LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Periculum in mora: quando la motivazione è sufficiente

Una società di trasporti ha impugnato un sequestro preventivo di oltre 460.000 euro, sostenendo una motivazione carente sul ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di dispersione del patrimonio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che il suo esame si limita alla violazione di legge e non può riesaminare i fatti. La motivazione del giudice di merito, basata su una pluralità di indizi (natura del bene, esposizione debitoria, rischio di nuove condotte illecite), è stata ritenuta sufficiente e non meramente apparente, confermando così la validità del sequestro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro e Periculum in Mora: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani della magistratura, ma la sua applicazione deve essere sempre supportata da una solida motivazione, specialmente per quanto riguarda il periculum in mora. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Sez. 2 Num. 2015 Anno 2024) offre un’importante lezione sui limiti del sindacato di legittimità riguardo la sufficienza di tale motivazione, distinguendo nettamente tra una valutazione di merito, non consentita in Cassazione, e una violazione di legge.

Il Fatto: Sequestro Preventivo e la Contestazione sulla Motivazione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Genova, che confermava un decreto di sequestro preventivo, anche per equivalente, per un importo di oltre 460.000 euro. Il sequestro era stato disposto nei confronti di una società di trasporti internazionali, ritenuta responsabile ai sensi del D.Lgs. 231/2001 per il reato presupposto di associazione per delinquere (art. 416 c.p.).

La difesa della società ha presentato ricorso in Cassazione, basando le proprie argomentazioni su un unico motivo: la violazione di legge per motivazione meramente apparente riguardo alla sussistenza del periculum in mora. Secondo la ricorrente, il Tribunale si era limitato a considerazioni generiche sulla natura del denaro, senza analizzare elementi concreti che dimostrassero un reale pericolo di dispersione del patrimonio. Anzi, la difesa evidenziava la presenza di fondi di riserva nei bilanci societari e la prosecuzione dell’attività d’impresa, elementi che, a suo dire, contrastavano con l’ipotesi di un imminente depauperamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e condannando la società al pagamento delle spese processuali. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per ‘violazione di legge’.

In questa nozione, la Corte include non solo gli errori di diritto, ma anche i vizi della motivazione talmente radicali da renderla inesistente o meramente apparente. Una motivazione è ‘apparente’ quando è priva dei requisiti minimi di coerenza e completezza, risultando così inidonea a far comprendere l’iter logico seguito dal giudice. Non rientrano, invece, in questa categoria la semplice illogicità o l’incompletezza della motivazione.

Le Motivazioni: la Valutazione del Periculum in Mora

Nel dettaglio, la Cassazione ha stabilito che la motivazione del Tribunale del riesame, sebbene sintetica, non era affatto apparente. Il giudice di merito aveva infatti articolato il proprio ragionamento su una pluralità di elementi fattuali, considerati nel loro complesso:

1. Natura dei beni: La liquidità monetaria è per sua natura facilmente occultabile e disperdibile.
2. Condizione operativa della società: L’azienda era già soggetta a una misura interdittiva che ne limitava l’operatività, con conseguente contrazione dei ricavi.
3. Esposizione debitoria: Il livello di indebitamento della società era un fattore di rischio.
4. Natura dell’attività illecita: La natura organizzata e fraudolenta delle condotte passate faceva presumere la possibile esistenza di ulteriori azioni illecite a danno di altri clienti.
5. Riduzione dei margini di profitto: La cessazione delle condotte illecite avrebbe comportato la fine dei ‘risparmi di spesa’ derivanti da esse, riducendo la redditività.

La Corte ha sottolineato che l’insieme di questi elementi costituisce un apparato argomentativo logico e sufficiente a sostenere la prognosi di pericolo. Le contestazioni della difesa, come la presenza di riserve a bilancio, sono state qualificate come una richiesta di ‘rilettura dei fatti’ e di ‘apprezzamenti valutativi’, attività precluse al giudice di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare che quest’ultima esista e sia logicamente strutturata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: in sede di ricorso per cassazione contro un sequestro, non è possibile contestare l’opportunità della misura o la valutazione del giudice sul peso dei singoli indizi. L’unica via percorribile è dimostrare che la motivazione è talmente carente da equivalere a una sua totale assenza. Per le aziende e i professionisti, ciò significa che la strategia difensiva contro le misure cautelari reali deve essere costruita solidamente fin dal primo grado e, soprattutto, in sede di riesame. È in quella fase che si gioca la partita sul merito, presentando tutti gli elementi fattuali e contabili in grado di contrastare la prognosi di periculum in mora formulata dall’accusa.

Quando un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo è ammissibile?
È ammissibile solo per ‘violazione di legge’. Questa categoria include non solo errori nell’applicazione delle norme, ma anche vizi della motivazione così gravi da renderla inesistente o meramente apparente, ovvero priva dei requisiti minimi di coerenza e ragionevolezza. Non è ammesso per contestare l’illogicità o l’incompletezza della motivazione o per chiedere una nuova valutazione dei fatti.

Cosa si intende per motivazione ‘apparente’ che giustifica un ricorso?
Si intende un apparato argomentativo talmente viziato da risultare del tutto mancante o privo dei requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza, e quindi inidoneo a rendere comprensibile l’itinerario logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione.

Quali elementi ha considerato il giudice per ritenere sussistente il periculum in mora in questo caso?
Il giudice ha basato la sua valutazione su una pluralità di elementi, tra cui: la natura dei beni (denaro, facilmente disperdibile), la limitata operatività della società a causa di una misura interdittiva, il livello di esposizione debitoria, il rischio di ulteriori condotte fraudolente data la natura organizzata dell’attività illecita, e la prevedibile contrazione dei ricavi e dei margini di profitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati