LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Permesso di necessità: limiti e finalità secondo la C.

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che concedeva a un detenuto un permesso di necessità per partecipare a una rappresentazione teatrale. La Corte ha ribadito che questo beneficio è strettamente riservato a eventi familiari di eccezionale gravità e non può essere utilizzato per finalità di reinserimento sociale, per le quali esistono altri strumenti normativi. La decisione sottolinea la necessità di un’interpretazione rigorosa dei presupposti del permesso di necessità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di necessità: i confini stabiliti dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31801/2025, è intervenuta per tracciare una linea netta sui presupposti di applicazione del permesso di necessità previsto dall’art. 30 dell’Ordinamento Penitenziario. La pronuncia chiarisce che tale beneficio, pensato per situazioni umanitarie eccezionali, non può essere esteso a iniziative di carattere culturale o trattamentale, seppur lodevoli. Il caso riguardava un detenuto, attore in una compagnia teatrale, a cui era stato concesso un permesso per partecipare a uno spettacolo. Una decisione che, sebbene mossa da finalità di reinserimento sociale, è stata ritenuta giuridicamente errata dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un Magistrato di Sorveglianza concedeva a un detenuto, condannato per un reato ostativo, un permesso per prendere parte a una rappresentazione teatrale, disponendo l’accompagnamento da parte della polizia penitenziaria. Secondo il Magistrato e, in un secondo momento, il Tribunale di Sorveglianza che ne confermava la decisione, l’iniziativa rientrava in un percorso di valorizzazione artistica e di integrazione con la comunità esterna, rispondendo a finalità di umanizzazione della pena.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello, tuttavia, impugnava tale decisione, sostenendo che essa violasse i limiti imposti dall’art. 30 dell’Ordinamento Penitenziario. Secondo l’accusa, il Tribunale aveva esteso l’istituto del permesso di necessità a un’ipotesi non prevista dalla legge, equiparando un’esigenza trattamentale a un grave evento familiare, unico presupposto legittimante.

La Decisione della Corte di Cassazione e i limiti del permesso di necessità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza e il provvedimento originario del Magistrato. La Corte ha stabilito che l’applicazione dell’art. 30 Ord. pen. al caso di specie era illegittima. I giudici di legittimità hanno riaffermato la natura eccezionale del permesso di necessità, sottolineando come la sua funzione sia esclusivamente quella di rispondere a situazioni gravi e urgenti legate alla sfera familiare del detenuto.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una rigorosa interpretazione letterale e sistematica dell’art. 30 Ord. pen. La norma distingue due ipotesi:

1. Primo comma: Concessione del permesso in caso di “imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente”.
2. Secondo comma: Possibilità di concedere “analoghi permessi” per “eventi familiari di particolare gravità”.

Secondo la Cassazione, la giurisprudenza consolidata interpreta questa disciplina in modo restrittivo. Per concedere il permesso sono necessari tre requisiti inderogabili: l’eccezionalità della concessione, la particolare gravità dell’evento e la sua stretta correlazione con la vita familiare del detenuto. L’evento, anche se non necessariamente luttuoso, deve essere un fatto storico specifico, al di fuori della quotidianità, capace di incidere profondamente nella vicenda umana e familiare del condannato.

L’ordinanza impugnata, invece, aveva utilizzato questo strumento per una finalità, quella del “graduale reinserimento nella società”, che è propria di altri istituti, come i permessi premio previsti dall’art. 30-ter Ord. pen. La Corte ha chiarito che, sebbene la risocializzazione sia un principio cardine dell’esecuzione penale (art. 27 Cost.), essa deve essere perseguita attraverso gli strumenti che l’ordinamento specificamente prevede. Piegare il permesso di necessità a scopi trattamentali ne snatura la funzione, che è puramente umanitaria e legata a emergenze familiari.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di sorveglianza: i benefici penitenziari non sono fungibili tra loro. Ogni istituto ha una sua precisa finalità e presupposti applicativi che non possono essere ampliati in via interpretativa, neanche per perseguire obiettivi lodevoli come il reinserimento sociale del condannato. Il permesso di necessità resta ancorato alla sua origine e funzione: consentire al detenuto di essere vicino ai propri cari in momenti di eccezionale e comprovata gravità familiare. Per le esigenze legate al percorso di rieducazione e reinserimento, l’ordinamento prevede altri e più appropriati strumenti giuridici.

È possibile concedere un permesso di necessità a un detenuto per partecipare a un’attività culturale come una rappresentazione teatrale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il permesso di necessità previsto dall’art. 30 Ord. pen. è strettamente limitato a eventi familiari di particolare gravità e non può essere esteso a finalità trattamentali o di risocializzazione, come la partecipazione a un’attività culturale.

Quali sono i requisiti per ottenere un permesso di necessità ai sensi dell’art. 30 Ord. pen.?
I requisiti cumulativi sono tre: l’eccezionalità della concessione, la particolare gravità dell’evento giustificativo e la correlazione di tale evento con la vita familiare del detenuto. L’evento deve essere non ordinario e incidere in modo significativo sulla sfera familiare.

L’obiettivo di reinserimento sociale del detenuto può giustificare un’interpretazione più ampia del permesso di necessità?
No. Sebbene il reinserimento sociale sia una finalità costituzionalmente garantita, deve essere perseguito con gli strumenti specifici previsti dall’ordinamento penitenziario (come i permessi premio ex art. 30-ter). L’utilizzo del permesso di necessità per tali scopi è considerato un’applicazione errata della norma, la cui finalità è umanitaria e legata a emergenze familiari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati