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Permesso di costruire illegittimo: sequestro valido

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo di un cantiere, ritenendo l’appello inammissibile. I lavori si basavano su un permesso di costruire illegittimo, poiché la capacità edificatoria dell’area era già esaurita. La Corte ha chiarito che il giudice penale può valutare l’illegittimità di un permesso, anche se non formalmente annullato dall’autorità amministrativa. La presunta buona fede del costruttore è stata esclusa a causa della macroscopica natura delle violazioni.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permesso di Costruire Illegittimo: Il Giudice Penale Può Sempre Intervenire

Cosa succede quando si avvia un cantiere sulla base di un’autorizzazione comunale che si rivela poi illegittima? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45587/2024, ha fornito una risposta netta: il possesso di un permesso di costruire illegittimo non mette al riparo dal sequestro penale. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: il giudice penale ha il potere-dovere di valutare la conformità delle opere alla normativa urbanistica, indipendentemente dalla validità formale del titolo abilitativo.

I Fatti del Caso: Costruzione in “Zona Satura”

Il caso riguarda un provvedimento di sequestro preventivo emesso nei confronti di un’area di cantiere di circa 1.480 mq. Il ricorrente aveva avviato i lavori sulla base di titoli edilizi rilasciati dal Comune, ma l’accusa contestava la violazione dell’art. 44 del Testo Unico Edilizia. Il problema centrale era che, secondo il Tribunale del riesame, l’area in questione era da considerarsi una “zona satura” fin dal 2012. Ciò significa che la volumetria edificabile era già stata completamente esaurita da precedenti permessi, rendendo i nuovi titoli sostanzialmente illegittimi fin dall’origine. A complicare il quadro, vi era la realizzazione di un “volume tombato” che, per le sue dimensioni sproporzionate, era stato considerato un corpo di fabbrica interrato idoneo a creare nuovo volume edilizio, e non una semplice intercapedine tecnica.

La Decisione della Cassazione e il permesso di costruire illegittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale del riesame. I giudici hanno smontato le argomentazioni della difesa, basate principalmente sulla presunta validità dei titoli rilasciati dal Comune e sulla buona fede del costruttore.

Il Potere del Giudice Penale sui Titoli Edilizi

Uno dei punti cruciali della sentenza è la riaffermazione del potere del giudice penale di valutare, in via incidentale, la legittimità di un permesso di costruire. La Corte ha chiarito che non si tratta di “disapplicare” un atto amministrativo, ma di verificare se il fatto concreto (la costruzione) integri la fattispecie di reato. Se il permesso contrasta con la disciplina urbanistica e di pianificazione, esso è illegittimo, e l’opera realizzata è abusiva. La pendenza di un ricorso al TAR contro i provvedimenti comunali è stata ritenuta irrilevante ai fini della decisione penale.

La Questione della Buona Fede

La difesa del ricorrente aveva invocato la buona fede, sostenendo di essersi fidato dei titoli abilitativi rilasciati e volturati a suo nome. La Cassazione ha respinto questa tesi, allineandosi al Tribunale del riesame nel qualificare l’illegittimità dei permessi come “macroscopica”. Quando la violazione delle norme è così evidente – come nel caso di edificazione in una zona priva di potenzialità edificatoria – non è possibile invocare la buona fede. L’agente ha il dovere di assicurarsi che il proprio comportamento sia conforme alla legge, specialmente in un settore ad alto impatto come quello edilizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso evidenziando come esso riproponesse le stesse argomentazioni già respinte in sede di riesame, senza apportare nuovi elementi critici. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la valutazione del “fumus commissi delicti” (la parvenza del reato) era stata condotta correttamente dal Tribunale. Quest’ultimo aveva adeguatamente motivato sia sull’illegittimità sostanziale dei titoli abilitativi, sia sulla natura del “volume tombato” come incremento volumetrico, sia sulla mancanza dell’elemento soggettivo della colpa in capo al ricorrente. La complessiva “opacità” della vicenda, che vedeva pendente un procedimento penale anche per altri reati e a carico di altre persone, è stata un ulteriore elemento considerato dai giudici nel confermare la misura cautelare del sequestro.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza n. 45587/2024 offre importanti spunti di riflessione per costruttori, tecnici e professionisti del settore. L’insegnamento principale è che non ci si può fidare ciecamente di un permesso di costruire. È necessario un controllo sostanziale della sua conformità agli strumenti urbanistici vigenti. Un permesso di costruire illegittimo, anche se formalmente esistente e non annullato, non costituisce uno scudo contro l’azione penale. La responsabilità penale per abuso edilizio sussiste ogni qualvolta l’opera realizzata contrasti con le norme, e la buona fede può essere esclusa quando l’illegittimità è palese e riconoscibile.

Un permesso di costruire rilasciato dal Comune protegge sempre da un sequestro penale?
No. Se il permesso di costruire è sostanzialmente illegittimo perché in contrasto con la disciplina urbanistica (ad esempio, perché rilasciato per un’area già edificatoriamente satura), il giudice penale può disporre il sequestro del cantiere. La validità formale dell’atto non è sufficiente a escludere il reato.

Il giudice penale può dichiarare che un permesso di costruire è illegittimo anche se non è stato annullato dal TAR?
Sì. Il giudice penale ha il potere-dovere di verificare in via incidentale la legittimità del permesso di costruire per accertare la sussistenza del reato edilizio. Non si tratta di un annullamento o di una disapplicazione dell’atto amministrativo, ma di una valutazione necessaria per stabilire se l’opera costruita sia conforme o meno alla legge.

Aver agito in buona fede, fidandosi dei permessi ottenuti, è sufficiente per evitare responsabilità per un reato edilizio?
No, non è sufficiente, specialmente quando l’illegittimità del permesso è “macroscopica” e facilmente riconoscibile. Secondo la Corte, in casi di evidente disvalore sociale come le violazioni edilizie, l’agente ha il dovere di usare la massima diligenza per conformare la propria azione alle regole, e la mera presenza di un atto amministrativo apparentemente legittimo non basta a escludere la colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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