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Periculum in Mora Sequestro: motivazione è cruciale

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per sproporzione, limitatamente alla valutazione del periculum in mora. La sentenza chiarisce che una motivazione generica, basata sulla sola conoscenza del procedimento da parte dell’indagato, non è sufficiente a giustificare il rischio di dispersione dei beni. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova e più approfondita valutazione su questo specifico punto, confermando invece la sussistenza degli altri presupposti del sequestro.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in Mora: La Cassazione Annulla Sequestro con Motivazione Generica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: la necessità di una motivazione specifica e concreta per giustificare il periculum in mora. Non è sufficiente una formula di stile per disporre il sequestro preventivo di beni, anche quando sussistono gravi indizi di reato e una chiara sproporzione patrimoniale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Sequestro di Denaro Contante per Usura

Il caso trae origine da un’indagine per il reato di usura. A seguito di una perquisizione, veniva rinvenuta nell’abitazione dell’indagato una cospicua somma di denaro contante. Il Giudice per le Indagini Preliminari ne disponeva il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione, ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

Il Tribunale del riesame confermava il sequestro del denaro, ma l’indagato proponeva ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi di motivazione. In particolare, contestava la sussistenza del fumus commissi delicti per un reato diverso dall’usura, la valutazione sulla ragionevolezza temporale tra il presunto illecito e il possesso del denaro e la mancata considerazione delle giustificazioni fornite sulla provenienza lecita della somma. Tuttavia, il motivo che ha trovato accoglimento è stato il quarto, relativo alla carenza di motivazione sul periculum in mora.

La Decisione della Corte sul Periculum in Mora

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i primi tre motivi di ricorso, ritenendo che il Tribunale avesse correttamente argomentato sulla sussistenza dei gravi indizi per i reati di usura e sulla sproporzione tra i redditi dichiarati e il contante posseduto. La Corte ha chiarito che, trattandosi di denaro contante nella diretta disponibilità dell’indagato, la presunzione di illecita acquisizione opera in re ipsa, senza che si possa invocare una distanza temporale dai fatti contestati.

La svolta si è avuta sull’analisi del quarto motivo. La Suprema Corte ha ritenuto fondata la censura sulla motivazione del periculum in mora, giudicandola ‘ellittica’ e ‘del tutto insufficiente’. Il Tribunale si era infatti limitato ad affermare che ‘l’indagato ben consapevole della sussistenza del procedimento a suo carico, ben potrebbe occultare o disperdere detti beni, frustrando le esigenze di tutela’.

Le Motivazioni: Perché la Semplice Conoscenza del Procedimento non Basta

La Corte ha spiegato che, specialmente nei provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca ‘allargata’ (art. 240-bis c.p.), è richiesta una motivazione concisa ma puntuale sulla sussistenza del periculum in mora. Il giudice deve illustrare, nel rispetto dei criteri di adeguatezza e proporzionalità, le ragioni specifiche che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo rispetto alla definizione del giudizio.

Affermare in modo apodittico che la conoscenza del procedimento penale induca l’indagato a disperdere i beni è una motivazione apparente, una clausola di stile che rende la decisione autoreferenziale. Il giudice deve invece indicare gli elementi concreti che supportano tale rischio, come, ad esempio, il fatto che il bene possa essere facilmente modificato, disperso, deteriorato, utilizzato o alienato nelle more del giudizio. Nel caso di specie, questa specifica analisi era ‘del tutto mancante’.

Le Conclusioni: L’Obbligo di Motivazione Rafforzato per il Sequestro Preventivo

Questa sentenza ribadisce con forza che i provvedimenti che incidono sui diritti patrimoniali non possono basarsi su presunzioni generiche. L’obbligo di motivazione impone al giudice di esplicitare l’iter logico-giuridico che lo ha condotto a ritenere concreto e attuale il pericolo di dispersione dei beni.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alla valutazione inerente al periculum in mora, rinviando il caso al Tribunale di Catania per un nuovo giudizio. Quest’ultimo dovrà riesaminare il punto, fornendo una motivazione adeguata e specifica che giustifichi, o escluda, la necessità di mantenere il vincolo reale sul denaro contante.

Quando un sequestro preventivo può essere annullato per vizio di motivazione?
Un sequestro preventivo può essere annullato quando la motivazione è talmente viziata da risultare mancante, apparente o contraddittoria. Come nel caso di specie, una motivazione ‘ellittica’ sul periculum in mora, che non spiega l’iter logico seguito dal giudice, integra una violazione di legge che porta all’annullamento.

È sufficiente affermare che l’indagato conosce il procedimento per giustificare il periculum in mora?
No. Secondo la Corte, questa è un’affermazione apodittica e insufficiente. La motivazione deve andare oltre la mera conoscenza del procedimento e illustrare le ragioni specifiche, basate su elementi concreti, per cui si ritiene che l’indagato possa effettivamente occultare o disperdere i beni.

Cosa si intende per confisca ‘allargata’ o per sproporzione?
È una misura prevista dall’art. 240-bis del codice penale che consente di confiscare beni che risultano di valore sproporzionato rispetto al reddito o all’attività economica del condannato e dei quali egli non possa giustificare la provenienza lecita. Il sequestro preventivo può essere disposto in vista di tale confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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