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Periculum in mora sequestro: la motivazione è d’obbligo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo contro una società, stabilendo un principio cruciale sul periculum in mora. La Corte ha chiarito che la semplice difficoltà finanziaria o l’incapienza patrimoniale di un’azienda non sono sufficienti a giustificare un sequestro. È necessaria una motivazione specifica e concreta sul reale pericolo che i beni vengano dispersi prima della sentenza definitiva, distinguendo nettamente i presupposti del sequestro preventivo da quelli del sequestro conservativo.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora sequestro: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il periculum in mora nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve essere sempre oggetto di una motivazione specifica e concreta. Non è sufficiente basarsi sulla mera insufficienza patrimoniale della società indagata per giustificare l’apprensione anticipata dei beni. Questa decisione, annullando un’ordinanza di sequestro, offre importanti chiarimenti sulla distinzione tra sequestro preventivo e sequestro conservativo, rafforzando le garanzie per le imprese.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore delle importazioni si era vista sottoporre a sequestro preventivo un immobile e altri beni per un valore di oltre 5 milioni di euro. La misura era stata disposta nell’ambito di un’indagine per illecito amministrativo derivante da reato, ai sensi del D.Lgs. 231/2001. L’accusa era quella di aver sottratto merci importate dalla Cina al pagamento di dazi antidumping, dazi compensativi e IVA.

Il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, motivando il periculum in mora (il pericolo che nel ritardo si produca un danno) sulla base di alcuni indicatori finanziari negativi della società: l’assenza di liquidità, il peggioramento degli indici di solvibilità e un notevole aumento dell’esposizione debitoria verso gli istituti di credito. In sostanza, secondo il Tribunale, l’incapienza del patrimonio societario giustificava il timore che, in caso di condanna, non sarebbe stato possibile eseguire la confisca.

Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio la carenza di motivazione sul concreto pericolo di dispersione dei beni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno stabilito che il Tribunale ha errato nel fondare la propria decisione su un automatismo, collegando il periculum in mora unicamente al generico riferimento all’incapienza della società.

Secondo la Cassazione, la motivazione del sequestro preventivo deve andare oltre la semplice analisi dei bilanci e deve individuare elementi concreti che dimostrino un reale pericolo di dispersione, modifica, deterioramento o alienazione dei beni suscettibili di confisca. In altre parole, non basta dire che la società è in difficoltà economica; bisogna spiegare perché si ritiene che proprio a causa di ciò, o per altre condotte specifiche, i beni potrebbero sparire prima della fine del processo.

Le motivazioni sul periculum in mora nel sequestro

Il cuore della sentenza risiede nella rigorosa applicazione dei principi enunciati dalla storica sentenza a Sezioni Unite “Ellade” (n. 36959/2021). Questa pronuncia ha chiarito che il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve sempre contenere una concisa motivazione sul periculum in mora, anche quando la confisca è prevista come obbligatoria dalla legge.

La ratio è quella di bilanciare l’esigenza di anticipare gli effetti della confisca con la tutela di diritti costituzionalmente garantiti, come il diritto di proprietà e la libertà di iniziativa economica. Un sequestro non può trasformarsi in uno strumento vessatorio basato su un’analisi sommaria della situazione patrimoniale.

La Corte distingue nettamente i presupposti del sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.) da quelli del sequestro conservativo (art. 316 c.p.p.):

Sequestro Preventivo

Richiede la prova di un pericolo concreto che la cosa pertinente al reato venga dispersa o alienata, rendendo impossibile la futura confisca. La mera insufficienza patrimoniale non è, da sola, presupposto sufficiente.

Sequestro Conservativo

Può essere fondato, alternativamente, sul pericolo di dispersione delle garanzie patrimoniali oppure sulla semplice mancanza o insufficienza di tali garanzie. In questo secondo caso, non è necessario dimostrare un futuro comportamento di depauperamento da parte del debitore.

Il Tribunale, nel caso di specie, ha erroneamente applicato la logica del sequestro conservativo a un sequestro preventivo, equiparando l’incapienza patrimoniale al periculum in mora. La Cassazione ha censurato questa “valutazione automatica”, sottolineando che se la solidità patrimoniale può ridurre il pericolo di dispersione, la sua assenza non può, da sola, crearlo automaticamente.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un importante principio di garanzia nel sistema delle misure cautelari reali. Si stabilisce che il giudice non può limitarsi a un esame contabile per giustificare un sequestro, ma deve individuare “sintomi di un concreto pericolo di dispersione”. L’incapienza patrimoniale è un elemento da considerare, ma non può diventare l’unico fondamento del provvedimento ablativo, pena la vanificazione dell’obbligo di motivazione. Per le imprese, ciò significa una maggiore tutela contro sequestri basati su automatismi e non supportati da prove concrete sul rischio effettivo di dissipazione del patrimonio aziendale.

La difficoltà finanziaria di una società è sufficiente per giustificare un sequestro preventivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola insolvibilità o l’incapienza patrimoniale non sono sufficienti. Il giudice deve fornire una motivazione specifica su elementi concreti che dimostrino un reale e attuale pericolo di dispersione dei beni prima della conclusione del processo.

Qual è la differenza fondamentale tra sequestro preventivo e sequestro conservativo riguardo al ‘periculum’?
Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca richiede sempre la dimostrazione del ‘periculum in mora’, cioè il rischio che i beni vengano modificati, dispersi o alienati. Il sequestro conservativo, invece, può essere disposto anche solo sulla base della mera mancanza o insufficienza della garanzia patrimoniale, senza necessità di provare un futuro comportamento di depauperamento.

L’obbligo di motivare il ‘periculum in mora’ vale anche se la confisca è obbligatoria per legge?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la sentenza a Sezioni Unite ‘Ellade’, ha confermato che l’obbligo di motivare il ‘periculum in mora’ ha una valenza trasversale e si applica a tutti i casi di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, inclusi quelli in cui la confisca è obbligatoria, per evitare un’indebita compressione dei diritti patrimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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