato un corpo di fabbrica aggiuntivo di notevoli dimensioni, pari a 2210 metri cubi, per la creazione di 13 nuove camere con servizi e terrazze. Per tale opera, era intervenuta una sentenza di condanna nel 1991, con conseguente ordine di demolizione.

Nonostante ciò, nel 2021, il proprietario otteneva dal Comune un permesso di costruire in sanatoria, basandosi sulla legge n. 724 del 1994 (il cosiddetto “secondo condono edilizio”). Forte di questo titolo, promuoveva un incidente di esecuzione per ottenere la revoca dell’ordine di demolizione. Tuttavia, sia il Giudice dell’Esecuzione che, ora, la Corte di Cassazione, hanno respinto la sua richiesta.

Il Limite Volumetrico del Permesso in Sanatoria

Il primo motivo di ricorso si basava su un’interpretazione della normativa sul condono. Il ricorrente sosteneva che il limite volumetrico di 750 metri cubi, previsto dall’art. 39 della legge n. 724/1994 per poter accedere alla sanatoria, fosse applicabile solo agli edifici residenziali e non a quelli destinati a ricezione turistica.

La Corte ha smontato questa tesi, confermando l’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. La norma non opera alcuna distinzione in base alla tipologia degli edifici. Il limite di 750 mc è un requisito oggettivo e invalicabile per tutte le opere, senza distinzioni tra residenziali e non. Poiché l’ampliamento in questione era di 2210 mc, superava di gran lunga il limite consentito, rendendo il permesso in sanatoria palesemente illegittimo.

Il Potere del Giudice Penale sul Permesso in Sanatoria

Il cuore della controversia risiede nel secondo motivo di ricorso: può il giudice penale sindacare la legittimità di un atto amministrativo, come il permesso in sanatoria, una volta che è stato rilasciato? Il ricorrente sosteneva di no, invocando anche la scadenza dei termini per l’autotutela da parte della Pubblica Amministrazione e il principio di affidamento.

La Cassazione ha ribadito con fermezza la sua posizione, ormai trentennale. Il giudice penale, per accertare la sussistenza di un reato edilizio o, come in questo caso, per decidere sulla validità di una causa estintiva, deve verificare la conformità dell’opera alla normativa urbanistica. Questo controllo include la legittimità del titolo abilitativo. Un permesso rilasciato in contrasto con le norme (ad esempio, superando i limiti volumetrici) è un atto illegittimo che non produce l’effetto estintivo del reato. Non si tratta di una “disapplicazione” in senso tecnico, ma della valutazione di un elemento normativo della fattispecie penale. L’assenza di un titolo valido o la presenza di un titolo illegittimo sono, ai fini penali, situazioni equivalenti.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un percorso logico-giuridico solido e coerente con la propria giurisprudenza. Ha sottolineato che il rilascio di un permesso in sanatoria non è un colpo di spugna automatico. Esso presuppone una doppia conformità dell’opera alla disciplina urbanistica, sia al momento della costruzione che a quello della richiesta. Il giudice penale non può essere un mero spettatore, ma deve verificare che questi presupposti sussistano. Ignorare un’illegittimità macroscopica, come il superamento di quasi tre volte del limite di cubatura, significherebbe abdicare al proprio ruolo di garante della legalità.

Inoltre, la Corte ha respinto l’argomento basato sulla tutela dell’affidamento. Non è possibile invocare la buona fede di fronte a un’illegittimità così evidente, né la presunta inerzia della Pubblica Amministrazione può sanare un vizio così grave. L’ordine di demolizione, quale sanzione ripristinatoria dell’ordine urbanistico violato, mantiene la sua piena efficacia.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito. Chi ha commesso un abuso edilizio non può confidare ciecamente in un permesso in sanatoria ottenuto dalla Pubblica Amministrazione per evitare le conseguenze della propria condotta illecita. Il vaglio del giudice penale è sempre possibile e può portare alla conclusione che il titolo, sebbene formalmente esistente, sia sostanzialmente nullo ai fini dell’estinzione del reato e della relativa sanzione demolitoria. La legalità urbanistica è un bene primario e il suo ripristino prevale su atti amministrativi palesemente illegittimi.

Il limite volumetrico di 750 metri cubi per il condono edilizio (legge n. 724/1994) si applica solo agli edifici residenziali?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il limite volumetrico di 750 metri cubi previsto dalla legge si applica a tutte le tipologie di opere abusive, senza distinzione tra quelle a carattere residenziale e quelle non residenziali, come gli edifici per la ricezione turistica.

Può un giudice penale ignorare o “disapplicare” un permesso in sanatoria rilasciato da un Comune?
Sì. Il giudice penale ha il potere e il dovere di verificare in via incidentale la legittimità del permesso in sanatoria. Se accerta che il permesso è stato rilasciato in violazione di legge (ad esempio, perché l’abuso supera i limiti consentiti), lo considera illegittimo e, di conseguenza, inefficace a estinguere il reato edilizio e il relativo ordine di demolizione.

L’affidamento del cittadino in un atto della Pubblica Amministrazione può impedire la demolizione?
No, non in caso di illegittimità macroscopica. La Corte ha affermato che non è possibile invocare la buona fede o l’affidamento quando il permesso in sanatoria è palesemente illegittimo, come nel caso di un superamento così evidente dei limiti volumetrici. L’interesse pubblico al ripristino della legalità prevale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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