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Periculum in mora: sequestro annullato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un valore di oltre 100.000 euro, emessa per un’ipotesi di frode fiscale. La decisione si fonda sulla carenza di motivazione riguardo al ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La Corte ha stabilito che la natura fungibile del denaro non è sufficiente a giustificare la misura cautelare, che richiede invece una prova specifica del pericolo, specialmente a fronte di prove contrarie fornite dalla difesa.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: Non basta dire ‘è denaro’ per giustificare un sequestro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23936/2024) riafferma un principio cruciale in materia di misure cautelari reali: il periculum in mora, ovvero il pericolo concreto di dispersione dei beni, non può mai essere presunto. Neanche quando l’oggetto del sequestro è una somma di denaro. Questa decisione fornisce importanti chiarimenti sulla necessità di una motivazione specifica e non apparente da parte dei giudici, annullando un sequestro preventivo per frode fiscale e rinviando gli atti per una nuova valutazione.

I Fatti: Dal Sequestro per Frode Fiscale al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un imprenditore, legale rappresentante di una società, accusato del reato di frode fiscale per un’evasione IVA relativa agli anni 2017 e 2018. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di oltre 100.000 euro, corrispondente al presunto profitto del reato. L’imprenditore aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, il quale però aveva confermato la misura cautelare. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio fondamentale: la mancanza di una motivazione adeguata sul presupposto del periculum in mora.

Il periculum in mora e la Critica della Difesa

Il fulcro del ricorso verteva sulla violazione dell’art. 321, comma 2, del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che i giudici del riesame non avessero fornito alcuna argomentazione concreta per dimostrare il rischio effettivo che le somme potessero essere disperse, modificate o occultate prima della fine del processo. Al contrario, l’imprenditore aveva documentato una serie di comportamenti virtuosi:

* Aveva avviato un percorso di definizione delle controversie tributarie con l’Agenzia delle Entrate, ottenendo un piano di pagamento rateale che stava regolarmente onorando.
* La società continuava ad operare, producendo profitti regolarmente versati sul conto corrente aziendale.
* Il suo patrimonio personale, comprensivo di liquidità e numerosi immobili, era rimasto immutato.

Questi elementi, secondo la difesa, dimostravano una volontà di conservare il patrimonio e adempiere ai propri doveri fiscali, contraddicendo la presunzione di un pericolo di dispersione.

La Decisione della Cassazione: Il periculum in mora va Provato, non Presunto

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, annullando l’ordinanza impugnata. Richiamando l’autorevole principio stabilito dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Ellade’ (n. 36959/2021), i giudici hanno ribadito che il provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una motivazione specifica anche sul periculum in mora. Questo requisito serve a giustificare la necessità di anticipare gli effetti della confisca rispetto alla definizione del giudizio.

Motivazione Apparente e Natura del Bene

La Corte ha censurato la motivazione del Tribunale del Riesame, definendola ‘apparente’. I giudici di merito si erano limitati a giustificare il pericolo basandosi su due elementi generici:

1. Le caratteristiche del presunto reato (un meccanismo fraudolento sofisticato).
2. La natura del bene sequestrato (denaro), considerato per definizione fungibile e facilmente occultabile.

Questa argomentazione, per la Cassazione, non è sufficiente. Sostenere che il pericolo esista in re ipsa (cioè, nella cosa stessa) ogni volta che si sequestra del denaro svuota di significato il requisito della motivazione. Il giudice deve invece spiegare, sulla base di elementi concreti, perché in quel caso specifico esista un rischio attuale che il bene venga disperso. La motivazione del Tribunale era una valutazione ‘ipotetica e congetturale’, smentita peraltro dai documenti prodotti dalla difesa.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame abbia errato nel non ponderare adeguatamente gli elementi concreti forniti dalla difesa, quali l’operatività e la redditività della società, l’assenza di condotte elusive e la collaborazione con il Fisco. Una motivazione che si fonda esclusivamente sulla natura fungibile del denaro, ignorando prove di segno contrario, integra un vizio di violazione di legge perché rende la decisione del giudice non sindacabile e fondata su un automatismo non previsto dalla norma. Il periculum in mora deve essere ancorato a ragioni specifiche e attuali che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo, non può essere una clausola di stile.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica. Conferma che il sequestro preventivo non può essere un atto automatico basato su mere presunzioni. I giudici hanno il dovere di condurre una valutazione concreta del rischio di dispersione, tenendo conto di tutte le circostanze del caso, incluse le condotte post-reato dell’indagato. Per gli operatori del diritto, ciò significa che è essenziale fornire al giudice elementi fattuali capaci di contrastare la presunzione del pericolo, dimostrando la stabilità patrimoniale e la volontà di non sottrarsi alle proprie responsabilità. La decisione impone un più alto standard di rigore motivazionale a tutela dei diritti patrimoniali del cittadino.

È sufficiente che il bene sequestrato sia una somma di denaro per giustificare il periculum in mora?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha stabilito che la natura fungibile del denaro, di per sé, non è sufficiente a creare una presunzione automatica (in re ipsa) di pericolo di dispersione. La motivazione non può essere generica.

Cosa deve fare il giudice per motivare correttamente un sequestro preventivo?
Il giudice deve fornire una motivazione specifica e concreta sulle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Deve spiegare, basandosi su elementi fattuali, perché si ritiene che nelle more del giudizio esista un rischio attuale che il bene possa essere modificato, disperso, occultato o alienato.

Quale valore hanno le prove fornite dalla difesa che dimostrano la volontà di non disperdere il patrimonio?
Esse hanno un valore cruciale. La Corte ha annullato la decisione proprio perché il Tribunale del Riesame non aveva adeguatamente considerato gli elementi portati dalla difesa (come i piani di rateizzazione del debito e la continuità operativa dell’azienda) che smentivano l’ipotesi di un imminente pericolo di dispersione del patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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