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Periculum in mora: quando il sequestro è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro un’ordinanza di sequestro preventivo. La Corte ha ritenuto adeguatamente motivato il ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei proventi del reato, basandosi sulla natura transnazionale del narcotraffico, sulla cittadinanza estera dell’imputato e sulla sua accertata incapacità patrimoniale a fronte di ingenti profitti illeciti.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: La Cassazione Chiarisce i Criteri

Il sequestro preventivo è uno strumento cruciale per impedire che i proventi di attività illecite vengano dispersi prima di una condanna definitiva. Tuttavia, la sua applicazione richiede una solida motivazione, in particolare riguardo al periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che il ritardo della giustizia possa rendere vana la successiva confisca. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 23675/2024) offre importanti chiarimenti su quali elementi possono fondare tale pericolo, specialmente in contesti di criminalità transnazionale.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un soggetto indagato per partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva emesso un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta e per equivalente, per una somma superiore a 4 milioni di euro, considerata profitto del reato.

In un primo momento, il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, ma la Corte di Cassazione aveva annullato tale decisione, ritenendo la motivazione sul periculum in mora carente. Secondo la Suprema Corte, non era sufficiente affermare che il denaro è un bene fungibile per natura per giustificarne il sequestro anticipato. Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale per una nuova valutazione.

Il Tribunale, giudicando nuovamente, ha confermato il sequestro, fornendo questa volta una motivazione più dettagliata. Ha evidenziato che il pericolo di dispersione era concreto per via dell’appartenenza dell’indagato a un’associazione operante a livello transnazionale, della sua cittadinanza straniera e di una accertata sproporzione tra i redditi leciti e il patrimonio, indicativa di una capacità di disperdere i profitti illeciti.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Periculum in Mora

L’indagato ha nuovamente presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che anche la seconda motivazione fosse solo apparente. La Corte, tuttavia, ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno stabilito che la motivazione del Tribunale era logica, coerente e non più basata su una presunzione astratta, ma su elementi fattuali concreti.

Gli elementi valorizzati dalla Corte sono stati:

1. Transnazionalità del reato: Il traffico di stupefacenti si svolgeva tra l’Italia e il paese d’origine dell’indagato, dove l’associazione aveva canali di riciclaggio.
2. Collegamenti all’estero: La cittadinanza straniera e i contatti stabili nel suo paese d’origine offrivano all’indagato canali concreti per disperdere il profitto del reato al di fuori del territorio italiano.
3. Incapacità patrimoniale: La modesta capienza patrimoniale accertata, a fronte di guadagni illeciti ingenti derivanti da un’attività criminale protratta nel tempo, non era vista come un fattore irrilevante, ma come la prova che una dispersione dei fondi era già avvenuta in passato, rendendo concreto il pericolo che potesse ripetersi.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che, per giustificare il periculum in mora, il giudice non può limitarsi a citare la natura fungibile del denaro. Deve, invece, ancorare la sua valutazione a circostanze specifiche del caso concreto che rendano probabile il rischio di dispersione dei beni.

Nel caso di specie, la combinazione dei fattori (operatività transnazionale, legami esteri, sproporzione patrimoniale) ha reso l’apparato argomentativo del Tribunale del riesame solido e non più meramente apparente. Il pericolo non era più un’ipotesi astratta, ma una conseguenza logica delle modalità operative del reato e della condizione personale dell’indagato. La Corte ha sottolineato che questi elementi, valutati insieme, dimostravano la necessità di anticipare l’effetto ablativo della confisca per evitare che diventasse ineseguibile.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, devono essere supportate da motivazioni rigorose e concrete. Il periculum in mora non può essere presunto, ma deve essere dedotto da specifici elementi fattuali. La decisione offre una guida chiara ai giudici di merito, indicando che la transnazionalità del crimine, i legami dell’indagato con l’estero e le significative discrepanze patrimoniali sono fattori potentissimi per dimostrare il rischio concreto che i proventi del reato vengano sottratti alla giustizia.

Quando è necessario motivare il periculum in mora in un sequestro preventivo finalizzato alla confisca?
È sempre necessario, a meno che non si tratti di sequestro di cose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisca di per sé reato. La motivazione deve spiegare perché è necessario anticipare la confisca rispetto alla fine del processo.

Quali elementi concreti possono giustificare il periculum in mora per la dispersione di denaro?
Secondo la sentenza, elementi concreti includono la natura transnazionale dell’attività illecita, i collegamenti stabili dell’indagato in altri paesi, e il raffronto tra l’ingente profitto del reato e la modesta capienza patrimoniale accertata, che suggerisce una capacità di disperdere i fondi.

L’incapienza patrimoniale dell’indagato è rilevante per dimostrare il pericolo di dispersione?
Sì. La Corte ha specificato che, se un’attività illecita ha generato profitti elevati ma il patrimonio attuale dell’indagato è modesto, ciò non è irrilevante. Al contrario, dimostra che i profitti sono già stati dispersi in passato e costituisce un forte indizio del pericolo concreto che tale dispersione possa avvenire di nuovo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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