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Periculum in mora: sequestro legittimo anche con beni

Un imprenditore, accusato di reati tributari, si oppone a un sequestro preventivo sostenendo l’assenza del periculum in mora dato il suo ingente patrimonio. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, affermando che il pericolo di dispersione dei beni può essere desunto dalla condotta sistematica e protratta del reato stesso, che manifesta un concreto rischio di occultamento delle garanzie patrimoniali prima della condanna definitiva.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: Anche un Ricco Patrimonio non Basta a Salvarsi

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani della magistratura, ma il suo utilizzo deve essere sempre bilanciato con il diritto di proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale (Sent. n. 4256/2025) torna su un punto cruciale: la valutazione del periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che, in attesa della sentenza, i beni possano essere dispersi. Il caso analizzato dimostra come neanche un patrimonio apparentemente vasto e sufficiente a coprire il debito con lo Stato possa bastare a evitare la misura cautelare, se la condotta passata dell’indagato suggerisce un rischio di futuri inadempimenti.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda un imprenditore accusato di reati tributari per una somma considerevole, quasi 900.000 euro. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari dispone un sequestro preventivo per un importo equivalente al profitto del reato contestato. L’imprenditore, tramite il suo legale, si oppone fermamente alla misura, prima davanti al Tribunale del Riesame e poi in Cassazione. La sua linea difensiva è chiara: il periculum in mora non esiste. A sostegno di questa tesi, documenta di essere proprietario di ben 26 immobili, un patrimonio immobiliare di valore di gran lunga superiore alla somma sequestrata, che offrirebbe ampie garanzie per una futura ed eventuale confisca.

La Valutazione del Periculum in Mora

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione del requisito del periculum in mora. La difesa dell’imprenditore si appoggia a un importante precedente delle Sezioni Unite della Cassazione (la sentenza “Ellade” del 2021), secondo cui ogni sequestro preventivo, anche se finalizzato a una confisca obbligatoria per legge, deve contenere una motivazione specifica sulle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Non basta dire che il reato prevede la confisca; il giudice deve spiegare perché è pericoloso attendere la fine del processo. L’imprenditore sostiene che, data l’ampiezza del suo patrimonio, questo pericolo non è stato adeguatamente dimostrato.

La Condotta Passata come Indicatore di Rischio Futuro

La Cassazione, tuttavia, sposa la linea del Tribunale del Riesame e rigetta il ricorso. Secondo i giudici, la valutazione del periculum in mora non può essere una mera operazione matematica (valore del patrimonio contro valore del debito). È necessario, invece, un giudizio concreto basato su tutti gli elementi disponibili, inclusa la condotta dell’indagato. Nel caso specifico, l’imprenditore aveva posto in essere, per un triennio, una “sistematica operazione” di evasione fiscale, sottraendo voci attive e indicando elementi passivi inesistenti. Questo comportamento, definito come un “ostinato progetto”, non è solo il fondamento dell’accusa, ma diventa anche un elemento chiave per valutare il rischio futuro. La Corte ritiene che chi ha agito in modo così determinato per violare la legge fiscale in passato, potrebbe verosimilmente agire allo stesso modo per disperdere le proprie garanzie patrimoniali e sottrarsi alla confisca definitiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un principio di concretezza. Il pericolo che giustifica il sequestro non è astratto, ma deve essere reso concreto dalle circostanze. In questo caso, la sistematicità del reato contestato è stata ritenuta un indicatore affidabile della propensione dell’indagato a sottrarsi ai propri obblighi verso lo Stato. Di conseguenza, il rischio che egli potesse vendere, donare o nascondere i suoi beni prima della conclusione del processo è stato giudicato reale e attuale. La Corte ha quindi concluso che il Tribunale del Riesame ha correttamente applicato i principi enunciati dalle Sezioni Unite, fornendo una motivazione adeguata che collega la condotta illecita passata al pericolo di dispersione patrimoniale futura, rendendo così legittimo il sequestro.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: la presenza di un cospicuo patrimonio non è una polizza assicurativa contro il sequestro preventivo. La valutazione del periculum in mora è un’analisi complessa che va oltre il semplice calcolo del patrimonio disponibile. La condotta pregressa dell’indagato, specialmente se caratterizzata da sistematicità e pianificazione, può costituire un elemento decisivo per dimostrare la sussistenza del rischio che giustifica l’adozione della misura cautelare. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa contro un sequestro non può limitarsi a un elenco di beni, ma deve affrontare e contestare l’idea che la condotta passata del proprio assistito lo renda inaffidabile per il futuro.

Avere un patrimonio molto più grande del profitto del reato esclude automaticamente il ‘periculum in mora’ per un sequestro preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un patrimonio cospicuo non esclude di per sé il pericolo. La valutazione del periculum in mora deve tenere conto della condotta dell’indagato, che può rivelare un concreto rischio di dispersione dei beni prima della sentenza definitiva.

In base a cosa i giudici hanno ritenuto sussistente il pericolo di dispersione dei beni in questo caso?
I giudici hanno basato la loro valutazione sulla condotta sistematica e protratta nel tempo dell’indagato. Il fatto di aver posto in essere per un triennio un’operazione di evasione fiscale è stato considerato un ‘ostinato progetto’ che rende concreto il pericolo che egli possa disperdere le garanzie patrimoniali.

Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria deve sempre essere motivato riguardo al ‘periculum in mora’?
Sì. Richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che il provvedimento di sequestro preventivo, anche se finalizzato a una confisca obbligatoria, deve contenere una motivazione, seppur concisa, sul periculum in mora, spiegando le ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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