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Periculum in mora: obbligo di motivazione del sequestro

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per reati tributari. Il GIP aveva omesso di motivare il ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La Corte ha stabilito che, dopo la sentenza Ellade delle Sezioni Unite, tale omissione non è un’errata motivazione integrabile dal Tribunale del Riesame, ma una vera e propria carenza che rende nullo il provvedimento.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: L’Obbligo di Motivazione è Inderogabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11602/2024) ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve sempre essere accompagnato da una specifica motivazione sul periculum in mora. Questo articolo analizza la decisione, che chiarisce come l’assenza di tale motivazione non sia un semplice errore formale, ma un vizio insanabile che porta all’annullamento del provvedimento.

I Fatti del Caso: Un Sequestro per Reati Tributari

Il caso ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Vallo della Lucania. Il sequestro era finalizzato alla confisca, sia diretta che per equivalente, nei confronti di una società e del suo legale rappresentante, indagati per reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame di Salerno, lamentando un vizio cruciale: la totale assenza di motivazione riguardo al cosiddetto periculum in mora, ossia il pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi prima della conclusione del processo.

La Decisione Contestata del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza, adottando una linea interpretativa particolare. Pur riconoscendo l’assenza di una motivazione esplicita sul pericolo, ha sostenuto che il GIP avesse comunque espresso una motivazione, seppur erronea, aderendo a una tesi superata secondo cui il periculum sarebbe implicito nella stessa confiscabilità del bene. Secondo il Riesame, questa ‘motivazione errata’ poteva essere integrata e corretta in sede di riesame, sanando così il vizio originario. Questa posizione si basava su una precedente sentenza della Cassazione.

L’Obbligo di Motivazione del Periculum in Mora secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imprenditore, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Riesame sia il decreto di sequestro originario. La Suprema Corte ha smontato completamente la tesi del Tribunale del Riesame, evidenziando un punto temporale e giuridico non trascurabile. Il decreto del GIP era stato emesso nel marzo 2023, quasi due anni dopo la storica sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite (n. 36959/2021). Questa sentenza aveva stabilito in modo definitivo che ogni provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una concisa ma specifica motivazione sul periculum in mora.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che, al momento dell’emissione del sequestro, l’obbligo di motivare il periculum era ormai un principio consolidato e un ‘bagaglio giuridico definitivamente acquisito’. Di conseguenza, l’omissione totale da parte del GIP non poteva più essere interpretata come una ‘scelta motivazionale errata’, bensì come una vera e propria ‘carenza di motivazione’.

Questo vizio, secondo la Cassazione, non è sanabile dal Tribunale del Riesame. Il potere integrativo del Riesame, infatti, può correggere o arricchire una motivazione esistente, ma non può crearla dal nulla laddove essa sia completamente assente. L’assenza della motivazione sul pericolo di dispersione dei beni costituisce una violazione di legge che rende il provvedimento nullo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza 11602/2024 ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza le garanzie difensive, imponendo ai giudici di non limitarsi a constatare la presunta esistenza di un reato (fumus commissi delicti), ma di dimostrare anche la necessità concreta e attuale della misura cautelare. Non è sufficiente che un bene sia ‘confiscabile’ in astratto; il giudice deve spiegare perché esiste il rischio reale che quel bene scompaia prima della fine del processo.

In secondo luogo, traccia una linea netta tra ‘motivazione errata’ e ‘carenza di motivazione’. Dopo la sentenza ‘Ellade’, l’omissione della valutazione sul periculum ricade in questa seconda categoria, rappresentando un vizio genetico dell’atto che non può essere sanato successivamente. Per le difese, ciò significa che un decreto di sequestro privo di tale elemento è immediatamente vulnerabile e deve essere annullato.

È sempre necessario motivare il ‘periculum in mora’ in un sequestro preventivo finalizzato alla confisca?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite, ha confermato che il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una specifica e concisa motivazione sul rischio concreto e attuale che i beni vengano dispersi.

Se il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) omette la motivazione sul periculum, il Tribunale del Riesame può ‘correggere’ il provvedimento?
No. La sentenza chiarisce che una totale assenza di motivazione sul periculum non è un’errata motivazione che può essere integrata dal Tribunale del Riesame, ma una ‘carenza di motivazione’. Questo è un vizio fondamentale che rende il provvedimento nullo e non può essere sanato in una fase successiva.

Cosa succede a un sequestro disposto senza motivazione sul periculum in mora?
Un sequestro disposto senza una adeguata motivazione sul periculum in mora è illegittimo. In questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del Riesame sia il decreto di sequestro originale del GIP, ordinando l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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