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Periculum in mora: quando il sequestro è legittimo

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo per reati fiscali, chiarendo i criteri per valutare il periculum in mora. La decisione si basa sul comportamento fraudolento reiterato dell’indagato e sulla natura dei beni, ritenendo irrilevante la mancata dispersione degli stessi dopo l’inizio delle indagini.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in mora: la Cassazione chiarisce i presupposti del sequestro preventivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30667 del 2024, offre importanti spunti di riflessione sui requisiti del sequestro preventivo finalizzato alla confisca, con un focus particolare sul concetto di periculum in mora. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, confermando la misura cautelare reale disposta dal Tribunale. Analizziamo insieme i passaggi chiave di questa decisione.

I fatti di causa

Il caso riguarda un imprenditore, amministratore unico di una società a responsabilità limitata, indagato per gravi reati fiscali. In particolare, gli venivano contestate le condotte di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nelle dichiarazioni fiscali del 2019 e 2020 (art. 2 D.Lgs. 74/2000) e di indebita compensazione di crediti inesistenti per debiti tributari e contributivi negli anni 2020 e 2021 (art. 10-quater D.Lgs. 74/2000). A fronte di un profitto illecito stimato in oltre 1,3 milioni di euro, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo di beni dell’indagato, tra cui somme in contanti, un’autovettura, un autocaravan e quote di immobili. Il Tribunale del riesame confermava il provvedimento, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione, lamentando un’assenza di motivazione sulla sussistenza del periculum in mora.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, giudicandolo manifestamente infondato. Secondo i giudici di legittimità, la motivazione dell’ordinanza impugnata non era né apparente né illegittima. Il Tribunale aveva correttamente individuato gli elementi, sia oggettivi che soggettivi, idonei a fondare il timore di dispersione del patrimonio, giustificando così il sequestro.

Le motivazioni: la valutazione del periculum in mora

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del periculum in mora. La Corte ribadisce un principio consolidato: la motivazione del sequestro preventivo può essere concisa e il pericolo di dispersione dei beni può essere desunto da una serie di elementi. Questi possono essere:

* Oggettivi: relativi alla consistenza e alla natura dei beni. Nel caso di specie, a fronte di un profitto confiscabile ingente (oltre 1,3 milioni di euro), i beni sequestrati erano di valore modesto (25.000 euro in contanti, veicoli datati, piccole proprietà immobiliari), facilmente occultabili o soggetti a deterioramento.
* Soggettivi: relativi al comportamento dell’indagato. Il Tribunale ha evidenziato come il ricorso reiterato a schemi fraudolenti di evasione fiscale fosse un elemento idoneo a concretizzare il pericolo di dispersione. L’inaffidabilità dimostrata nella gestione degli obblighi fiscali faceva fondatamente temere che l’indagato potesse compiere atti dispositivi per sottrarre i beni alla futura confisca.

La difesa aveva sostenuto che, essendo l’indagato a conoscenza dell’indagine da tempo (dalla notifica di una proroga indagini), la mancata dispersione dei beni in quel lasso di tempo escludesse il pericolo. La Corte ha smontato questa tesi, spiegando che la semplice pendenza di un procedimento non rende concretamente prevedibile un sequestro, e che l’assenza di atti di occultamento non è sufficiente a superare una presunzione di pericolo fondata su elementi concreti come la condotta pregressa e la natura dei beni.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa sentenza conferma che, per giustificare un sequestro preventivo, non è necessaria la prova di specifici atti di disposizione patrimoniale in corso. Il periculum in mora può essere legittimamente dedotto da un’analisi complessiva che tenga conto della sproporzione tra il profitto del reato e i beni aggredibili, della facilità con cui tali beni possono essere occultati, e soprattutto della personalità dell’indagato, desunta dalle stesse modalità fraudolente con cui sono stati commessi i reati. La condotta passata, in particolare se caratterizzata da sistematicità e fraudolenza, diventa un indicatore chiave per prevedere il comportamento futuro e giustificare l’intervento cautelare dello Stato per assicurare l’effettività della futura confisca.

Come si dimostra il periculum in mora in un sequestro preventivo?
Il periculum in mora può essere desunto sia da elementi oggettivi (consistenza e natura dei beni, sproporzione rispetto al profitto del reato) sia da elementi soggettivi (comportamento dell’indagato). Il ricorso reiterato a schemi fraudolenti è considerato un elemento idoneo a concretizzare il pericolo di dispersione dei beni.

La mancata vendita di beni dopo aver saputo di un’indagine esclude il pericolo di dispersione?
No. La Corte ha chiarito che l’assenza di atti di dispersione dopo la conoscenza della pendenza di un’indagine non è sufficiente a escludere il periculum in mora. La semplice notifica di una proroga delle indagini non rende concretamente prevedibile l’emissione di un sequestro e non neutralizza gli altri elementi che fondano il timore di occultamento.

Quali elementi ha considerato la Corte per confermare il sequestro?
La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione basata su due profili: 1) i beni rinvenuti erano di valore molto modesto rispetto all’enorme profitto del reato e facilmente occultabili o deteriorabili (denaro contante, veicoli, piccole proprietà); 2) il comportamento dell’indagato, caratterizzato da un ricorso sistematico a schemi fraudolenti per evadere le imposte, dimostrava una spiccata inaffidabilità e un concreto rischio di future condotte elusive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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