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Permesso di costruire in deroga: limiti per privati

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una società edile che aveva ottenuto un permesso di costruire in deroga per un edificio residenziale e commerciale, giustificandolo come parte di un più ampio progetto di finanza per la realizzazione di un’opera pubblica. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’interesse pubblico di un’opera non può estendersi per “osmosi” a un intervento edilizio privato collegato. Il permesso di costruire in deroga resta uno strumento eccezionale, non applicabile a edifici con finalità puramente privatistiche, rendendo il titolo edilizio rilasciato macroscopicamente illegittimo e confermando il sequestro del cantiere.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di Costruire in Deroga: No all’Effetto ‘Osmosi’ tra Pubblico e Privato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14644 del 2024, ha affrontato un’importante questione relativa ai limiti di applicazione del permesso di costruire in deroga. L’analisi si è concentrata sulla possibilità per un intervento edilizio privato, destinato ad abitazioni e attività commerciali, di beneficiare di tale strumento eccezionale solo perché inserito in un più ampio progetto di finanza (project financing) per la realizzazione di un’opera pubblica. La Corte ha fornito una risposta negativa, tracciando una linea netta tra l’interesse pubblico e quello privato.

I Fatti del Caso

Una società costruttrice aveva avviato la realizzazione di un edificio per civile abitazione e attività commerciali nel Comune di Mercato San Severino. L’intervento era stato autorizzato tramite un permesso di costruire in deroga (n. 15 del 28/03/2022) rispetto agli strumenti urbanistici vigenti. La giustificazione di tale deroga risiedeva nel fatto che l’edificio privato faceva parte di un complesso intervento urbanistico, gestito tramite project financing, che prevedeva anche la costruzione di un nuovo Palazzetto dello Sport per il Comune.

La Procura, tuttavia, ipotizzando i reati di abuso d’ufficio e violazioni edilizie, otteneva dal GIP un sequestro preventivo dell’area e delle opere in costruzione. Il Tribunale del riesame confermava il sequestro, ritenendo che un edificio privato non potesse essere qualificato come opera di ‘interesse pubblico’ e, quindi, non potesse beneficiare della deroga prevista dall’art. 14 del Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001). La società ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo che l’interesse pubblico del progetto complessivo dovesse ‘permeare’ anche l’intervento privato ad esso funzionalmente collegato.

La Questione Giuridica: I Limiti del Permesso di Costruire in Deroga

Il nucleo della controversia giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 14 del Testo Unico Edilizia. Tale norma consente, in via eccezionale, il rilascio di un permesso di costruire che deroga agli strumenti urbanistici generali, ma solo per la realizzazione di edifici pubblici o di interesse pubblico.

La difesa della società sosteneva che:
1. L’interesse pubblico del complessivo intervento di project financing dovesse estendersi anche alla componente privata, essenziale per la sostenibilità economica dell’intera operazione.
2. La qualificazione di ‘interesse pubblico’ potesse applicarsi anche all’edilizia privata, specialmente in contesti di riqualificazione urbana.

Il quesito posto alla Corte era, in sostanza, se l’interesse pubblico di un’opera potesse essere trasferito per ‘osmosi’ a un intervento edilizio di natura esclusivamente privatistica, legittimandone la costruzione in violazione delle norme urbanistiche ordinarie.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la piena legittimità del sequestro. Le motivazioni della Corte sono chiare e si fondano su una rigorosa interpretazione della natura eccezionale del permesso di costruire in deroga.

Innanzitutto, i giudici hanno ribadito che la deroga è uno strumento che incide profondamente sulla pianificazione territoriale e, come tale, deve essere applicato solo in casi eccezionali e puntualmente delimitati. Non può trasformarsi in un mezzo per aggirare surrettiziamente la pianificazione urbanistica.

In secondo luogo, la Corte ha smontato la tesi dell’ ‘osmosi’ dell’interesse pubblico. Sebbene l’intero progetto di finanza fosse stato dichiarato di pubblico interesse dal Consiglio Comunale, questo non basta a trasformare la natura dell’edificio privato. Un immobile destinato a soddisfare un interesse puramente privato (residenziale e commerciale) rimane tale, anche se i suoi proventi sono destinati a finanziare un’opera pubblica. L’interesse pubblico deve essere intrinseco all’opera da realizzare in deroga, non un riflesso di un altro progetto.

La sentenza definisce il permesso rilasciato come affetto da ‘macroscopica illegittimità’, un vizio talmente evidente da rappresentare un indice sintomatico della sussistenza dell’elemento soggettivo del reato. La chiara destinazione ad edilizia privata, infatti, contrastava palesemente con i presupposti richiesti dall’art. 14 del T.U. Edilizia. Infine, la Corte ha sottolineato un’ulteriore criticità: la mancata prova del rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, necessaria poiché parte dell’area ricadeva in zone tutelate, che costituiva un ulteriore elemento ostativo alla legittimità del titolo.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: il permesso di costruire in deroga non può essere utilizzato per legittimare la costruzione di edifici privati sulla base di un presunto interesse pubblico derivato o indiretto. L’interesse che giustifica la deroga deve essere specifico dell’opera stessa e non può essere mutuato da un più ampio contesto progettuale, anche se di rilevanza pubblica. Questa sentenza rafforza la tutela della pianificazione urbanistica, confermando che gli interessi economici privati, seppur funzionali a progetti pubblici, devono comunque sottostare alle regole edilizie ordinarie, salvo che non soddisfino direttamente e intrinsecamente un interesse collettivo qualificato.

Un edificio privato può essere considerato di ‘interesse pubblico’ per ottenere un permesso di costruire in deroga?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un edificio con destinazione puramente privatistica (civile abitazione e attività commerciali) non può essere qualificato come di ‘interesse pubblico’ ai fini dell’art. 14 del T.U. Edilizia. L’interesse pubblico deve essere una caratteristica intrinseca dell’opera e non può derivare dal suo collegamento funzionale o economico con un’opera pubblica.

Il fatto che un’opera privata sia inserita in un ‘project financing’ per un’opera pubblica la autorizza a derogare alle norme urbanistiche?
No. L’inserimento di un’opera privata in un progetto di finanza pubblica non ne altera la natura. L’interesse pubblico del progetto complessivo non si trasferisce per ‘osmosi’ all’intervento privato. Quest’ultimo deve rispettare la strumentazione urbanistica vigente e non può beneficiare del permesso di costruire in deroga.

Cosa intende la Corte per ‘macroscopica illegittimità’ di un permesso di costruire?
Per ‘macroscopica illegittimità’ si intende un vizio del titolo edilizio talmente palese ed evidente da essere immediatamente riconoscibile. Nel caso di specie, consisteva nell’aver concesso una deroga per un edificio chiaramente privato, in palese contrasto con i presupposti normativi. Tale illegittimità rappresenta un significativo indizio della sussistenza dell’elemento soggettivo (dolo o colpa) del reato edilizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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