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Perizia grafologica: quando non è necessaria in giudizio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un imputato per reati fiscali, respingendo il ricorso basato sulla presunta falsità di una firma. La Suprema Corte ha stabilito che la richiesta di una perizia grafologica non è necessaria quando la colpevolezza è supportata da un quadro probatorio solido e convergente, come la testimonianza e la perfetta corrispondenza della firma contestata con altre firme autentiche dell’imputato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Perizia grafologica non necessaria se la prova è schiacciante

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9310/2024) offre importanti chiarimenti sul valore della perizia grafologica nel processo penale. La Corte ha stabilito che, in presenza di un quadro probatorio solido e coerente, il giudice può fare a meno di disporre una perizia tecnica sulla firma contestata, basando la propria decisione su altri elementi di prova.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda il liquidatore di una società, condannato in appello per un reato previsto dalla normativa sui reati tributari (art. 10 d.lgs. 74/2000). Il fulcro della difesa dell’imputato si basava sulla presunta falsità della sua firma apposta su due lettere che attestavano la ricezione della documentazione contabile e fiscale della società. In primo grado, il GUP aveva assolto l’imputato, accogliendo il dubbio sulla falsità della firma. Tuttavia, la Corte di Appello, su ricorso del Pubblico Ministero, aveva ribaltato la decisione, riducendo la pena ma confermando la responsabilità penale.

I Motivi del Ricorso e la questione della perizia grafologica

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Vizio di motivazione: si contestava la valutazione delle prove che avevano portato alla condanna, insistendo sulla falsità della firma.
2. Mancata rinnovazione della prova: si lamentava la decisione della Corte di Appello di non ammettere una perizia grafologica per accertare l’autenticità della sottoscrizione.

Il ricorrente sosteneva che solo un’analisi tecnica avrebbe potuto dirimere in modo definitivo la questione della paternità della firma, ritenendola un passaggio indispensabile per giungere a una sentenza di condanna.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. La motivazione della Corte di Appello è stata ritenuta logica, coerente e priva di vizi. I giudici di secondo grado avevano fondato la loro decisione non su un singolo elemento, ma su una serie di prove convergenti e non contestate specificamente dall’imputato.

In particolare, la responsabilità è stata accertata sulla base di:
* Le dichiarazioni testimoniali: la persona che materialmente consegnò la documentazione ha confermato l’avvenuta consegna nelle mani dell’imputato.
* La comparazione delle firme: la firma sulle lettere contestate era “integralmente sovrapponibile” a quella apposta dall’imputato su altri atti del procedimento, come il verbale di notifica e la nomina del difensore. Questa perfetta corrispondenza ha reso superflua un’ulteriore analisi tecnica.
* La disponibilità del documento d’identità: la testimone era in possesso di una copia della carta d’identità dell’imputato, documento che solo lui, in qualità di liquidatore, avrebbe avuto titolo e interesse a fornire.

Di fronte a questo quadro probatorio, la Corte di Cassazione ha confermato che la richiesta di perizia grafologica era stata correttamente respinta perché “esplorativa” e “inidonea a ribaltare il risultato emerso dalle altre prove”. In sostanza, la perizia non era un atto dovuto, ma uno strumento la cui necessità va valutata dal giudice in base al contesto probatorio complessivo.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il principio del libero convincimento del giudice. Il giudice non è vincolato a specifiche tipologie di prova, ma deve valutare tutti gli elementi a sua disposizione per formare un giudizio ragionevole. La perizia grafologica, sebbene utile in molti contesti, non è l’unico né l’indispensabile strumento per accertare la veridicità di una firma. Quando altre prove (testimonianze, comparazioni dirette, elementi logici) conducono a una conclusione univoca, il rifiuto di disporre una perizia non costituisce una violazione del diritto di difesa né un vizio di motivazione.

È sempre necessaria una perizia grafologica per provare l’autenticità di una firma in un processo penale?
No, la sentenza chiarisce che non è sempre necessaria. Il giudice può formare il proprio convincimento basandosi su un insieme di altre prove concordanti, come testimonianze e la perfetta sovrapponibilità della firma contestata con altre firme autentiche dell’imputato presenti agli atti.

Perché la Corte di Appello ha rifiutato di ammettere una perizia grafologica?
La Corte ha ritenuto la richiesta di perizia superflua e di natura “esplorativa”, in quanto il quadro probatorio esistente (dichiarazioni testimoniali, comparazione delle firme, possesso di documenti personali) era già sufficientemente solido e convergente per dimostrare la colpevolezza dell’imputato.

Quali elementi hanno portato alla condanna dell’imputato nonostante la sua negazione?
La condanna si è basata su tre elementi principali: la testimonianza della persona che ha effettuato la consegna dei documenti, la corrispondenza perfetta della firma sulle lettere con altre firme autentiche dell’imputato e il fatto che la testimone avesse una copia del suo documento d’identità, che solo lui avrebbe potuto fornire in qualità di liquidatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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