LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Permesso di necessità: la Cassazione sulla competenza

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto che dichiarava inammissibile il reclamo di un detenuto contro il diniego di un permesso di necessità per visitare la tomba della madre. La Corte ha stabilito che la competenza a decidere su tale reclamo spetta al Tribunale di sorveglianza in composizione collegiale e non al suo Presidente monocraticamente. La decisione deve avvenire nel rispetto del contraddittorio e non con una procedura ‘de plano’, data la sua incidenza sulla libertà personale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di necessità: chi decide sul reclamo del detenuto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25114/2025, ha riaffermato un principio cruciale in materia di diritti dei detenuti, specificando le corrette procedure da seguire per il reclamo contro il diniego di un permesso di necessità. Questa decisione chiarisce che la competenza a giudicare non è del Presidente del Tribunale di Sorveglianza, ma dell’intero collegio, e che la procedura deve sempre garantire il contraddittorio tra le parti.

I Fatti del Caso

Un detenuto aveva richiesto un permesso di necessità ai sensi dell’art. 30 dell’ordinamento penitenziario per recarsi al cimitero a visitare la tomba della madre defunta. L’istanza era stata respinta e, di conseguenza, il detenuto aveva presentato reclamo.

Tuttavia, il Presidente del Tribunale di sorveglianza, agendo monocraticamente, aveva dichiarato il reclamo inammissibile attraverso una procedura de plano, ovvero senza indire un’udienza e senza sentire le parti. Contro questo decreto, il difensore del detenuto ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una motivazione apparente e una violazione di legge.

La questione della competenza sul permesso di necessità

La Suprema Corte, intervenendo sulla questione, ha sollevato d’ufficio un profilo di nullità assoluta del provvedimento impugnato, ancor prima di esaminare i motivi specifici del ricorso. Il punto centrale non era tanto il merito della richiesta del detenuto, quanto la procedura seguita per deciderne il reclamo.

La Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato: il reclamo in materia di permessi, incidendo sullo stato di libertà della persona, deve essere trattato come una vera e propria impugnazione. Questo implica che la procedura non può essere semplificata o decisa da un singolo giudice in assenza di un confronto tra le parti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri fondamentali: la competenza dell’organo giudicante e il rispetto del principio del contraddittorio.

1. La Competenza del Tribunale Collegiale: La legge (art. 30-bis ord. pen.) stabilisce chiaramente che la competenza a decidere sul reclamo avverso i provvedimenti del Magistrato di sorveglianza spetta al Tribunale di sorveglianza nella sua composizione collegiale, e non al solo Presidente. L’intervento monocratico del Presidente costituisce quindi un vizio di competenza che determina la nullità assoluta del decreto.

2. La Necessità del Contraddittorio: La Corte ha sottolineato che qualsiasi provvedimento che incide sulla libertà personale, come il diniego di un permesso, richiede il pieno rispetto delle garanzie processuali. La procedura de plano è inammissibile in questo contesto. È necessario seguire il modello procedimentale “tipico” della magistratura di sorveglianza, disciplinato dagli artt. 666 e 678 del codice di procedura penale, che prevede la partecipazione necessaria del difensore e del pubblico ministero. Questo orientamento è stato rafforzato anche da recenti sentenze della Corte Costituzionale (n. 113/2020 e n. 78/2025), che hanno esteso i termini per proporre reclamo proprio per valorizzare la natura di impugnazione di tale strumento.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato il decreto del Presidente del Tribunale di sorveglianza, rinviando gli atti allo stesso Tribunale perché decida nuovamente sul reclamo, questa volta nella sua corretta composizione collegiale e nel rispetto delle regole del contraddittorio. La sentenza riafferma con forza che le garanzie procedurali non possono essere derogate, nemmeno per ragioni di celerità, quando in gioco vi sono diritti fondamentali della persona detenuta, come quello legato alla concessione di un permesso di necessità per eventi familiari di particolare gravità.

Chi è competente a decidere su un reclamo contro il diniego di un permesso di necessità a un detenuto?
La competenza a decidere spetta al Tribunale di sorveglianza in composizione collegiale, non al suo Presidente in via monocratica. Una decisione presa dal solo Presidente è affetta da nullità assoluta per vizio di competenza.

È possibile decidere su tale reclamo con una procedura ‘de plano’ (senza udienza)?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura ‘de plano’ è illegittima in questo contesto. Il reclamo deve essere trattato seguendo le regole del procedimento di sorveglianza (artt. 666 e 678 c.p.p.), che garantiscono il contraddittorio tra le parti, data l’incidenza del provvedimento sullo stato di libertà della persona.

La procedura da seguire cambia a seconda che il detenuto sia già condannato o in attesa di giudizio?
No. La giurisprudenza consolidata ritiene che non sia possibile diversificare la disciplina del contraddittorio in base allo status del detenuto (condannato o imputato), poiché la ‘ratio’ della norma a tutela della libertà personale è la medesima in entrambi i casi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati