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Permessi affidamento in prova: limiti e progressività

Una donna in affidamento in prova da pochi giorni si è vista negare il permesso di viaggiare per incontrare il coniuge detenuto. La Cassazione ha confermato il diniego, sottolineando che i permessi in affidamento in prova devono seguire un principio di progressività e non possono essere concessi all’inizio del percorso alternativo, quando è ancora necessario valutare l’adesione della persona alle prescrizioni.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Permessi Affidamento in Prova: Quando la Gradualità Prevale sul Diritto all’Affettività

L’accesso ai permessi in affidamento in prova rappresenta un momento cruciale nel percorso di reinserimento di un condannato. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che la concessione di tali benefici non è automatica, ma deve seguire un criterio di gradualità, soprattutto nelle fasi iniziali della misura alternativa. La decisione analizza il caso di una donna, da pochi giorni in affidamento, a cui è stato negato il permesso di viaggiare per incontrare il marito detenuto, offrendo importanti spunti di riflessione sui limiti e le condizioni di questa misura.

Il Caso: La Richiesta di Incontro tra Coniugi

Una donna, ammessa da pochissimi giorni alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, presentava un’istanza al Magistrato di Sorveglianza per essere autorizzata a recarsi fuori regione. L’obiettivo era raggiungere la casa circondariale dove il marito era detenuto per poter svolgere dei colloqui.

Il Magistrato di Sorveglianza rigettava la richiesta sulla base di due principali motivazioni:
1. L’elevata caratura criminale del marito, detenuto in regime speciale ex art. 41-bis Ord. pen.
2. Il fatto che il percorso alternativo della donna fosse stato avviato solo da pochi giorni.

La difesa della donna ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme sul trattamento penitenziario e del diritto a mantenere le relazioni familiari.

La Decisione della Corte: Focus sui Permessi in Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Magistrato di Sorveglianza. Tuttavia, la motivazione della Suprema Corte si concentra in modo quasi esclusivo sul secondo punto, ritenendolo assorbente e decisivo.

I giudici hanno chiarito che, sebbene la caratura criminale del coniuge e il regime del 41-bis non costituiscano un divieto assoluto di incontro, la questione centrale nel caso di specie era un’altra: l’opportunità di concedere un’autorizzazione così ampia e significativa a una persona che aveva appena iniziato il suo percorso di affidamento in prova. La Corte ha ritenuto che autorizzare un viaggio di centinaia di chilometri fuori regione, a pochi giorni dall’inizio della misura, fosse incompatibile con la necessità di una prima, fondamentale verifica del rispetto delle prescrizioni imposte.

Il Principio di Progressività Trattamentale

Il cuore della decisione risiede nel richiamo al principio della progressività trattamentale. Questo principio fondamentale dell’ordinamento penitenziario stabilisce che il percorso rieducativo e di reinserimento sociale deve avvenire per gradi. I benefici, come i permessi di allontanarsi dal luogo di residenza, devono essere concessi in modo graduale, man mano che il soggetto dimostra affidabilità e adesione al programma trattamentale.

Concedere un’autorizzazione di tale portata in una fase così precoce sarebbe stato, secondo la Corte, in contrasto con la logica stessa della misura alternativa, che richiede un periodo di osservazione e valutazione iniziale.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione del provvedimento impugnato logica e congruente. La decisione di negare l’autorizzazione non è stata arbitraria, ma fondata su una valutazione prudenziale legata alla fase iniziale della misura. Il Collegio ha osservato che autorizzare la donna a viaggiare per centinaia di chilometri, allontanandosi dal distretto regionale e modificando gli orari prescritti, non appariva compatibile con la necessità di “saggiare l’osservanza delle prescrizioni”. Lo svolgimento di un percorso rieducativo efficace deve essere informato al principio di progressività. Pertanto, il rifiuto opposto a una persona ammessa di recente a una misura alternativa, di allontanarsi significativamente dal proprio territorio, non è apparso distonico, ma anzi una coerente applicazione di tale principio.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un concetto chiave: l’affidamento in prova non è uno stato di libertà incondizionata, ma un percorso strutturato che prevede una graduale riconquista di spazi di autonomia. La fase iniziale è dedicata alla verifica dell’affidabilità del condannato e della sua capacità di rispettare le regole. I permessi in affidamento in prova, specialmente quelli che comportano significativi allontanamenti, possono essere concessi solo dopo che questa prima fase di osservazione ha dato esito positivo. Questa decisione serve da monito: il diritto all’affettività, seppur tutelato, deve essere bilanciato con le esigenze del trattamento rieducativo, che richiede tempo, gradualità e una valutazione attenta dei progressi compiuti dal singolo.

Una persona in affidamento in prova può ottenere permessi per viaggiare fin da subito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la concessione di permessi, specialmente per viaggi significativi fuori regione, deve seguire il principio di progressività trattamentale. È necessario un periodo iniziale per valutare l’adesione del soggetto alle prescrizioni prima di concedere autorizzazioni così ampie.

Il regime detentivo del 41-bis di un familiare impedisce in assoluto i colloqui?
No. La sentenza chiarisce che la sottoposizione di un familiare al regime del 41-bis non costituisce un divieto assoluto ai colloqui. Il diritto al mantenimento dei rapporti familiari deve essere bilanciato con le esigenze di sicurezza, ma non può essere annullato a priori solo per via del regime detentivo.

Qual è il principio che guida la concessione di benefici durante una misura alternativa?
Il principio guida è quello della “progressività trattamentale”. Esso implica che lo svolgimento del percorso rieducativo deve essere graduale, e i benefici (come permessi o maggiori libertà) devono essere concessi in base ai progressi effettivi e all’affidabilità dimostrata dal condannato nel tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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