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Permesso di costruire: quando un garage è abuso edilizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per aver costruito un garage senza il necessario permesso di costruire. La Corte ha ribadito che una struttura, per essere considerata una semplice pertinenza esente dal permesso, deve avere un volume minimo e non significativo. Nel caso specifico, un garage di oltre 137 metri cubi non può essere qualificato come pertinenza, configurando un abuso edilizio che richiede il permesso di costruire.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di Costruire per un Garage: Quando Diventa Abuso Edilizio?

Molti credono che la costruzione di un garage, essendo un’opera al servizio dell’abitazione principale, non richieda particolari autorizzazioni. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 29752/2024) ci ricorda che non è sempre così. A seconda delle dimensioni e delle caratteristiche, anche un garage può necessitare di un permesso di costruire, e realizzarlo senza può integrare un grave reato di abuso edilizio.

I Fatti del Caso: Un Garage Abusivo e la Condanna

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per aver realizzato una struttura in cemento armato, adibita a garage, senza le dovute autorizzazioni. I reati contestati erano quelli previsti dagli artt. 44, 93, 94 e 95 del d.P.R. 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia).

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo due argomentazioni principali:
1. Il manufatto era un semplice garage, quindi una ‘pertinenza’ dell’edificio principale, e come tale non necessitava di un permesso di costruire.
2. Il reato era ormai estinto per prescrizione, poiché la costruzione era terminata in un’epoca antecedente a quella considerata dai giudici di merito.

Il Concetto di Pertinenza Urbanistica e il Permesso di Costruire

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza la tesi difensiva. Il punto centrale della decisione ruota attorno alla corretta definizione di ‘pertinenza urbanistica’. I giudici hanno chiarito che, per essere considerata tale e non richiedere il permesso di costruire, un’opera deve possedere requisiti ben precisi, tra cui:

* Avere un’individualità fisica e strutturale propria.
* Essere preordinata a un’esigenza oggettiva dell’edificio principale, al cui servizio è posta.
* Essere sfornita di un autonomo valore di mercato.
* Avere un volume minimo, in ogni caso non superiore al 20% di quello dell’edificio principale.

Nel caso specifico, il garage realizzato aveva una volumetria superiore a 137 metri cubi. Un volume così significativo, secondo la Corte, è di per sé sufficiente a escludere la natura pertinenziale dell’opera, in quanto comporta una trasformazione edilizia e urbanistica rilevante del territorio. Pertanto, la sua costruzione richiedeva obbligatoriamente il rilascio del permesso di costruire.

La Questione della Prescrizione

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato che il momento consumativo del reato edilizio, specialmente quando l’opera non è ancora completata, coincide con la data dell’accertamento da parte delle autorità. Nel caso in esame, al momento del sopralluogo, l’attività edilizia era ancora ‘in itinere’ (in corso), e quindi il reato non poteva considerarsi esaurito in una data precedente. Inoltre, la Corte ha censurato il ricorrente per non aver allegato l’intera deposizione testimoniale a supporto della sua tesi, violando il principio di autosufficienza del ricorso.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su due ordini di ragioni. In primo luogo, ha evidenziato vizi procedurali, come la mancata allegazione delle prove testimoniali complete, che impedivano alla Corte stessa di valutare nel merito le censure. Questo riafferma il rigoroso principio di autosufficienza del ricorso per Cassazione.

Nel merito, la Corte ha consolidato il suo orientamento secondo cui la nozione di pertinenza urbanistica ha confini ben definiti. Non è l’intenzione d’uso (ad esempio, garage) a determinare il titolo edilizio necessario, ma le caratteristiche oggettive dell’opera, prima fra tutte la sua volumetria. Un nuovo manufatto che sviluppa un volume significativo non può mai essere considerato una pertinenza minore, poiché incide in modo permanente sull’assetto del territorio e richiede quindi il preventivo controllo della pubblica amministrazione attraverso il rilascio del permesso di costruire.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

La sentenza in commento offre un importante monito: non dare mai per scontato che un’opera accessoria, come un garage o un deposito, possa essere costruita liberamente. La qualificazione di un manufatto come ‘pertinenza’ non dipende dalla sua funzione, ma da criteri oggettivi e stringenti, in particolare la ridotta dimensione. Qualsiasi nuova costruzione che comporti una volumetria rilevante è soggetta alla disciplina del permesso di costruire. Agire diversamente significa esporsi a severe conseguenze penali, tra cui l’arresto, l’ammenda e l’ordine di demolizione dell’opera abusiva.

Per costruire un garage è sempre necessario il permesso di costruire?
Non sempre, ma è necessario quando il garage ha un volume significativo che comporta una trasformazione edilizia e urbanistica del territorio. Secondo la sentenza, un garage di oltre 137 metri cubi non può essere considerato una semplice pertinenza e richiede il permesso di costruire.

Cosa si intende per ‘pertinenza urbanistica’ in edilizia?
Si intende un’opera di dimensioni ridotte (indicativamente, non superiore al 20% del volume dell’edificio principale), funzionalmente e oggettivamente al servizio di un edificio principale legittimamente edificato, priva di autonomo valore di mercato e che non crea un aumento del carico urbanistico.

Quando si considera completato (consumato) un reato di abuso edilizio ai fini della prescrizione?
Il reato di abuso edilizio è un reato permanente. La sua consumazione cessa solo con il termine dell’attività abusiva, che può coincidere con il completamento dell’opera, con la sua sospensione volontaria, o con la data dell’accertamento da parte delle autorità se i lavori sono ancora in corso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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