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Periculum in mora: motivazione e sequestro preventivo

Un’imprenditrice contesta un sequestro preventivo per reati tributari, sostenendo che la motivazione sul periculum in mora fosse apparente. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che le modalità fraudolente con cui è stato commesso il reato sono di per sé un valido indicatore del rischio di dispersione dei beni, giustificando così la misura cautelare. La Corte ha inoltre confermato che il Tribunale del Riesame può legittimamente integrare la motivazione del provvedimento originario.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Periculum in Mora: Quando le Modalità del Reato Giustificano il Sequestro

Il concetto di periculum in mora, ovvero il ‘pericolo nel ritardo’, è un pilastro delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Esso giustifica interventi urgenti, come il sequestro preventivo, per evitare che il passare del tempo vanifichi l’efficacia di una futura sentenza. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. 45824/2024) offre un importante chiarimento su come questo pericolo debba essere motivato, specialmente nei casi di reati tributari complessi, stabilendo un principio di notevole impatto pratico.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda la legale rappresentante di una società, indagata per reati tributari previsti dal D.Lgs. 74/2000. Nei suoi confronti, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Catania emetteva un decreto di sequestro preventivo, diretto e per equivalente, per una somma di quasi 1,4 milioni di euro, considerata profitto dei reati contestati.

Un primo decreto era stato annullato dal Tribunale del Riesame per mancanza di motivazione proprio sul periculum in mora. A seguito di una nuova emissione, l’indagata proponeva nuovamente riesame, ma questa volta il Tribunale confermava la misura cautelare. Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando ancora una volta un vizio di motivazione.

I Motivi del Ricorso: Il Periculum in Mora in Discussione

Il ricorso si fondava su due argomenti principali:

1. Motivazione Apparente: Secondo la difesa, la motivazione del provvedimento del G.i.p. sulla sussistenza del periculum in mora era meramente apparente, e quindi inesistente. Si limitava a fare riferimento agli stratagemmi usati per commettere i reati, senza indicare elementi concreti che dimostrassero un attuale rischio di dispersione dei beni. Per questo, il Tribunale del Riesame avrebbe dovuto annullare il decreto e non integrarne la motivazione.
2. Confusione tra Indizi di Reità e Pericolo: Si sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente desunto la sussistenza del pericolo cautelare dagli stessi elementi che costituivano gli indizi di colpevolezza, senza una valutazione autonoma e specifica del rischio.

La Decisione della Cassazione e il Periculum in Mora

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una lezione chiara sulla valutazione del periculum in mora.

Le Modalità Fraudolente come Prova del Pericolo

Il punto centrale della decisione è che le modalità fraudolente con cui un reato viene commesso possono costituire un solido fondamento per ritenere sussistente il pericolo di dispersione del profitto illecito. La Corte ha spiegato che non si tratta di una motivazione apparente, ma di un ragionamento logico: gli stessi stratagemmi e la stessa spregiudicatezza dimostrati nel compiere il reato sono indicatori concreti del rischio che l’indagato possa utilizzare medesimi metodi per occultare o disperdere i beni.

Il Ruolo del Tribunale del Riesame

La Suprema Corte ha inoltre ribadito che il Tribunale del Riesame ha il potere, previsto espressamente dalla legge, di integrare la motivazione del decreto di sequestro. Questo potere può essere esercitato legittimamente a condizione che la motivazione originaria non sia del tutto mancante o, appunto, ‘apparente’. Nel caso di specie, il riferimento a precisi elementi di fatto (le modalità fraudolente) rendeva la motivazione originaria non apparente, seppur sintetica, legittimando così l’intervento integrativo del Riesame.

Le Motivazioni

La Corte ha richiamato l’importante sentenza delle Sezioni Unite ‘Ellade’ (n. 36959/2021), che ha definito il parametro dell’ ‘esigenza anticipatoria’ della confisca come criterio guida per motivare il sequestro. La motivazione deve spiegare perché non si può attendere la fine del processo, ovvero quali sono i rischi che il bene venga modificato, disperso, deteriorato o alienato nel frattempo. In tale valutazione, il giudice può considerare ogni elemento, incluse le modalità di realizzazione degli illeciti, se queste sono indicative di un pericolo di dispersione.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva valorizzato elementi concreti emersi da conversazioni telefoniche, dalle quali risultava che gli indagati movimentavano periodicamente somme di denaro con modalità che ne impedivano la tracciabilità. Questo, secondo la Cassazione, non è un’espressione di stile, ma un dato di fatto specifico che giustifica ampiamente la sussistenza del periculum in mora. L’attacco della ricorrente, quindi, non riguardava una violazione di legge, ma una critica nel merito della valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale per il contrasto ai reati economici: la prova del periculum in mora non richiede necessariamente la dimostrazione di specifici e attuali atti di spoliazione patrimoniale. La stessa condotta criminale, per la sua natura fraudolenta e organizzata, può essere sufficiente a fondare il timore che i profitti illeciti vengano sottratti alla giustizia. Per la difesa, ciò significa che contestare un sequestro richiede un’argomentazione che vada oltre la semplice negazione del pericolo, dovendo invece smontare il nesso logico tra le modalità del reato e il presunto rischio di dispersione patrimoniale.

Quando la motivazione di un sequestro sul ‘periculum in mora’ è considerata ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando è del tutto slegata dai fatti specifici del caso o si avvale di formule generiche e vuote, rendendo il ragionamento del giudice puramente fittizio e, di conseguenza, nullo.

Le modalità con cui è stato commesso un reato possono bastare a dimostrare il periculum in mora per un sequestro?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le modalità fraudolente, gli stratagemmi e la complessità organizzativa di un reato sono forti indizi del rischio concreto che l’indagato possa disperdere i beni illecitamente accumulati, giustificando così l’applicazione del sequestro preventivo.

Il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione di un decreto di sequestro?
Sì, la legge (art. 324, comma 7, cod. proc. pen.) prevede espressamente che il Tribunale del Riesame possa correggere o integrare la motivazione del provvedimento impugnato, a patto che la motivazione originaria non fosse completamente assente o ‘apparente’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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