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Periculum libertatis: quando il tempo non lo esclude

La Cassazione conferma la custodia cautelare per un imputato di bancarotta, nonostante il tempo trascorso. Il periculum libertatis è stato ritenuto attuale sulla base della sua persistente e sofisticata professionalità criminale, che si manifesta attraverso complesse operazioni societarie e l’uso di prestanome.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Periculum Libertatis e la Pericolosità Sociale: Quando il Tempo Non Basta a Cancellare il Rischio

L’applicazione di una misura cautelare, specialmente quella della custodia in carcere, si fonda su presupposti rigorosi, tra cui il cosiddetto periculum libertatis, ovvero il pericolo concreto e attuale che l’indagato possa commettere altri gravi delitti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come questo rischio debba essere valutato, anche quando è trascorso un notevole lasso di tempo dai fatti contestati. La decisione sottolinea che, in contesti di criminalità economica e societaria, la pericolosità non si misura solo con il cronometro, ma analizzando la persistenza di una “professionalità criminale” e di un sistema operativo illecito.

Il Caso: Bancarotta e Operazioni Societarie Complesse

Il caso esaminato riguarda un soggetto indagato per gravi reati di bancarotta societaria e autoriciclaggio. Secondo l’accusa, l’indagato, attraverso un complesso sistema di schermi societari, prestanome e operazioni finanziarie fittizie, avrebbe svuotato le casse di diverse aziende, provocandone il fallimento. Il Tribunale del riesame, accogliendo parzialmente un appello del Pubblico Ministero, aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia in carcere, ravvisando un elevato rischio di reiterazione del reato.

La Difesa: il Tempo Trascorso Annulla il Periculum Libertatis?

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione principalmente su due punti. In primo luogo, si contestava la genericità dell’appello del PM. In secondo luogo, e più centralmente, si sosteneva l’insussistenza del periculum libertatis a causa del notevole tempo trascorso dai fatti (risalenti in gran parte al 2019) e del comportamento corretto tenuto dall’indagato negli anni successivi, anche durante un periodo di libertà e di arresti domiciliari. Secondo i difensori, il Tribunale avrebbe erroneamente valorizzato precedenti penali molto datati (l’ultimo del 1999) e avrebbe ignorato il fatto che per altri procedimenti connessi, la sussistenza di esigenze cautelari era stata esclusa.

L’Analisi del Periculum Libertatis da parte della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondate le censure difensive e confermando l’ordinanza del Tribunale. La sentenza offre una disamina approfondita dei criteri per la valutazione del periculum libertatis in contesti di criminalità economica evoluta.
I giudici hanno evidenziato come il Tribunale abbia correttamente saldato le recenti emergenze investigative con la “allarmante carriera criminale” del ricorrente. Quest’ultimo, già condannato in passato per associazione di tipo mafioso, avrebbe nel tempo “raffinato” le sue attività delittuose, passando a una gestione occulta di società commerciali in vari settori, avvalendosi di prestanome e professionisti compiacenti.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si concentra sulla nozione di attualità della pericolosità. Il mero dato cronologico, ovvero il tempo trascorso, è stato considerato ampiamente superato da un’analisi più sostanziale. Il Tribunale ha infatti ravvisato la piena operatività del sistema “imprenditoriale/criminale” a disposizione dell’indagato. Questo sistema, caratterizzato dalla creazione di molteplici schermi societari, disponibilità di logistica e capitali, e l’utilizzo di familiari e “teste di legno” per assumere cariche amministrative, non si era mai interrotto. Pertanto, il pericolo di reiterazione non derivava solo dai reati passati, ma dalla persistente e attuale disponibilità di una struttura organizzata per commetterne di nuovi. La Corte ha sottolineato che la convergenza di plurime condotte delittuose in un unico disegno criminale ha una valenza dimostrativa che trascende i singoli episodi e che non può essere sminuita da diverse valutazioni fatte in altri procedimenti, dove magari era stato esaminato solo un frammento della vicenda complessiva.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: nella valutazione del periculum libertatis, specie per reati economici complessi, l’analisi non può limitarsi a un mero calcolo temporale. È necessario condurre una valutazione globale e attuale della personalità dell’indagato e, soprattutto, della sua capacità operativa. Se l’individuo dimostra una consolidata “professionalità criminale” e ha ancora a disposizione la struttura e le risorse per delinquere, il pericolo di recidivanza deve considerarsi concreto e attuale, giustificando l’applicazione della massima misura cautelare anche a distanza di anni dai fatti specifici contestati.

Il semplice trascorrere del tempo dal reato è sufficiente a escludere il periculum libertatis?
No. La Corte ha stabilito che il dato cronologico può essere superato da una ponderata valutazione della permanente attualità ed efficienza dell’illecito “strumentario imprenditoriale” a disposizione del ricorrente.

La valutazione della pericolosità di un indagato si basa solo sui precedenti penali?
No. La valutazione è più ampia e include la carriera criminale complessiva, l’evoluzione delle attività delittuose (da reati “muscolari” a schemi societari raffinati), la professionalità dimostrata e l’attuale operatività del sistema criminale, anche attraverso l’uso di prestanome.

È possibile che coindagati nello stesso procedimento ricevano misure cautelari diverse?
Sì. La posizione processuale di ciascun coindagato è autonoma. La valutazione del pericolo di recidivanza (periculum libertatis) si fonda anche su profili strettamente attinenti alla personalità del singolo, giustificando l’adozione di misure di diversa gravità per persone coinvolte nello stesso reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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